Migranti

Cpr di Milano, la disumanità continua

Tre ore di ispezione rivelano l'orrore del Centro per il rimpatrio di via Corelli. Abbandono dei trattenuti malati a loro stessi, privazione di cibo e acqua, temperature elevatissime, cibo in avarìa. Altre tre denunce, mentre la gara per la nuova gestione di via Corelli è ancora in stallo

di Gabriella Debora Giorgione

Tre segnalazioni alle autorità competenti, a firma di Luca Paladini, consigliere di opposizione della regione Lombardia e vicepresidente della Commissione regionale speciale “Tutela dei diritti delle persone private della libertà personale e condizioni di vita e di lavoro negli istituti penitenziari” che il 19 luglio scorso ha effettuato una visita ispettiva al Centro di permanenza per il rimpatrio-Cpr di via Corelli, a Milano.

«Ogni volta che entro in un Cpr penso che non possa esistere un luogo del genere in funzione di un’infrazione amministrativa, è come se io fossi con la carta d’identità scaduta e per questo mi sbattessero dentro questo inferno, questo carcere a cielo aperto. Ogni volta che entro in un Cpr mi ricordo che il sindaco di Milano, che ho votato due volte, non ha mai speso una parola su questa sofferenza.  Anche oggi ho visto persone che stanno male, che si feriscono, che tentano di impiccarsi nella speranza di essere curate e salvate in tempo per tornare libere: corpi pieni di lividi, di ustioni, di tumefazioni, di infezioni cutanee. Ho visto bagni fatiscenti, fino a pochi mesi fa davano il cibo con dentro i vermi», ha detto a caldo Paladini appena uscito dalla struttura detentiva di via Corelli.

Con tre pec distinte, dopo la visita, Luca Paladini ha segnalato alle autorità competenti tutto quello che ha constatato di persona.

La prima segnalazione, al Nucleo anti sofisticazioni-Nas di Milano

Denunciati caldo, insetti, acqua in plastica sotto il sole, assenza di frigoriferi per il cibo. Sono state riscontrate eccessive temperature nei moduli abitativi dove non esiste alcun dispositivo di ventilazione. Cosa che costringe i trattenuti a stazionare giorno e notte per terra nel cortile, sporco di immondizie e residui di cibo.
«All’interno dei blocchi detentivi l’aria risultava quasi irrespirabile a causa del caldo afoso e dell’umidità: con un termometro professionale dotato di igrometro abbiamo misurato la temperatura interna (35°C, all’esterno 32-33°C) e il valore di umidità relativa (60%): secondo le più comuni scale internazionali utilizzate in ambito sanitario, la temperatura percepita dal corpo umano era quindi di 45-48°C, un valore che, secondo l’Heat Index, è da considerarsi di “pericolo, probabile colpo di sole, crampi da calore o spossatezza da calore; possibile colpo di calore a seguito di prolungata esposizione al sole e/o di attività fisica”.  Questa situazione causa evidente disagio e sofferenza alle persone detenute, aggravando i sintomi di quelli affetti da patologie croniche (asma, ipertensione arteriosa, diabete) ed esacerbando delle condizioni particolarmente fastidiose e peggiorative della vita quotidiana nel Cpr, quali eritemi cutanei causati dalle pessime condizioni igienico sanitarie – in particolare dei materassi e delle “lenzuola” di carta, che risultavano lerci e praticamente inutilizzabili – e possibili infestazioni di parassiti quali pulci e cimici dei letti, continue punture di zanzare», spiega Nicola Cocco, medico infettivologo ed esperto di medicina detentiva e delle migrazioni, membro della Rete “Mai più lager – No ai CPR”, che ha accompagnato Luca Paladini nell’ispezione.
Come se non bastasse, le confezioni d’acqua, in bottigliette di plastica, sono tenute all’esterno sotto al sole per un periodo imprecisato della giornata oppure, in un magazzino in cui la temperatura è comunque molto elevata. Assenti frigoriferi funzionanti per la conservazione del cibo che, ovviamente, è soggetto ad avarìa.


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La seconda segnalazione: alla Prefettura, al Cpr e all’Agenzia di tutela della salute-Ats di Milano

Riguarda, in modo particolare, alcune persone la cui condizione di salute è talmente grave da essere assolutamente incompatibile con la prosecuzione del trattenimento: «Pensi che un ragazzo, a causa di problemi ad una gamba, non era in grado di deambulare e veniva sorretto a spalla; un altro lamentava problemi di epilessia; un altro risultava pesantemente sedato pure in assenza di un’indicazione diagnostica specialistica», dice Cocco, che aggiunge: «Sia il personale sanitario che quello amministrativo dell’ente gestore del Cpr ci hanno chiaramente risposto che la struttura non ha messo in atto e non prevede di mettere in atto alcuna misura di contrasto agli effetti diretti e indiretti della calura estiva e delle condizioni di degrado, sofferenza e abbandono che questa contribuisce ad amplificare». 

Ispezione al Cpr di Milano, 19 luglio 2024 | foto Luca Paladini e Rete Mai più lager No ai CPR

Terza segnalazione: alla Prefettura e alla Questura di Milano

Cocco e Paladini chiedono spiegazioni in relazione ad alcune informazioni ricevute circa la carenza di personale tra le forze dell’ordine addette al Cpr che costringe la struttura all’impiego di agenti di guardia addetti alla vigilanza esterna che nella fretta dimenticherebbero di deporre il cinturone con l’arma. Ciò in contrasto anche con le disposizioni che la legge sull’ordinamento penitenziario prevede per il carcere.
«La soluzione più appropriata e onesta», conclude Luca Paladini, «sarebbe senz’altro quella della chiusura».
Al momento, però, la procedura di gara indetta dalla prefettura di Milano per la nuova gestione è in stallo. E il Gip ha prorogato fino a settembre l’amministrazione giudiziaria del centro posto sotto sequestro a fine 2023.

In apertura: ispezione al Cpr di Milano, 19 luglio 2024 | foto Luca Paladini e Rete Mai più lager No ai CPR


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