Famiglia

Costa 230 euro il figlio su misura

Inchiesta-shock di Vita nei laboratori della European Sperm Bank di Copenhagen, dove 20mila donne ogni anno selezionano il proprio figlio perfetto

di Redazione

Un figlio su misura? Costa 230 euro il modello base, 380 quello superaccessoriato. Il padre si sceglie à-la-carte: «I profili sono catalogati in base a razza, peso, altezza, età, titolo di studio. Con un paio di click escludi le tipologie di uomo che non ti interessano. Ogni informazione ha un prezzo, 25 euro per vedere la foto, altrettante per sentire la voce, e così via…». E, naturalmente, «La maggior parte delle nostre clienti vuole che il donatore sia alto almeno un metro e ottanta, e abbia gli occhi blu. Uomini pingui e bassi sono esclusi».

Mentre l'Europa riapre il dibattito sulla Legge 40, sui temi della procreazione assistita e delle indagini diagnostiche mirate a sapere come sarà il feto, Vita è andata nella clinica-laboratorio della European Sperm Bank fondata da Peter Brown, al numero civico 63 di Falkoner Allé, Copenhagen: la più ricca, frequentata e discussa banca del seme europea. Sono più di 20 mila donne che ogni anno qui acquistano il seme e iniziano il trattamento per la fecondazione assistita. Tra queste, tante le italiane.

Una meta frequentatissima anche dai donatori maschi. Che qui possono donare fino a 25 volte, contro le 8-10 volte degli altri Paesi europei. E possono chiedere di avere l'anonimato garantito, mentre nel resto della Ue le legislazioni stanno cambiando per tutelare i diritti del nascituro. Non solo: ora, al modico prezzo di 300 euro, la Sperm Bank spedisce fiale di sperma a domicilio in giro per il mondo.

L'inchiesta pubblicata sul numero di settembre di Vita segue il cammino di questo dubbio mercato, che si muove spesso nella sottile linea d'ombra delle regole e nelle pieghe delle leggi.
Un tema etico, più che "legale", approfondito da un'intervento di Silvano Petrosino, docente di Filosofia morale alla Cattolica di Milano, che dice: «Un figlio non è un oggetto, così come non è un prodotto dell'affermarsi di un diritto. È bene che il desiderio di avere un figlio non si trasformi nella rivendicazione di un diritto e nell'ostinar affermazione della propria volontà: è bene che si accetti l'esistenza d'altro, di un resto che sfugge alla nostra pur magnifica volontà»

Leggi l'inchiesta e l'intervento di Silvano Petrosino sul numero di settembre di Vita, in edicola e in libreria


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