Cultura

Così ti rimetto in pista.

L' accordo siglato con una multinazionale svizzera permetterà ai primi 50 di ricollocarsi nel giro di pochi mesi.

di Pasquale Coccia

D agli allori nazionali a una vita senza prospettive di lavoro. Gli ex atleti azzurri, che in nome dei colori nazionali hanno dedicato gli anni verdi agli allenamenti e alle gare ufficiali, alcuni fino a conquistare il podio olimpico, al termine della loro carriera non solo perdono gloria e fama, ma spesso si ritrovano senza un lavoro. Alcuni si arrangiano restando nell?ambiente sportivo, ma svolgendo ruoli marginali, altri non sanno come iniziare e a chi rivolgersi per un lavoro avendo vissuto tra i 20 e i 35 anni quotidianamente solo il mondo sportivo. Un problema spinoso, che spesso ha spinto atleti a gesti disperati o a intraprendere soluzioni rapide come il fiancheggiamento della criminalità organizzata, vedi l?ex calciatore della Roma Gaetano Scardecchia, recentemente coinvolto in un vasto traffico di cocaina.
Un primo passo verso la risoluzione del problema occupazionale è stato compiuto dal Comitato olimpico italiano e dall?agenzia di lavoro interinale Adecco, una multinazionale svizzera che già in Spagna ha realizzato un?esperienza positiva in merito. Il presidente del Coni Gianni Petrucci e l?amministratore delegato dell?Adecco John Bowmer hanno sottoscritto un?accordo che prevede il reinserimento di 50 ex atleti olimpionici nel mondo del lavoro fra nove mesi. Il ?Progetto master 2000? prevede la selezione degli atleti secondo criteri fissati dal Coni ed esclude per ora quelli impegnati nella preparazione olimpica in vista di Sydney e gli ex atleti impegnati nei corpi militari. «La scelta occupazionale non necessariamente sarà operata nel settore sportivo, risponderà prioritariamente alle esigenze delle aziende. L?esperienza condotta in Spagna ha dimostrato che lo sportivo è molto richiesto», afferma un dirigente dell?Area Tecnica del Coni che ha curato il progetto. «Le occupazioni sono le più diverse e vanno dalla sicurezza alla rappresentanza, dalle relazioni pubbliche alle capacità organizzative, qualità che possiedono gli atleti che hanno praticato lo sport di alto livello agonistico».
Agnese Possamai, ha indossato 60 volte la maglia nazionale gareggiando nell?atletica leggera tra il 1977 e il 1992, ha partecipato alle olimpiadi nell?80 e nell?84 e per tre volte è stata campionessa europea. «Ho smesso per un incidente al ginocchio nel ?92. Sono stata un anno senza lavoro e nessuno di quelli che mi glorificava mi ha aiutata a trovare un?occupazione, così ho accettato di lavorare in fabbrica alla Zanussi di Mel in provincia di Belluno. Ho gareggiato sulle piste di atletica di tutto il mondo in nome dell?Italia per 14 anni, periodo in cui nessuno mi ha versato i contributi per la pensione. Finalmente il Coni oggi si occupa del futuro degli atleti che hanno dato anni allo sport».
E il presidente del Comitato olimpico Petrucci esprime soddisfazione per l?accordo con l?Adecco: «La scelta dei 50 atleti e le eventuali graduatorie sono cose che verranno in un secondo momento, il Coni per la prima volta ha l?opportunità di inserire nel mondo del lavoro gli ex atleti azzurri che spesso hanno sacrificato tutto allo sport, senza potersi creare presupposti lavorativi per il futuro».
Chi guarda con sospetto all?operazione è la Cgil, che pur cogliendone i meriti mette in guardia da operazioni di immagine: «È un?iniziativa positiva, finalmente i vertici dello sport italiano si fanno carico del problema occupazionale degli ex atleti. L?intesa tra il Coni e l?agenzia di lavoro interinale svizzera è un accordo che riguarda un numero esiguo di ex atleti, appena 50 e soprattutto è sperimentale», afferma il responsabile sport Pietro Soldini. «Occorre un?intesa a largo raggio tra il Coni, le organizzazioni sindacali e il ministero del Lavoro per l?occupazione degli ex atleti, non solo quelli nazionali. Al ministro per lo Sport Giovanna Melandri abbiamo avanzato proposte di riconversione degli atleti attraverso le agenzie pubbliche regionali del ministero del lavoro collegate al territorio, impegnando gli sportivi nei Patti territoriali e nei contratti d?area. Sono settori che possono offrire 100 mila nuovi posti di lavoro, se si attua una vera politica dello sport per tutti, alla quale si dovrebbe guardare con attenzione, abbandonando l?idea dell?occupazione solo nel settore industriale».

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