“Il nonprofit si mette la cravatta e assume manager dalla finanza”. E’ il titolo di un pezzo del Corriere di qualche settimana fa, dove si sos
tiene – con dati assai traballanti – che molte organizzazioni sociali assumono dirigenti e quadri provenienti dal for profit, soprattutto per attività di fund raising (vedendo le loro recenti performance, alla Madoff per capirci, mi chiedo se sia il caso di pescare in questa direzione, a meno che non si tratti di inserimenti lavorativi). Ad un recente convegno sento però dire da un banchiere che ha deciso di finanziare un importante progetto della cooperazione sociale nonostante il proponente si fosse presentato senza cravatta. Come si risolve il dilemma? Perché dietro questo cambio di look si agitano questioni non da poco. Ad esempio, un mio pallino, come le organizzazioni nonprofit si attrezzano per inserire al proprio interno manager senza un pedegree sociale di lunga data (che rimane, al di là di tutto, la via preferenziale di selezione). O al contrario, fino a che punto è necessario adeguare i propri codici culturali, valoriali e financo linguistici per dialogare con soggetti “altri” come le imprese lucrative. E non solo per una sponsorizzazione una tantum, ma magari per vere e proprie joint venture (finanziarie o imprenditoriali). Tornando in metafora, la cravatta la si può mettere, ma la si può anche far togliere. P.S. Per chi fosse interessato qui si possono trovare le istruzioni. Ci farei anche un’esercitazione in un corso formativo.
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