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Costa d’Avorio: stupri durante i disordini

Lo conferma il comandante della forza d'interposizione francese. Intanto, da Bouaké, i ribelli preparano la guerra

di Joshua Massarenti

Alcune donne sono state violentate in Costa d’Avorio nel corso dei disordini dei giorni scorsi. Lo ha confermato oggi il comandante della forza francese Licorne nel paese africano, generale Henry Poncet. L’ufficiale, dopo aver parlato di”violenze” e di ”tragedia per un certo numero di donne”, ha detto di non volerne parlare ”per rispetto”. Gli stupri sarebbero opera di gruppi dei ”giovani patrioti”, i miliziani del presidente Laurent Gbagbo, aizzati dagli appelli lanciati dalla radio che e’ sotto stretto controllo del presidente ivoriano. Il generale Poncet non ha confermato voci che francesi siano stati uccisi e non si e’ pronunciato su eventuali sparizioni di residenti. Il ministero degli esteri aveva detto lunedi’ di non avere ancora notizie di due francesi scomparsi. Intanto, lo spettro della guerra civile si prolunga sulla Costa d’Avorio mentre prosegue la fuga dei residenti francesi e di numerosi altri paesi occidentali. Ad Abidjan, la capitale economica, le strade oggi sono tranquille e vi si registra -come ha detto il ministro della difesa francese Michele Alliot-Marie- una ”fragile calma”. Da Bouake, la cittadina del centro della Costa d’Avorio da dove e’ esplosa sabato scorso la rivolta che ha innescato la violenta e rapidissima crisi, arriva l’ammonimento del portavoce di Forces nouvelles (FN), i ribelli che occupano la parte nord del paese in base agli accordi del gennaio dello scorso anno. Per Sidiki Konate ”non vi sono dubbi che si sta marciando verso una guerra civile”. Le popolazioni provenienti da quella zona residenti ad Abidjan temono infatti che dopo la caccia ai bianchi parta ora anche la caccia alle etnie provenienti delle aree ribelli. E qualcuno rievoca le stragi del Ruanda nel 1994. Certamente la decisione di tanti residenti francesi e di altri paesi di partire dopo tre giorni di saccheggi e violenze ad Abidjan e nel resto del paese non e’ una bella notizia per quanti speravano in una soluzione rapida della crisi. Da questa mattina radio e televisione, strettamente sotto controllo del presidente Laurent Gbagbo, non trasmettono piu’ gli appelli alla gente di andare in strada e cacciare i militari francesi che secondo le accuse sarebbero venuti per rovesciare il presidente. E’ cosi’ che migliaia e migliaia di ‘giovani patrioti’, una sorta di milizia fedele a Gbagbo, avevano occupato il centro di Abidjan, saccheggiato, distrutto, aggredito e violentato, secondo il racconto dei fuggiaschi francesi. E mentre la citta’ piombava nel caos piu’ totale militari francesi e caschi blu delle Nazioni Unite cercavano di organizzare aree di resistenza e di raccolta. Ora le strade sono semideserte ed i militari continuano nelle operazioni di ”estrazione” dei civili asserragliati nelle diverse aree della citta’. Elicotteri e barconi portano tutti i salvati nei due centri allestiti. E di li’ chi vuole viene trasferito all’aeroporto per lasciare il paese. A Parigi e nelle altre capitali africane si guarda frattanto agli sforzi del presidente sud-africano per cercare di rimettere in carreggiata il dialogo sugli accordi di pace. Thabo Mbekei ha visto nei giorni scorsi ad Abidjan il presidente Gbagbo e sta ricevendo a Pretoria i diversi rappresentanti delle fazioni che hanno voce in capitolo nel paese. Di fronte alla pressione internazionale e al rischi di sanzioni da parte dell’Onu il presidente ivoriano ha dato segnali di marcia indietro. Ha detto alle tv francesi che nel giro di 24-48 ore la calma sarebbe tornata e nello stesso tempo ha detto di non aver mai chiesto l’allontanamento delle truppe francesi che lui stesso aveva invitato nel paese come segnale di pacificazione. Ma ha accusato Parigi di aver di fatto aiutato i ribelli dal momento che i francesi avevano distrutto tutti i suoi aerei dopo che nove loro uomini erano morti e 38 erano rimasti feriti in un attacco aereo a Bouake. Attacco da lui -ha detto- mai autorizzato.


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