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Costa d’Avorio: il calvario di un italiano
Si chiama Stefano Bernardi e fa parte del primo coinvoglio di stranieri giunti a Roma nel pomeriggio dalla Costa d'Avorio.
”Me la sono vista brutta, barricato con la mia famiglia per sei giorni in casa. Per fortuna, alla fine ce l’ho fatta a lasciare la Costa d’Avorio. Ora spero che ce la facciano anche gli altri che ancora sono laggiu”’. Cosi’ inizia il racconto che Stefano Bernardi, di Latina, ha rilasciato all’Ansa al termine di sei anni trascorsi nel Paese africano come impiegato per una ditta che si occupa della costruzione di strade. ”Ho lasciato tutto li’, ma ho riportato a casa la pelle – ha detto ancora – la situazione e’ molto critica: e’ scattata una vera e propria caccia ai bianchi. I problemi sono iniziati venerdi’: quel giorno uscire di casa sarebbe stato per noi molto pericoloso e cosi’ ci siamo chiusi dentro, difesi dai nostri cani. Ad ogni buon conto, con me avevo anche una pistola”.
L’uomo ha quindi detto di essere rimasto in contatto con la nostra ambasciata, per poi raggiungere ”di notte, cosi’ come ci avevano suggerito – ha riferito – il punto di ritrovo che ci avevano assegnato per lasciare il Paese. Ecco, quelli sono stati i momenti piu’ brutti, perche’ temevamo di essere intercettati strada facendo. Per fortuna, pero’, tutto cio’ non e’ accaduto”. L’uomo, ancora visibilmente provato, ha poi voluto lanciare un appello, affinche’ ”si stia molto attenti quando si parla di immigrati in Italia. Pensiamo – ha concluso – anche a chi, come noi, va all’ estero per lavoro”. Ancora scosso, Renato Bove, un altro italiano che lavora in Costa d’Avorio, ha ammesso di avere avuto molta paura: ”In Costa d’Avorio, dove ho vissuto e lavorato per 12 anni, ho perso tutto: casa, lavoro. Con me sono riuscito a portare via dall’ Africa solo cinque mila dollari: una vera miseria”.
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