Famiglia

Costretti al figlio unico

L'ultima Istat sulle nascite rivela che le aspirazioni delle donne sono diverse. Ma troppi fattori le frenano. Ecco quali sono, di Daniela Del Boca

di Redazione

L?Istat ha presentato i risultati della seconda edizione dell?Indagine sulle nascite condotta nel 2005 su un campione di madri intervistate a 18-21 mesi di nascita di un figlio, nel periodo cioè cruciale per pensare ad averne un altro. Tra i risultati più importanti dell?indagine emergono le difficoltà delle donne ad avere un secondo figlio. «La nascita del primo figlio», si legge nel rapporto Istat, «è un evento che è stato interessato solo parzialmente dalla crisi della fecondità: le donne italiane mostrano una elevata propensione a diventare madri, anche se di un solo figlio».

Ma sono davvero così cambiate le preferenze delle famiglie italiane, tradizionalmente ?numerose?? Se confrontiamo i dati sulla fertilità realizzata con il numero medio di figli ?desiderati?, notiamo forti discrepanze: per la maggior parte delle madri intervistate (61,2%) il numero dei figli ideale è due, per un quarto circa è tre o più, e solo per una minoranza (12%) è uno.

Perché allora i desideri non si realizzano?

Rispetto al 2002, data della precedente rilevazione, si osserva un aumento del numero delle madri con un figlio solo che indicano, come motivi prevalenti per non volerne altri, il costo dei figli e le difficoltà di conciliare lavoro e figli. E gli aspetti più critici risultano in particolare le rigidità dell?orario.

Aumentano anche le preoccupazioni per le responsabilità di cura, tra cui «non poter contare sull?aiuto costante di parenti e di amici». Se da un lato i nonni sono ancora una risorsa importantissima nell?accudimento dei figli, dall?altro l?organizzazione diventa più difficile se i bambini da gestire sono due o tre: bisogna accompagnarli all?asilo, a scuola, in piscina o a visite mediche.

I padri invece contribuiscono assai poco al lavoro familiare anche quando la madre lavora: il 63% delle madri occupate dichiara di non ricevere alcun aiuto nei lavori in casa. Recenti ricerche che usano dati sull?uso del tempo hanno mostrato che questo è un fattore importante per spiegare la bassa fertilità e la probabilità di avere più di un figlio. In Paesi dove la divisione del lavoro familiare è più egualitaria, la fertilità è più alta.

L?aspirazione tradita

Rispetto alla ricerca del 2002 si notano alcuni segnali di sviluppo del sistema dei servizi socio-educativi per la prima infanzia, anche se l?affidamento prevalente è comunque rappresentato sempre dai nonni. Cresce anche la domanda potenziale, ma i problemi di utilizzo restano legati a scarsa disponibilità, rigidità e costi. Tra le madri che non si avvalgono degli asili nido, quasi il 30% vorrebbe usarli, ma non può per mancanza di posti, eccessiva distanza da casa, rette troppo care e orari troppo scomodi. I risultati dell?indagine offrono elementi importanti per capire la discrepanza tra desideri e realtà delle decisioni di maternità in Italia. Ci aiutano a spiegare perché un figlio solo, più che una scelta, può essere il risultato delle difficoltà di un contesto, dove alle aspirazioni e alle necessità di lavoro delle madri si oppongono ruoli tra uomini e donne che si evolvono troppo lentamente. E un sistema di welfare che offre ancora troppo poco aiuto.

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