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Costa d’Avorio: l’ultima battaglia di Abdijan
Le forze del presidente Ouattara all'assalto di Gbagbo
Le forze di Alassane Ouattara, il presidente riconosciuto dall’Onu, proseguono con l’assalto al bunker dove è asserragliato Laurent Gbagbo che ha rifiutato ogni offerta di resa da parte della Francia e delle Nazioni Unite. L’obiettivo delle forze pro Ouattara è di prendere Gbagbo nel suo rifugio.
Continua quindi la lunga e estenuante battaglia di Abidjan che rischia di pesare tantissimo sul destino della Costa d’Avorio. Laurent Gbagbo starebbe ancora negoziando la propria partenza dal Paese sulla base di una proposta elaborata dall’Unione Africana e rilanciata da Francia e Nazioni Unite che costringe il presidente autoproclamato a riconoscere la vittoria del suo rivale Alassane Ouattara alle elezioni presidenziali del novembre 2010.
L’annuncio della trattativa era stato dato dal ministro degli Esteri francese Alain Juppé, poi confermato da Ahoua Don Mello, portavoce di Gbagbo. Ma contro ogni attesa, in due interviste rilasciate alla televisione LCI e la radio francese RFI, Gbagbo negava ogni trattativa in corso sulla sua resa. “I miei ufficiali stanno negoziando un accordo di cessate-il-fuoco” aveva dichiarato Gbagbo.
Sul terreno, la situazione rimane molto confusa. Ieri l’assalto delle truppe di Ouattara, dato per vincente dalla portavoce del presidente ivoriano, ha in realtà fallito. Dopo una breve accalmia, gli scontri a fuoco sono ripresi. La conquista del bunker di Gbagbo è resa tanto più difficile che la residenza in cui si trova il presidente autoproclamato è situato nel quartiere delle ambasciate straniere contro le quali i duecento soldati che compongono le forze speciali ivoriane non esitano ad aprire fuoco.
Sull’uscita di scena di Gbagbo, il ministro Alain Juppé aveva dichiarato nel corso di un’audizione davanti alla Commissione Affari Esteri dell’Assemblea Nazionale francese che “la partenza di Gbagbo deve essere preceduta dalla pubblicazione di un documento firmata dallo stesso Gbagbo in cui (il presidente uscente) rinuncia al potere. Tutte le disposizioni devono essere prese per garantire l’incolumità fisica di Gbagbo e della sua famiglia” aveva concluso Juppé.
Gli ultimi colpi di scena della crisi ivoriana fanno seguito all’offensiva militare lanciata lunedì dalla missione Onu in Costa d’Avorio (Onuci) e dalla forza francese Licorne i cui elicoteri avevano effettuato pesanti raid per neutralizzare le truppe di Gbagbo. Non sono quindi bastate le offerte della Comunità internazionale a convincere il presidente autoproclamato della necessità di arrendersi.
Ma secondo fonti francesi, negli ultimi giorni per ben due volte Gbagbo sarebbe stato sul punto di rassegnare le proprie dimissioni. C’è quindi da chiedersi se lo stesso presidente non sia diventato ostaggio delle frange oltranziste della sua cerchia di fedeli. Il fatto che Francia e Onu gli abbiano garantito la sua incolumità fisica e quella della sua famiglia ha forse convinto le milizie pro Gbagbo di essere abbandonate alla propria sorte. Ma in Costa d’Avorio c’è un proverbio malinké che dice: “Meglio morire che essere umiliato”. Chissà se Gbagbo non abbia voluto tenere fedea a questo principio.
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