Welfare

Così se ne è andato il mio vicino di cella Santino

di Redazione

Di sovraffollamento si può morire?
Non ci si suicida perché le carceri sono sovraffollate, ma sicuramente dove i detenuti stanno accatastati peggio di animali non ci può essere attenzione a chi sta male. Lo spiega bene un detenuto, Serghei, a proposito del recente suicidio nella Casa di reclusione di Padova di un ragazzo di 25 anni a cui mancavano tre mesi al fine pena: «Santino Mantice lo conoscevo bene, eravamo vicini di cella. Era un ragazzo simpatico e disponibile a dare una mano a chi ne aveva bisogno. Qualche volta lo vedevo nella sala colloqui assieme alla moglie e al figlio, poi si fermava a parlare con me e mi diceva che non vedeva l’ora di uscire e stare vicino alla sua famiglia. Dopo qualche tempo, purtroppo, la sua compagna lo ha lasciato e da allora lui è cambiato totalmente. Tagliarsi era diventata per lui una pratica abituale, si stava lasciando andare sempre di più. Poi le sue condizioni si sono aggravate e i responsabili sanitari avevano deciso di trasferirlo in un “manicomio criminale”, un posto che non poteva che peggiorare il suo stato mentale. E infatti, quando è tornato non era più lui, era molto dimagrito e prendeva tanti psicofarmaci».

Quelle stanze con bagno ai limiti della decenza
La descrizione del “bagno”, se così si può chiamare, di una cella, che fa un detenuto, Enos, è utile per dare un’idea “fisica” di quanto in carcere si viva oggi nella totale mancanza di rispetto delle regole minime dell’igiene: «Io vorrei soffermarmi sull’angusto spazio che ci dobbiamo contendere in tre, quella specie di bagno che si trova adiacente alla cella. Non avendo spazio nella cella, tutto viene conservato in quel bagno, che assume anche il ruolo di deposito. Nell’angolo opposto alla tazza del water c’è una tavoletta in legno fissata al muro, sopra la quale teniamo il fornellino da campeggio. Quello è il nostro angolo cottura, che utilizziamo anche come ripiano per appoggiare caffè, zucchero, sale, conservati in contenitori di plastica fatti con bottiglie d’acqua tagliate. Sul muro abbiamo incollato dei ganci in plastica ricavati dai manici delle posate usa e getta, per gli utensili. Poi abbiamo sistemato due cassette per posate, piatti e gavette. È un locale che si presta a tutte le funzioni, cucina, dispensa, lavandino, scarpiera, armadio ed infine gabinetto».

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