Welfare

Costa (Auser): «Isolare gli anziani è una follia»

«Il tweet di Giovanni Toti che descrive gli anziani come "non indispensabili allo sforzo produttivo del Paese" lo trovo disgustoso», dichiara Vincenzo Costa, presidente di Auser, associazione per l’invecchiamento attivo. «Dire ad una persona anziana che vive da sola “non uscire più di casa” non significa tutelarlo, ma isolarlo. Serve un piano straordinario di interventi a favore delle persone anziane, non basta incentivare bonus vacanze, monopattini e biciclette»

di Anna Spena

“Per quanto ci addolori ogni singola vittima del #covid19, dobbiamo tenere conto di questo dato: solo ieri tra i 25 decessi della Liguria, 22 erano pazienti anziani. Persone per lo più in pensione, non indispensabili allo sforzo produttivo del Paese che vanno però tutelate”. A leggero, questo tweet che vedete tra virgolette, postato ieri da Giovanni Toti, presidente della Regione Liguria, la prima cosa che si pensa è “questa è una fake news, non l’ha scritto davvero”. Invece no, non solo l’ha scritto ma poi – scusandosi maldestramente dopo la valanga di critiche che gli sono giustamente arrivate – rincara la dose questa mattina in un’intervista rilasciata al Corriere delle Sera e dichiara: “È un passaggio scritto in modo maldestro e mi dispiace se ha ferito qualcuno. Ma la sostanza è chiarissima”. Caro Toti, ma chiarissima a chi?

«Il tweet di Giovanni Toti», spiega Vincenzo Costa, presidente di Auser, associazione per l’invecchiamento attivo, «l’ho trovato fuori luogo e disgustoso. Ancora una volta nei momenti di confusione come quello che stiamo vivendo si va alla ricerca dell’anello debole della catena, in questo caso gli anziani, e si cerca di caricare su di loro responsabilità che non hanno. E in ogni caso è bene chiarire che le persone vanno rispettate a tutte le età: i bambini, chi studia, chi lavora e chi ha finito di lavorare».

Tralasciamo l’infelice uscita di Toti, pensata male e scritta peggio. Ma quello degli anziani è un tema (tema e non problema) che va affrontato e che in questi mesi di pandemia è emerso in tutta la sua crudezza. «Sono anni», continua Costa, «che parliamo di una popolazione che invecchia. Qualche dato: il 27% della popolazione italiana è over 65, tra qualche anno la percentuale salirà al 30%. Per loro, per noi, mi ci metto dentro anch’io che ho 67 anni, non è stato fatto niente in questi anni. Eppure per tutte le persone fragili bisognerebbe fare progetti e mettere in campo tutele. Avviene per chi perde il lavoro, per i bambini, e allora perché per gli anziani no? Davvero non capisco perché l’anziano nella mente di qualcuno dovrebbe isolarsi, essere abbandonato a se stesso». In Italia il 30% degli ultra ottantenni vive da solo. «Ecco», aggiunge Costa, «dire ad una persona anziana che vive da sola “non uscire più di casa” non significa tutelarlo, ma lasciarlo solo». Dobbiamo sicuramente raccomandare agli anziani prudenza. «Ovviamente sì, anche alla luce del fatto che il numero dei contagi cresce a dismisura. Gli anziani sono persone più fragili e a loro, come a tutti del resto, è consigliato di usciare solo in caso di necessità. Questo è un consiglio di buon senso».

Negli ultimi mesi Auser, che si occupa di prossimità e invecchiamento attivo, ha radicalmente trasformato il modo di lavorare: «abbiamo sostenuto oltre 80mila anziani nei primi due mesi della Pandemia portando a casa la spesa, le medicine, facendo la spola tra i medici e le persone. Abbiamo attivato un servizio di supporto telefonico in modo che le persone potessero scambiare anche solo qualche parola e sentirsi meno soli. Anche solo pensare di poter isolare gli anziani mi pare una follia, loro hanno bisogno invece di servizi e solo se siamo in grado di fornirglieli possono limitare le uscite, ma comunque non annullarle. Se c’è una bella giornata di sole, una passeggiata al parco – con i dispositivi di protezione individuale e il distanziamento, regole che valgono per tutti – di certo possono farla».

Non isolare quindi ma supportare. «Ma questo è il nodo cruciale della società», spiega Costa. «Tolti alcuni servizi garantiti dal mondo del volontariato o dal terzo settore, quali sono state davvero le misure messe in campo in questi mesi dalle istituzioni per tutelare gli anziani? Ci vuole un cambiamento democratico, bisogna rimettere al centro la tutela e la vita di tutte le persone, a prescindere dall’età. Dobbiamo trovare soluzioni nell’immediato ma avendo già un occhio proiettato al domani. L’emergenza Coronavirus ha messo a nudo la nostra scarsa preparazione sanitaria e l’inefficienza dei servizi alla persona. Dobbiamo ripensare ad un modello inclusivo che tenga conto delle esigenze di tutte le persone, solo così possiamo ottenere risultati concreti. Non basta incentivare bonus vacanze, monopattini e biciclette, cose futili anche se utili. Dobbiamo concentrarci su servizi che migliorino la qualità della vita, anche degli anziani».

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