Sostenibilità
Covid19, un insospettabile alleato ambientale
Francesca Forno, professoressa associata presso il Dipartimento di Sociologia e Ricerca Sociale dell’Università di Trento, analizza la relazione tra la pandemia e l'inquinamento. Contenuto a cura del gruppo di lavoro Zoe
Dopo le prime settimane dal lockdown le polveri sottili della Lombardia non si sono abbassate. Qualcuno ha indicato la causa nelle emissioni degli allevamenti intensivi. Recentemente è circolata la notizia che il particolato atmosferico sarebbe veicolo del Coronavirus. C’è un nesso fra diffusione del Covid-19 e inquinamento ambientale? Lo abbiamo chiesto a Francesca Forno, professoressa associata presso il Dipartimento di Sociologia e Ricerca Sociale dell’Università di Trento.
La risposta è da affidare a ricerche scientifiche più documentate, quello che è certo – ci ha detto la docente – è che la pandemia ha ottenuto quello che le politiche ambientali dei governi non erano ancora riuscite ad ottenere, ovvero una considerevole diminuzione dell’inquinamento come mai prima. Ora si tratta di riuscire a conservare questo elemento positivo. Nei mesi precedenti il lockdown la questione ambientale era finalmente divenuta centrale nel dibattito politico e pubblico, non si può tornare indietro. Oggi abbiamo l’opportunità di riavviare il sistema economico con delle scelte di priorità nuove. Per esempio premiare la riduzione di spreco alimentare che è ottenuto da un modello di economia sostenibile e circolare rispetto al convenzionale modello lineare.
Zoe è un gruppo di lavoro che da anni collabora per la realizzazione di format televisivi. In questo momento difficile, ha deciso autonomamente di produrre dei contenuti video utilizzando le piattaforme di comunicazione che il lockdown consente. L’obiettivo è quello di risultare utili, fornendo un piccolo contributo ad una corretta informazione e dando voce a tutti coloro che possano aiutarci ad interpretare questa crisi epocale. VITA è lieta di poter ospitare il loro prezioso lavoro.
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