Mondo

Crac Parmalat e Brasile: un report di Azione Aiuto

In seguito al crac del gruppo di Collecchio, molti piccoli produttori di latte brasiliani sono in estrema difficoltà. Azione Aiuto li ha intervistati e ne ha estratto un interessante rapporto

di Paolo Manzo

Azione Aiuto ha seguito il caso Parmalat da gennaio dello scorso anno denunciando la governance dell’azienda e il mancato rispetto dei criteri di responsabilità sociale. Adesso è arrivato un altro pezzo di informazione dal Brasile che fa luce sulla situazione di crisi dell’azienda nel locale mercato e ne analizza le cause. In Brasile il caso Parmalat ha innescato un dibattito sugli investimenti esteri e sul modello imprenditoriale da promuovere per il settore lattiero-caseario. A confrontarsi sono i modelli imprenditoriali di impresa profit tradizionale e quelli cooperativisti. Questo è quanto evidenzia un recentissimo rapporto della Commissione speciale del parlamento brasiliano sulla crisi Parmalat e dalle informazioni pervenuteci dai nostri partner locali. Il Brasile sembrerebbe orientato a promuovere oggi un sistema cooperativo che metta al centro gli interessi dei produttori e non quelli delle multinazionali. Occorrono però risorse. Tale orientamento emergerebbe anche dalla decisione del governo brasiliano di stanziare circa 100 milioni di Real alle cooperative di produttori colpiti dalla crisi, al fine di aiutarle a stoccare il latte invenduto (mentre nessun aiuto è stato dato alle aziende Parmalat). Multinazionali come Parmalat e Neslè nel 2002 avevano una raccolta media per produttore di oltre 500 litri. Però ci sono esempi di imprese di successo nel mercato brasiliano come la multinazionale “Elege” (che è al 4° posto per quantità di latte raccolto) che opera con profitto, lavorando esclusivamente con piccoli produttori del Rio Grande do Sul (con una raccolta media per produttore di soli 65 litri di latte!) interamente fondato su un sitema di raccolta cooperativista e su contratti collettivi. Una opzione del governo potrebbe essere quella di usare il latte Parmalat in supporto al Programma Fame Zero. Diverse amministrazioni locali si sono anche offerte di subentrare alla gestione dei siti produttivi Parmalat, che attualmente operano al 20% delle loro capacità. Il futuro delle aziende Parmalat però è legato soprattutto alla capacità del governo Lula di trovare i fondi necessari per finanziare queste politiche. L’unica certezza è che le aziende Parmalat prima o poi devono rendere conto alle banche creditrici. Il testo completo del rapporto (con testimonianza dagli allevatori) è disponibile all’URL http://www.azioneaiuto.it/site/download/Mercato%20Scremato.pdf


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