Welfare

Così una casa e un bistrot fanno inclusione

La cooperativa Etnos di Caltanissetta dà il via a un nuovo progetto dedicato ai giovani disabili: la Casa di José con laboratori, fattoria didattica e residenzialità. Un percorso verso l’autonomia che si basa sul lavoro. E con il ristorante “Un posto tranquillo” e un canale Youtube abbatte pregiudizi e cambia la mentalità

di Antonietta Nembri

Quattro ruote di un trattore come quattro pilastri: Famiglia, Stato, Comunità e Lavoro. È questo il significato del logo dell’ultimo progetto della cooperativa sociale Etnos di Caltanissetta: la Casa di José che, come spiega Marilena Faulisi, psicologa della coop «nasce come prolungamento del nostro progetto Raggi d’Isole che è un percorso verso l’autonomia dei ragazzi con disabilità». Un’iniziativa che come un seme piantato in un terreno fertile è riuscito a gemmare tutta una serie di azioni che vanno al di là delle attività aperte all’ambiente esterno e all’acquisizione di skill come il fare la spesa o il cucinare. «All’interno di Raggi d’Isole è nato anche il progetto parallelo “Adesso viene il bello” – racconta la psicologa – : attraverso di esso i ragazzi selezionano delle notizie “belle” e contattano persone che le raccontano e con loro si costruire un notiziario sul canale youtube omonimo (una dozzina i racconti già pubblicati)».

Il nuovo step è ora la Casa di José, la consegna delle chiavi della struttura ai primi di maggio mentre l’avvio delle prime attività, dopo i necessari lavori di ristrutturazione, è prevista per l’estate. «L’aspetto innovativo di questo progetto sperimentale è l’unione di lavoro e residenzialità: al piano superiore ci sarà la residenza, mentre al piano terra ci saranno i laboratori di ceramica, falegnameria, fabbro, un laboratorio di pasticceria e grazie agli 11 acri di terreno ci sarà anche la fattoria didattica», illustra Fualisi che spiega anche le prossime tappe: «si inizierà con le attività del centro diurno con i laboratori e la coltivazione del terreno, poi speriamo di avviare la residenzialità, all’inizio per brevi periodi, entro fine anno».

Ci sono tanti piccoli passi e un grande impegno anche economico della cooperativa Etnos in questa nuova avventura: per l’acquisto della struttura e la sua ristrutturazione servono 360mila euro, 300mila li mette la cooperativa, 60mila euro sono invece il valore del mutuo. E saranno il lavoro, accanto al fundraising gli strumenti economici pensati per La casa di José che rientra nel modello del “Dopo e durante Noi”. «A darci una mano adesso sono i genitori, ma il nostro obiettivo è l’inclusione lavorativa che del resto è uno dei filoni di Etnos» conclude Faulisi ricordando come nel territorio di Caltanissetta e in Sicilia in generale sia «difficile trovare lavoro, un disabile è più svantaggiato di altri Per questo abbiamo pensato di acquistare un immobile che dà sicurezza e poi la gradualità dell’inserimento e dello stesso progetto sperimentale vuole da una parte evitare il trauma del distacco e dall’altra dare sicurezza ai genitori stessi».


Un giovane barman con il suo tutor, in basso i lavoratori di "Un posto tranquillo" il Ristosolidale inclusivo

Ma nulla è semplice come ricorda il presidente Fabio Ruvolo «con la nostra azione stiamo sensibilizzando un territorio in cui ancora oggi c’è chi vede la disabilità come un castigo di Dio. La nostra scommessa è che chi vive la disabilità non si senta addosso lo stigma, ma sia visto come una persona con abilità differenti». Ed è la scommessa lanciata da “Un posto tranquillo”, un ristorante e un bistrot che sono anche un’impresa sociale spin-off della stessa cooperativa Etnos. Luoghi che stanno lasciando il segno come spiega Ruvolo «vedere i ragazzi con disabilità che si destreggiano tra comande e tavoli, sperimentare la loro cordialità è un’esperienza impagabile che cambia la mentalità». Oggi sono sette i giovani che lavorano a “Un posto tranquillo” nato nel 2014 con il progetto “Giovani per il sociale” «il progetto in sé si è chiuso, ma in realtà continua ad esistere grazie all’impresa sociale di cui Etnos è socia» precisa il presidente.

Una dozzina i ragazzi formati. «Ogni giovane che lo desidera può iniziare il percorso di orientamento attraverso la cooperativa, in particolare Rossana Amico e Roberta Butera si occupano dell’accompagnamento e della valutazione per conoscere quali sono i sogni e la speranza cercando di capire se la ristorazione possa essere parte della loro vita» racconta. «Dopo questa fase di discernimento entrano in scena i tutor che accompagnano il ragazzo e fanno da cerniera con l’attività lavorativa». Un percorso che non è brevissimo e che prevede anche la prova delle diverse aree di lavoro: sala, bar, cucina.

Oggi il progetto è un ristorante, meglio il Ristosolidale aperto nei weekend e che ogni mese mette in tavolo 1200 coperti complessivi e il bistrot “Un posto tranquillo” a San Cataldo, aperto tutti i giorni dalle 6,30 alle 2 di notte «sono 80 posti a sede con 1500 coperti al mese» dice con orgoglio Ruvolo che annuncia anche il prossimo passo nel mondo del food «il nostro terzo progetto dopo il ristorante e il bistrot sarà un fast food solidale che chiameremo Equofood e che speriamo di aprire a Caltanissetta entro settembre».
Luoghi capaci di creare lavoro non solo per i 7 ragazzi con disabilità che già vi lavorano, ma anche per under 35 con borse lavoro (al momento 8) e per donne vittime di violenza (la cooperativa ha tre strutture dedicate alle donne che hanno bisogno di protezione) «che ovviamente lavorano in aree riservate e non aperte al pubblico» spiega il presidente che sottolinea come il progetto sia integrato e sia al tempo stesso un «invito a tutti i ristoratori ad aprirsi alla disabilità. I nostri ragazzi hanno una capacità relazione immediata e i clienti ne restano affascinati, al punto che ritornano volentieri».

Progetti nati per inserire i giovani adulti con disabilità nel mondo del lavoro si stanno anche rivelando strumenti educativi «ci siamo stancati di girare per le scuole, oggi invitiamo le scuole a venirci a trovare perché quando un ragazzino vede un giovane disabile che lavora cambia il modo di vedere la disabilità. Per questa ragione», conclude «tutti i nostri progetti dal Ristosolidale alla nuova Casa di José hanno il duplice obiettivo del lavoro e della vita autonoma: un connubio che è capace di cambiare molte cose e la stessa mentalità».

In apertura alcuni dei partecipanti al progetto "Raggi d'Isole" della cooperativa Etnos

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