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Costa d’Avorio: Accra, un Summit risolutorio?

Iniziato oggi un Summit internazionale ad Accra (Ghana) per rilanciare la pace in Costa d'Avorio

di Joshua Massarenti

E’ iniziato oggi ad Accra, in Ghana, il Summit internazionale che vede riuniti in un grande albergo della capitale ghanese i principali attori della crisi ivoiriana, assieme al presidente della Commissione dell’Unione Africana, Alpha Omar Konaré e dodici di capi di Stato africani (tra cui il sudafricano Thabo Mbeki, il mozambicano Chissano, Omar Bongo del Gabon e i principali presidenti dell’Africa occidentale). Il Summit si svolgerà fino a domani sotto l’egida del segretario generale delle Nazioni Unite, Koffi Annan e il capo di Stato ghanese John Kuffor, attuale presidente della Comunità economica degli stati africani (Cedeao). Al centro delle discussioni: il rilancio di un processo di pace bloccato dal marzo scorso in seguito alla repressione sanguinosa del regime di Laurent Gbagbo (presidente della Costa d’Avorio) nei confronti degli oppositori durante manifestazioni di protesta. Tutti i grandi protagonisti della crisi ivoiriana, e cioè il presidente Gbagbo, il primo ministro Seydiou Diarra, gli oppositori Henri Konan Bédié (ex presidente), Alassane Ouattara (ex premier) e Guillaume Soro (leader delle “Forze Nuove”, ex ribelli), hanno raggiunto stamane Accra per confrontarsi su due punti caldi: le elezioni previste per 2005 e il disarmo delle fazioni in conflitto. “Chiamo le parti ivoiriane qui presenti a profittare di questa occasione per mettere da parte gli interessi personali e lavorare insieme con uno spirito d’impegno e di compromesso” ha dichiarato con frasi di circostanza Koffi Annan in apertura del Summit. Da parte sua, il Segretario esecutivo della Cedeao, Mohamed Chambas, ha ricordato punto per punto le motivazioni per le quali attori di così alto rango si sono presentati ad Accra: “Siamo qui per ristabilire il governo di riconciliazione nazionale, applicare gli accordi di Marcoussis, votare le leggi necessarie e avviare il processo di disarmo” Gli accordi di Marcoussis, siglati tra le parti presenti ad Accra nel gennaio 2003 in seguito ad una crisi, quella ivoiriana, esplosa nel settembre 2002, prevedevano il traghettamento da parte di un governo di transizione nazionale verso le elezioni previste nel 2005. E proprio le elezioni del 2005 sono tra le questioni più cruciali che i capi di Stato africano vogliono chiarire entro domani. Al cuore del problema, la candidatura di Alassane Ouattara alle presidenziali che qualora venisse accettata dalle parti in conflitto, spingerebbe il regime Gbagbo a modificare l’articolo 35 della Costituzione che vieta Ouattara di parteciparvi per via della sua nazionalità ivoiriana ritenuta “insufficiente”. Infatti Gbagbo ritiene che Ouatttara non può candidarsi perché originario del Burkina Faso. Ancora stamane, il presidente ivoiriana ha ribadito la sua contrarietà ad affrontare la questione finché il problema del disarmo non verrà risolto. Un modo come un altro per evitare il “caso Ouattara”. Ma i mediatori sono ben intenzionati a mettere Gbagbo nell’angolo. Di fatti, ritengono che senza la Ouattara, le elezioni non potranno considerarsi libere e trasparenti. Ma nella complessità di questa crisi, Gbagbo potrebbe contare sull’appoggio di Bédié, ex presidente della Costa d’Avorio, che per primo aveva modificato la legge elettorale per impedire Ouattara di sfidarlo in precedenti elezioni. Nella stampa ivoiriana, si parla già del Summit di Accra III come l’occasione per far rinascere il vecchio fronte Gbagbo-Bédié soprannominato “Tutto salvo Ouattara”. Altri nodi da sciogliere: il ricomposizione del governo di transizione nazionale, liquefattosi nel maggio scorso con il “licenziamento” di tre ministri dell’opposizione (tra cui il leader degli ex ribelli Soro) da parte di Gbagbo dopo che questi avevano espresso un forte malcontento per via dei massacri di oppositori nel 25 marzo 2004. Massacri in cui l’implicazione della cerchia presidenziale di Gbagbo è stata ritenuta diretta da alcune organizzazioni internazionali. I mediatori esigono dall’opposizione una loro reintegrazione nel governo, ma nel contempo chiederanno a Gbagbo di lasciare ai tre ministri dimessi di concedere loro un potere reale. Infine, il disarmo è visto dal presidente ivoiriana come una condizione sine qua non per tornare al dialogo, ma la Comunità internazionale la pensa diversamente volendo imporre in testa all’agenda politica la ricostituzione del governo di transizione e la risoluzione delle questioni elettorali.


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