Famiglia

Così sole e vento mi obbediscono

Germano Bracchi non ha la licenza elementare. Eppure per lui l’elettronica non ha segreti: con eliche eoliche e pannelli solari vive in perfetta armonia con la natura

di Paolo Giovannelli

Più che fratelli, come sarebbe possibile pensare in una terra impregnata di francescanesimo, il sole e il vento sono per lui veri soci in affari. E compagni di vita. Danno energia alla sua abitazione di mille metri quadrati, accendono le sue strumentazioni di lavoro, illuminano le sue stanze e fanno scorrere l?acqua calda nei suoi rubinetti. Per contro, Germano Bracchi da Massa Martana (Perugia), 64 anni, licenza quarta elementare («della quinta», dice, «ho un diploma concesso ?al merito?, l?anno scolastico fu infatti interrotto per i bombardamenti alleati») e elettrotecnico autodidatta, non inquina l?ambiente. E alleva pavoni, tacchini e galline perfettamente a loro agio tra eliche eoliche importate dagli States e lunghe riflettenti schiere di pannelli solari.
La sua casa è una sorta di Disneyworld dell?elettronica assistita dagli elementi della natura; in più evidentemente contaminata dai tratti tipici della cultura rurale umbra. Così i circa duecento punti d?irrigazione che gli innaffiano limoni, cedri e aiuole schizzano acqua grazie all?energia del sole e del vento, mentre i pavoni si appollaiano fin sui tralicci che sorreggono le pale eoliche e altalenano in bilico sui pannelli solari sotto cui giacciono mille fascine al riparo dalla pioggia, pronte per il rigido inverno. «Sì», scherza Germano, «coi pannelli fotovoltaici mi sono costruito anche un magazzino per la legna». Pure il fuoco, di recente, sta diventando suo amico. La fiamma di un?enorme camino (nella cappa ci si può star comodamente in piedi), alimentato con i ciocchi che ancora oggi i muli trascinano giù dalle pendici dei monti Martani, riscalda infatti l?acqua che scorre appena sotto i pavimenti delle stanze, in una fittissima invisibile rete di canne metalliche da un pollice poste a circa sei-sette centimetri l?una dall?altra. Tutte rigorosamente fatte e assemblate in casa, come il resto. «Controllo ogni metro di questa ?ragnatela? sotto i miei piedi», afferma battendo forte sul parquet Germano, «potendo escludere una stanza o l?altra». Sull?istante finge di pensare, poi aggiunge: «Con un computer programmerò al millesimo i tempi e gli spazi del caldo e del freddo…». E riprende: «Prima, tuttavia, devo occuparmi dell?energia che va dispersa e che presto manterrà calda l?acqua, fra i 50 e i 60 gradi, in quel serbatoio da mille litri che per ora ho piazzato sotto il terrazzo». Le idee, chiare, lui ce l?ha già tutte in testa.
Ma chi è Germano? Gli ex bambini del paese, oggi trentenni, lo ricordano come una specie di mago buono dell?etere che (era il 1976), forando grossolanamente sul retro i televisori domestici e applicandovi una piccola manopola avviluppata nel nastro adesivo telato bianco, faceva vedere nuovi canali televisivi, scavalcando d?un colpo le frontiere italiane e il monopolio Rai. Piccole nuove antenne ?a graticola? erano le sue bandiere conficcate sui tetti, segno inequivocabile che un?altra magia era stata compiuta.
Il giorno dopo, a scuola, si sentivano queste esclamazioni: «È venuto Germano e vedo i cartoni sulla tv Svizzera!». O ancora: «Montecarlo, Montecarlo, io l?ho visto!». Ma anche i più grandi apprezzavano Germano, perché la manopola (e ad orari nemmeno troppo notturni), permetteva di sintonizzarsi con le curve delle prime spogliarelliste tivù irradiate da un?emittente locale. Con le antenne Germano piazzava anche i ripetitori, a volte ?aiutando? lo stesso segnale dei canali nazionali. «Giusto per vendere qualche televisore in più», ricorda, «visto che allora faceva anche quel lavoro». La sua società, la ?Monte Massa Martano s.n.c.?, pionieristicamente e fantasiosamente fondata assieme ad un dialoghista di Federico Fellini e ad Eugenio Luotto, il padre di Andy della Banda Arbore, garantiva così nuova potenza soprattutto alle televisioni