Famiglia

Costa D’Avorio: abusi militari Onu/approfondimento

E' stata la società civile a portare alla luce gli abusi sui bambini da parte dei militari marocchini del contingente Onu.

di Emanuela Citterio

«Raccomandiamo di rafforzare la denuncia presso le autorità civili e militari dell?Onuci (la missione delle Nazioni Unite in Costa D?avorio – ndr) circa gli abusi sui bambini compiuti da personale civile e militare. Preghiamo di rinforzare le inchieste libere e indipendenti e rinforzare le sanzioni a riguardo degli autori di abusi. Chiediamo di rinforzare le sanzioni sull?uso della droga del personale civile e militare e della distribuzione che essi ne fanno ai ragazzi minori».

Sono tre delle dieci raccomandazioni contenute in un rapporto dal titolo «Protezione dei bambini coinvolti nel conflitto nella zona di Bouake 2005. Prevenzione, smobilitazione, reinserimento dei bambini associati ai gruppi armati». A mostrarcelo è padre Dino Dussin, un missionario del Pime che vive in Costa D’Avorio. Lo avevano presentato all?Unicef i responsabili di tre isituti religiosi che lavoravano a un progetto avviato proprio dall?agenzia delle Nazioni Unite per l?infanzia nel luglio 2003, sei mesi dopo lo scoppio della guerra civile in Costa D?Avorio. I tre istituti nel 2005 avevano denunciato gli abusi nei confronti dei minori compiuti dai soldati marocchini del contingente Onu.

Le nazioni Unite hanno annunciato di aver sospeso il contingente militare del Marocco che partecipava alla missione di peackeeping in Costa d’Avorio, mentre è in corso un’inchiesta su un presunto e vasto fenomeno di abusi sessuali.

«Nel 2003 l?Unicef ha avviato a Bouake un programma di riabilitazione per i bambini-soldato e le bambine vittime di abusi» racconta padre Dussin. «Dopo un anno l’Unicef si è ritirato e il progetto è stato continuato da una cooperativa formata da tre istituti religiosi: i sacerdoti di San Vincenzo e le suore della dottrina cristiana, entrambi francesi, e dall?istituto italiano delle suore di Gorizia. Questi istituti, con il supporto del Pime, hanno fatto appello alla Conferenza episcopale italiana, che ha rifinanziato il programma per altri tre anni con i fondi dell?8 per mille. Fin dall?inizio questi religiosi sono entrati in contatto con minori che hanno subito abusi da parte dei soldati. In città esistono diversi campi dei ribelli, che hanno occupato le caserme, la stazione dei vigili del fuoco, le gendarmerie».

«Esistono tre campi di militari francesi e un grande accampamento dei militari dell?Onuci fuori dalla città sulla strada che porta ad Abidjan. La presenza dei militari ha sconvolto la vita della città» denuncia padre Dussin. «Abbiamo calcolato che all?interno dei campi debbano trovarsi all?incirca seimila minori. Alcuni sono stati arruolati tra le fila dei ribelli, altri vi ruotano attorno e vengono utilizzati per vari servizi, tra cui il trasporto della droga. Di questo sfruttamento sono responsabili anche alcuni militari dell?Onuci. Il quartiere accanto all?accampamento si è completamente trasformato in funzione dei soldati. Si è diffusa la prostituzione e sappiamo di casi di genitori che vendono i propri figli per prestazioni sessuali. Tutte cose impensabili prima della guerra».

Dal 2003 la Costa D’Avorio è divisa in due. Il nord in mano ai ribelli, le cosiddette Forze Nuove, il sud sotto il controllo delle milizie del governo del presidente Laurent Gbagbo. In Costa D?avorio attualmente si trovano anche 8.300 soldati della missione Onuci e circa 4.000 militari francesi dell?operazione Licorne, in appoggio alle truppe delle truppe dell?Onu.


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