Politica
Costalli (Mcl): «C’è un’Italia che dice sì, ed è quella del lavoro e dell’impresa»
Per il presidente di Mcl “Una vera democrazia deve ripartire dal confronto con le forze sociali”
di Redazione
“C'è un'Italia che dice sì, ed è quella del lavoro e dell'impresa. Dice sì allo sviluppo in nome del buonsenso, sì alle grandi opere e all'ideale europeo. In questi mesi quest'Italia, fatta di corpi intermedi e comunità, ha conquistato, nel balbettare complessivo della politica rispetto alle sfide di sistema, un progressivo protagonismo. Noi del MCL ci sentiamo parte di quest'Italia”: così il Presidente nazionale del Movimento Cristiano Lavoratori, anche in vista della nuova mobilitazione del mondo dell'impresa di giovedì a Milano, ribadisce la posizione della sua organizzazione, che già aveva aderito ufficialmente alla piazza torinese ‘Sì Tav’ del 10 novembre scorso.
Non solo: “Il Governo, o almeno la sua componente leghista – continua il Presidente del MCL – sembra aver riscoperto (non è mai troppo tardi!) l'importanza del confronto con le forze sociali. Confidiamo che non sia solo un'operazione tattica, ma che si stia maturando un'idea più adeguata di democrazia e di rappresentanza. Serve una grande alleanza sociale e nazionale, che non può non coinvolgere il ‘civismo dei produttori’, per non condannare il nostro Paese al declino”.
Guardando all'incontro meneghino di Confartigianato e, più in generale, al movimento delle sigle rappresentative di aziende e lavoratori, Costalli specifica che “ci troviamo di fronte a un fatto nuovo, che non nasce per essere ‘contro’ ma è invece figlio di una logica positiva e inclusiva. Come cattolici non possiamo non sentirci chiamati a fare la nostra parte, senza autoreferenzialità, semplicemente investendo la nostra storia e il nostro essere edificatori di opere in questo ridestarsi della società civile".
Costalli ha infine ricordato che “noi che diciamo sì all'Europa per farla davvero, anche cambiando ciò che non va, non possiamo che accogliere con favore questo riaffacciarsi del ‘riformismo del fare’ sulla scena politica”
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