private umbre. E quando nella battaglia per la liberalizzazione dell?etere radio-televisivo irruppe in campo Silvio Berlusconi, ecco che il Cavaliere, per transitare in Umbria le sue ?frequenze di ventura?, dovette pagare pegno a Germano e soci. «Perciò», ricorda divertito, «è stato per il mio lavoro che ho iniziato a trafficare con pannelli solari e pale eoliche, indispensabili per attrezzare qualche piccolo ripetitore di montagna, là dove non arrivavano i cavi dell?Enel, né ci si potevano portare. Anche quando in vetta non c?era il sole, era molto probabile che soffiasse un forte vento. Oggi che sono quasi in pensione utilizzo questi strumenti per rendere più vivibile, ecologica e accogliente la mia casa. È un materiale che ho acquistato qua e là, senza programmare troppo e modificandolo, pezzo per pezzo, in base alle mie esigenze. E che, da dodici-tredici anni a questa parte, mi fa anche risparmiare ».
Infatti Germano non è ancora completamente indipendente dalla fornitura pubblica di energia elettrica. «Lo sono», afferma, «al 65-70%». In pianura, il sole e il vento non sempre lo assistono. «Con il mio impianto posso durare, autonomamente, per tre giorni. Poi devo allacciarmi ai cavi Enel. Questo perché i miei pannelli solari, che appartengono alla prima generazione, danno una resa di circa 20-30 watt a metro quadro mentre quelli attuali, che è poi la terza generazione, producono fino a 120 watt. Con questi ultimi, con la pannellatura solare di cui dispongo, avrei potuto generare circa 24 chilowatt di corrente elettrica e, addirittura, venderne all?Enel. Mentre ora, quando il sole colpisce verticalmente i pannelli, dalle nove della mattina alle quattro del pomeriggio, ne produco appena sei». Però la più recente tecnologia fotovoltaica o gli ultimi modelli di pale eoliche potrebbero davvero far felici gli uomini, se solo maggiormente incoraggiati dai politici? «Sì, sotto il profilo strettamente energetico, che comunque dovrebbe essere prioritario. Fra l?altro, è pure semplice realizzare quello che io ho fatto. La scarsa diffusione del materiale in questione sono infatti originati dai costi. Ad esempio, il prezzo d?acquisto dei pannelli solari, attualmente attorno alle 300-350 mila lire ciascuno, resta troppo elevato. Poi serve un gruppo di speciali batterie, gli accumulatori, la cui corrente di tipo ?continuo?, va trasformata in corrente alternata, proprio come quella che riceviamo normalmente nelle nostre case. E la macchina che fa questa operazione, chiamata ?inverter?, costa attorno ai 10 milioni». L?inverter di Germano è in una stanza dove c?è un pozzo funzionante e dove sugli scaffali non ci sono scatole di transistor e diodi ma file di barattoli di pomodoro in conserva, funghi e carciofini. Su una scatolona grigia a muro si rincorrono i vivaci led verdi degli amperometri e dei voltometri che misurano l?energia rilasciata dai pannelli solari. In un altro locale, poco distante, le trentadue batterie a bassa tensione garantiscono un accumulo di oltre sessanta chilowatt di energia.
Catturati i raggi del sole e imbrigliata la forza del vento, quale sarà la prossima energia che l?uomo potrà utilizzare? «Quella al di fuori dell?atmosfera terrestre» è la pronta risposta di questo elettrotecnico bucolico, che ripone tante speranze nelle sue attrezzature alzate al cielo quanto un giovane innamorato nella sua donna. Cioè? «Un campo magnetico. Dal quale si potrà raccogliere energia e importarla sulla Terra attraverso sistemi elettronici, magari i laser». Poi, di rimando: «Ma questo lo lasciamo fare agli astronauti della Nasa. Io non avrò mai un filo abbastanza lungo…».

Cosa fa VITA?

Da 30 anni VITA è la testata di riferimento dell’innovazione sociale, dell’attivismo civico e del Terzo settore. Siamo un’impresa sociale senza scopo di lucro: raccontiamo storie, promuoviamo campagne, interpelliamo le imprese, la politica e le istituzioni per promuovere i valori dell’interesse generale e del bene comune. Se riusciamo a farlo è  grazie a chi decide di sostenerci.