Mondo
Covid19, Cesvi: «Nel Sud del mondo l’emergenza non è finita, attivati 4 nuovi progetti»
Per fronteggiare gli effetti della pandemia, Cesvi ha attivato quattro nuovi progetti in Kenya, Somalia, Myanmar e Haiti rispondendo alle specifiche necessità di ciascun Paese. «Se in Italia la situazione sanitaria sembra essere in miglioramento, nel Sud del Mondo continua a essere drammatica. Non abbassare i livelli di attenzione è fondamentale», sottolinea Gloria Zavatta, presidente della fondazione
di Redazione
A due anni dall’inizio della pandemia – parallelamente agli interventi urgenti messi subito in campo per sostenere la popolazione civile colpita dalla guerra in Ucraina –Fondazione Cesvi attiva quattro nuovi progetti per contrastare l’emergenza Covid-19 nel Sud del Mondo e riporta l’attenzione sulle criticità, ancora fortissime, presenti nei Paesi più fragili.
«In seguito alle drammatiche operazioni militari in Ucraina degli ultimi giorni, siamo intervenuti con aiuti immediati per sostenere i civili in fuga ma restiamo attenti anche alle altre emergenze, come quella legata al Covid-19, che purtroppo non appartiene affatto al passato. Se nel nostro Paese la situazione sanitaria sembra essere in miglioramento, nel Sud del Mondo continua, infatti, a essere drammatica. Non abbassare i livelli di attenzione è fondamentale», sottolinea Gloria Zavatta, presidente di Fondazione Cesvi.
GLI INTERVENTI NEL MONDO. Per fronteggiare gli effetti della pandemia, Cesvi, in particolare, ha attivato quattro nuovi progetti in Kenya, Somalia, Myanmar e Haiti rispondendo alle specifiche necessità di ciascun Paese. In Kenya e in Somalia la Fondazione ha promosso interventi per arginare la diffusione del virus come stazioni per il lavaggio delle mani, campagne di sensibilizzazione e distribuzione di dispositivi di protezione oltre a un programma di sostegno economico concepito per mitigare le conseguenze economiche della pandemia. Ad Haiti il progetto messo in campo da Cesvi promuoverà il rilancio dell’economia locale sostenendo attività di quelle famiglie e di quelle comunità più vulnerabili che hanno subito danni socioeconomici del Covid-19 aggravando le preesistenti fragilità, disuguaglianze e ingiustizie. In Myanmar, dove la pandemia ha causato un crollo degli arrivi turistici internazionali aggravando la crisi socio-economica che sta colpendo il Paese, Cesvi si è attivata per sostenere il futuro dei giovani, fornendo loro strumenti e competenze necessarie per avviare nuove microimprese nel settore dell’agricoltura.
All’inizio della pandemia e nei mesi successivi Cesvi ha, inoltre, attivato progetti per contrastare la pandemia anche in Palestina, Pakistan, Brasile, Perù e Libano, contesti dove l’emergenza sanitaria ha aggravato condizioni di vita già fortemente compromesse da fame, povertà e da una diffusa vulnerabilità. Cesvi, in particolare, ha distribuito dispositivi di protezione individuale per i soccorritori in prima linea, aiuti alimentari, kit per l’igiene e la cura personale e piccoli sostegni economici per le famiglie, oltre a promuovere campagne di comunicazione e sensibilizzazione relative ai rischi del Covid-19 e all’importanza dell’igiene e della prevenzione. Inoltre, in Brasile e in Libano, Cesvi ha riconvertito le attività dedicate all’infanzia adattandole al nuovo contesto: in Brasile sono state aiutate finora circa 200 famiglie grazie alla distribuzione di beni alimentari; in Libano, Cesvi ha supportato a distanza 1.500 bambini rifugiati della regione di Beirut e Mount Lebanon provenienti da famiglie vulnerabili e a rischio abbandono scolastico coinvolti nel progetto Educazione Resiliente.
GLI INTERVENTI IN ITALIA. «In tutto questo periodo – aggiunge Zavatta – oltre a continuare a sostenere i Paesi del Sud del mondo in cui da anni siamo presenti, siamo scesi in campo anche in Italia e nella città che ci ha visti nascere, Bergamo, fortemente colpita prima a livello sanitario e poi al livello economico, applicando anche nel nostro territorio le competenze maturate in 35 anni di interventi nella gestione di crisi ed emergenze e mettendo in atto interventi per sostenere il sistema sanitario, le categorie più fragili e le piccole e micro imprese del territorio».
In particolare, nei primi mesi di pandemia, Fondazione Cesvi si è subito attivata per supportare l’Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo e l’Ospedale da Campo degli Alpini, l’Azienda per la Tutela della Salute della Provincia di Bergamo e la comunità, donando circa 2.5 milioni di dispositivi di protezione individuale, 500 mascherine certificate in tessuto con schermo trasparente per lettura labiale, un cardio help, una TAC mobile, oltre 500 ventilatori polmonari, 37 letti per degenza sub-intensiva e 3 ecografi. Nei mesi più duri del lockdown è stata vicina agli anziani di Bergamo e Milano, attivando due progetti volti a fornire interventi legati alle prime necessità (consegna di spesa, distribuzione di medicinali a domicilio, accompagnamento per visite), supporto psicologico e aiuto tecnologico per prevenire situazioni di emarginazione e isolamento. Oltre 3.400 gli over 65 aiutati a Bergamo e Milano, grazie a più di 22.500 servizi erogati sulle due città.
Per sostenere la ripartenza economica delle attività in difficoltà e ridare speranza al tessuto produttivo urbano, Fondazione Cesvi ha poi lanciato, in collaborazione con il Comune di Bergamo e Intesa Sanpaolo, il Programma Rinascimento, con il quale sono state sostenute oltre 4.000 microimprese del territorio grazie all’assegnazione di oltre 10 milioni di euro di contributi a fondo perduto, per coprire le spese che le piccole imprese commerciali e artigianali hanno dovuto sostenere durante il lockdown, parte di esse nella riprogettazione delle attività per adattarsi al nuovo contesto post Covid-19. Un esempio di partnership tra pubblico e privato che «sta ridisegnando il modello classico di aiuto adottato in queste situazioni. Un’occasione unica per rilanciare l’economia delle città», commenta Zavatta.
Fondazione Cesvi, in questo difficile anno, è stata inoltre al fianco, a livello nazionale, di una delle categorie professionali più colpite da questa emergenza: i lavoratori della musica e dello spettacolo. Con l’iniziativa Scena Unita, in collaborazione con Music Innovation Hub, La Musica Che Gira e grazie al contributo di più di 150 artisti, sono stati aiutati, grazie ai tre bandi attivati, più di 2.000 lavoratori del mondo della musica e dello spettacolo. Con l’iniziativa Insieme Per La Musica, insieme al Trio Medusa e Elio e Le Storie Tese, sono stati sostenuti 46 gruppi musicali.
«Lo stesso modello di intervento basato sulla rapidità d’azione che ci ha permesso di affrontare rapidamente la pandemia in Italia e nel mondo ora ci sta guidando anche per l’emergenza in Ucraina dove stiamo portando aiuti concreti alla popolazione civile», conclude Piersilvio Fagiano Direttore Generale della Fondazione. Cesvi in questi giorni sta infatti lavorando ininterrottamente per portare supporto alla popolazione duramente colpita dalla guerra in Ucraina con particolare attenzione alle persone con bisogni speciali, come i bambini, le donne e gli anziani.
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