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Costa d’Avorio: l’era Ouattara sotto tiro

A Abidjan si spara ancora. Ucciso leader delle milizie coinvolte nella liberazione del paese

di Joshua Massarenti

La Costa d’Avorio non fa più notizia. Eppure a Abidjan si spara ancora. Ieri uno dei più potenti e ambigui responsabili delle truppe paramilitari ivoriane, Ibrahim Coulibaly, è stato ucciso durante gli scontri che hanno opposto i suoi uomini e l’esercito del presidente Alassane Ouattara.

A due settimane dall’arresto dell’ex presidente Laurent Gbagbo, la situazione in Costa d’Avorio rimane molto precaria. La morte di Coulibaly è solo l’ultimo di una lunga serie di omicidi che stanno macchiando l’era Ouattara. Scontri armati si verificano quotidianamente nella capitale economica ivoriana. Le forze presidenziali sono impegnate a “ripulire” la città occupata qua e là da miliziani sospettati di aggressioni, furti e racket a danno dei civili.

Soprannominato “IB”, Coulibaly era una figura di spicco nella turbolente galassia militare ivoriana. A capo del temutissimo “comando invisibile”, IB si è rivelato nella battaglia tra le truppe fedeli a Ouattara e quelle di Gbagbo. Dopo l’arresto dell’ex presidente, Coulibaly aveva preteso da Ouattara un riconoscimento politico e militare all’altezza del suo ruolo durante la guerra di liberazione. In un’intervista rilasciata pochi giorni fa, il comandante IB si era fatto minaccioso vincolando lo scioglimento del suo gruppo paramilitare all’integrazione dei suoi uomini nel nuovo esercito ivoriano.

Ma tra Ouattara e Coulibaly c’era di mezzo il premier Guillaume Soro la cui inimicizia con il comandante IB risale all’inizio del conflitto ivoriano. Per Soro, IB costituiva una minaccia. Secondo il sito Slateafrique.com, “il premier avrebbe impedito un incontro tra Ouattara e Coulibaly”, mentre le agenzie di stampa sostengono che dietro l’assalto al bastione in cui IB si era trincerato ci sarebbe la mano di Soro.

A conferma che la Costa d’Avorio continua a vivere giornate agitate, Medici senza frontiere ha denunciata “violenze persistenti” a Abidjan e in alcune aree a ovest del paese. I regolamenti di conto sono all’ordine del giorno. Le testimonianze rilasciate alla stampa francese sono agghiaccianti. Il 25 aprile scorso, una militante pro-Gbagbo sarebbe stata bruciata viva sotto lo sguardo soddisfatto della folla in un quartiere di Adjamé. Un pensionato ha dichiaratoche “a Yopoungo la gente viene sgozzata come i montoni perché accusati di essere Bété (l’etnia di cui è originario Gbagbo) o sospettati di appoggiare l’ex presidente uscente”.

Intanto nessuno ha più notizia degli uomini rimasti fedeli a Gbagbo. Il leader delle milizie giovanili, Charles Blé Goudé è scomparso nel nulla da ormai due settimane. Attorno alla coppia Gbagbo, trasferita nel nord del paese per motivi di sicurezza, è calato un silenzio che i suoi avvocati definiscono di molto preoccupante. Fonti confermate hanno riferito di un tentativo di suicidio di Laurent Gbagbo il 25 aprile scorso, una notizia smentita dal sui portavoce a Parigi, Alain Toussaint che accusa Ouattara di “provare a spacciare un progetto di omicidio nei confronti di Laurent Gbagbo con un suicidio”.


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