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Costa d’avorio: avvio tra mille polemiche delle riforme politiche
Al centro del dibattito parlamentare, la riforma del codice elettorale prevista dagli accordi di pace di Linas Marcoussis
Nel segno della confusione. Così è iniziato ieri il dibattito parlamentare sull’esame del codice elettorale, ritenuto fondamentale per uscire il Paese dalla crisi politica in cui è precipitato nel settembre 2002.
All’origine di polemiche che promettono scintille, il ministro della giustizia Henriette Diabaté (membro dell’opposizione), incaricata dal governo di presentare in commissione due progetti di legge sulla nazionalità e le naturalizzazioni degli stranieri. I due testi erano stati adottati il 3 novembre scorso nel corso di un Consiglio dei ministri straordinario al quale tuttavia mancavano all’appello 26 ministri, tutti appartenenti all’opposizione (compreso il Primo ministro Diawara), i quali si erano rifiutati di partecipare ai lavori del governo di riconciliazione nazionale per via delle divergenze politiche con i ministri del clan presidenziale di Gbagbo riguardo l’applicazione delle riforme previste dagli accordi di pace firmati nel gennaio 2003.
“Questi due testi non rispettano in nulla lo spirito e il testo degli accordi di Marcoussis” ha dichiarato la Diabaté, secondo la quale “in alcuni punti, contraddicono totalmente gli accordi”. ALtro punto di disaccordo riguarda l’assenza dei ministri oppositori nel periodo in cui i due progetti di legge sono stati adottati. “Sono incaricata di preparare queste leggi e di presentarle al Consiglio dei ministri. Quelle che stiamo esaminando non sono state presentato da noi” ha detto la Diabaté, chiedendo di conseguenza la sospensione del dibattito parlamentare e il rinvio della presentazione dei due progetti al Parlamento “dopo il prossimo Consiglio dei ministri”.
Le dichiarazioni del Ministro della giustizia hanno sollevato un putiferio nell’aula parlamentare. A nome del Fronte patriottico ivoriano (Fpi, partito presidenziale), la moglie del presidente Gbagbo, Simone Gbagbo, considerata un falco del clan presidenziale, ha accusato la Diabaté di comportarsi “da ribelle” ricordando che i testi adotatti dal Consiglio dei ministri erano stati firmati dal presidente in persona. “Il Ministro della giustizia ha appena accusato il presidente di slealtà”.
Le polemiche che sta sollevando la riforma del codice elettorale illustra il passaggio cruciale che sta attraversando il Paese e il clima di fortissima tensione politica che lo caratterizza in seguito ai recenti scontri tra Forze governative, ex ribelli e soldati francesi.
La riforma del codice elettorale risulta in qualche modo essere tra le cause del conflitto ivoriano. L’attuale legge prevede infatti che per presentarsi alle presidenziali, ogni candidato deve essere nato su suolo ivoriano da padre e da madre ivoriani. Questa legge ha de facto impedito Alassane Ouattara, presidente del principale partito di opposizione, di presentarsi alle ultime presidenziali del 2002 perché originario del Burkina Faso da parte paterna. Lo stesso Rdr ha proposto una legge elettorale più flessibile per cui basta avere la madre o il padre ivoriano per diventare presidente della Repubblica. Una proposta adottata negli accordi di Marcoussis, sottoscritti peraltro dall’attuale presidente LAurent Gbagbo, accerrimo nemico di Ouattara.
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