Cultura

Crack da 300 milioni per le pesche

L’analisi Coldiretti sulle perdite subite dai produttori italiani

di Redazione

«Gli speculatori non hanno colpito solo in Borsa ma anche lungo la filiera che porta la frutta dal campo alla tavola provocando un crack da 300 milioni di euro per la pesca italiana nell’estate 2011». È quanto emerge da una analisi della Coldiretti sulle perdite subite dagli agricoltori italiani a seguito della crisi delle pesche, resa nota in occasione della mobilitazione dei produttori che hanno lasciato per la prima volta le campagne per vestire i panni dei marinai e salpare a bordo di un nave dal Molo 5 del Porto di Napoli (banchina adiacente il Molo Beverello) con un carico di pesche da offrire nelle spiagge dell’isola di Capri, di Sorrento e di Vico Equense. Frutta in soccorso dei bagnanti contro il caldo con l’obiettivo però di far conoscere e apprezzare la produzione italiana che è leader nel mondo per quantità e qualità ma che viene sottopagata ai produttori mentre molti consumatori sono costretti a rinunciare per la moltiplicazione dei prezzi.

L’Italia, sottolinea la Coldiretti, è il primo produttore mondiale con un raccolto stimato nel 2011 pari a 1,6 milioni di tonnellate, divise quasi a metà tra pesche e nettarine (pesche noci). Un primato messo a rischio dal crollo dei compensi riconosciuti a produttori che sono scesi ben al di sotto dei costi di produzione e quasi dimezzati rispetto a dieci anni fa. Gli agricoltori devono vendere 4 chili di pesche per una tazzina di caffè, 10 chili per potersi permettere un bitter e addirittura 15 chili per un pacchetto di sigarette mentre i consumatori devono spesso a rinunciare all’acquisto della frutta per gli altri prezzi di vendita ai supermercati.

Quest’estate, rileva Coldiretti, si è allargata senza giustificazioni la forbice dei prezzi della frutta fresca tra produzione e consumo. Una situazione che danneggia gli agricoltori costretti a lavorare in perdita, ma anche i consumatori che potrebbero acquistare maggiori quantità e a condizioni più vantaggiose. Secondo le elaborazioni Coldiretti su dati del servizio Sms consumatori del ministero delle Politiche Agricole ad agosto le pesche gialle vengono pagate agli agricoltori 31 centesimi al chilo, ma ai consumatori costano in media 1,85 euro al chilo con un ricarico del 496 per cento (sei volte) mentre per le pesche nettarine vengono riconosciuti in media 34 centesimi ma il prezzo finale sale a 1,95 con un ricarico del 474 per cento (quasi sei volte).

Per Coldiretti, «occorre intervenire sulle strozzature e distorsioni che si verificano nel passaggio dell’ortofrutta dal campo alla tavola che sottopagano il prodotto su valori insostenibili al di sotto dei costi di produzione e rendono troppo onerosi gli acquisti per i consumatori che spesso sono costretti a rinunciare ad alimenti indispensabili per la salute gli acquisti». «Ci vuole un’assunzione di responsabilità», conclude Coldiretti, «dell’intera filiera che segua il prodotto da quando esce dall’azienda fino a quando arriva sul banco dei supermercati perchè nella forbice dei prezzi dal campo alla tavola c’è sufficiente spazio per garantire reddito ai produttori e consentire acquisti al giusto prezzo per i consumatori».

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