Le parole di Francesco

Credenti e non credenti, insieme contro la cultura dello scarto

Per Carlo Petrini, Francesco concepisce la lotta allo scarto come un porre fine alle forme di ingiustizia che impediscono l’emancipazione umana. Un compito a cui siamo tutti chiamati, credenti o non credenti. Otto intellettuali per otto parole-chiave del pontificato di Bergoglio, già pubblicate nel numero di VITA "Fratello papa", scaricabile gratuitamente

di Carlin Petrini

In foto, Papa Francesco incontra la comunità indigena dell'Amazzonia nell'Aula Paolo VI, nel 2109. Foto Vatican Media/LaPresse

La mia relazione con papa Francesco ebbe inizio poco dopo la sua nomina a Pontefice. Era il luglio del 2013 e Francesco decise di scegliere come destinazione del suo primo viaggio ufficiale Lampedusa; simbolo della «globalizzazione dell’indifferenza», come la definì lui stesso. Era una chiara presa di posizione, attenzione e sensibilità verso coloro che troppo spesso vengono ingiustamente considerati gli “ultimi” della nostra società (migranti, anziani, donne, indigeni, lavoratori della terra). Sentii da subito un’affinità di intenti con lui; nelle sue denunce di indifferenza verso il prossimo e di condanna della cultura dello scarto vidi rispecchiato il lavoro portato avanti dalla rete di comunità del cibo di Terra Madre (contadini, pescatori, allevatori, indigeni, artigiani), che dal 2004 difendono la diversità di colture e culture alimentari. 

Così decisi di scrivergli una lettera in cui esprimevo riconoscenza per la scelta di Lampedusa, e a cui allegavo una copia del mio libro Terra Madre. A seguito di quella lettera, una sera mentre mi trovavo a Parigi per lavoro, ricevetti una chiamata da papa Francesco in persona. Conversammo per una mezz’oretta buona di agricoltura, dell’economia che ha distrutto i contadini e gli raccontai un aneddoto su una cuoca delle mie parti che teneva aperto il locale solo di giorno. Molte erano le richieste da parte dei clienti di tenere aperto anche per la cena. Ma lei rifiutò sempre dicendo che non aveva nessuna intenzione di diventare la più ricca del camposanto. Un’affermazione contadina, che non sottintendeva svogliatezza sul lavoro, ma che si faceva portatrice di un diverso concetto di economia. Un’economia di sussistenza che rigetta la venerazione capitalista del “Dio Denaro” e dà spazio a valori impossibili da quantificare, quali la cura per il territorio e per le relazioni fra le persone. Da quel primo confronto ne sono seguiti molti altri epistolari e fisici, che a dieci anni di distanza riescono ancora a stupirmi. 

(…)

Nel 2019 invece fui invitato a partecipare al Sinodo Amazzonico. Nell’accettare tenni a ribadire al Pontefice di essere agnostico e lui mi rispose in maniera affabile definendomi “agnostico pio”, ossia capace di provare pietas per la natura — tutt’oggi ammetto che è una definizione che mi piace molto — . Poter prendere parte a quell’assise è stata un’esperienza straordinaria, dove ho potuto toccar con mano la potenza del dialogo come metodo e processo di apprendimento, un modo per far sì che l’inculturazione non sia qualcosa di univoco ma diventi scambio mutualistico da cui poter imparare. (…)

In questi 12 anni Papa Bergoglio è stato un punto di riferimento costante per tutto il mondo che a VITA fa riferimento. Per questo abbiamo messo a disposizione di tutti il numero di VITA che ha celebrato i primi dieci anni del pontificato di Francesco. Scarica il magazine gratuitamente da qui, semplicemente registrandoti, per leggere la versione integrale di questo articolo e tutti gli altri contenuti.

In foto, Papa Francesco incontra la comunità indigena dell’Amazzonia nell’Aula Paolo VI, nel 2109. Foto Vatican Media/LaPresse

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