Diritti violati
Cpr di Milano, c’è anche chi era in fila per il permesso di soggiorno
«Un luogo terrificante nel cuore della città che dovrebbe essere chiuso immediatamente»: così l'eurodeputata Ilaria Salis, all'uscita dalla visita a via Corelli fatta insieme al consigliere regionale lombardo Luca Paladini. Guarda l'intervista
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La annunciano di mattina, convocando i giornalisti alle 16,00, all’uscita dalla visita di ispezione nel Centro per il rimpatrio-Cpr di via Corelli, a Milano.
Ilaria Salis, eurodeputata di Alleanza verdi e sinistra, e Luca Paladini, consigliere regionale di Patto civico, nonché vicepresidente della Commissione carceri della Regione Lombardia, sono entrati, insieme ad alcuni esponenti della Rete “Mai più lager-No ai Cpr“.
«Di tutte le ispezioni che ho fatto, forse questa è stata la peggiore in termini di “opacità”: non esiste che un’eurodeputata e un consigliere regionale debbano pregare per vedere quello che è la “bibbia” dentro a un Cpr, cioè il registro degli eventi critici che dice quello che succede lì dentro», ci dice Paladini.
Il solito tira e molla di ogni ispezione di rappresentanti istituzionali in un Cpr, insomma, nonostante sia un’azione garantita dalle norme dello Stato.
«All’inizio ci è stato negato l’accesso al registro, poi ci hanno detto che dovevamo fare richiesta in Prefettura, poi dopo numerose telefonate alla direttrice e verso la fine della nostra visita ce lo hanno fatto vedere impedendoci però di fare foto o fotocopie. Una omissione di atti che invece dovrebbero essere a disposizione di rappresentanti istituzionali. E invece poi scopri, solo nel 2025, due tentativi di suicidio con impiccagione, un ragazzo che ha tentato di tagliarsi le vene. Ovviamente non abbiamo potuto vedere nemmeno le cartelle sanitarie».
Il “salto di qualità”
Luca Paladini riferisce anche di una “novità” tra i detenuti di via Corelli: «Io lo definisco un “salto di qualità”, in negativo ovviamente: per la prima volta io ho sentito il racconto di due persone, di nazionalità tunisina, che sono state prelevate a Firenze mentre erano in fila per fare il permesso di soggiorno e portate qui a Milano. Immagini la rabbia nel trovarsi un una galera mentre si era in fila per fare un documento».
Salis e Paladini hanno contato, in tutto, circa 40 persone detenute, tra le quali due-tre persone con problemi psichiatrici, ed hanno incontrato anche uno psicologo della struttura, quanto al resto «Le docce fatiscenti con acqua bollente o gelata, escrementi in molte zone della struttura, cibo scadente, coperte che vengono cambiate ogni tre settimane e poi tante forze dell’ordine», dice il consigliere regionale.
Eppure ci dovrebbero essere gli standard di qualità richieste anche dai capitolati di appalto: «Sì, ma il livello è uguale in tutti i Cpr, ma qui il punto non è neanche questo. Io contesto la ragione stessa dei Cpr», rimarca Paladini.
Adesso la Rete “Mai più lager-No ai Cpr” farà richiesta di accesso per ottenere anche le cartelle cliniche, ma il punto è che durante la visita ispettiva la documentazione dovrebbe essere esibita seduta stante ai rappresentanti istituzionali: tutti lo sanno, ma puntualmente nel Cpr l’accesso è negato, esattamente come i diritti umani.
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