Mondo

Così ricco, così povero

Al banchetto delle risorse sono sedute aziende belghe, Usa e tedesche che sfruttano il paese a scapito della popolazione

di Emanuela Citterio

Come può uno dei paesi più ricchi di energia al mondo essere allo stesso tempo fra i più poveri? Difficile da spiegare se si pensa che la sola centrale di Inga, nel Basso Zaire, può produrre 60mila megawatt annui, quasi il doppio del fabbisogno attuale dell?intera Africa subsahariana, pari a 37mila megawatt.

Un potenziale enorme che, tuttavia, non si trasforma in benessere per la popolazione. Le Nazioni Unite hanno definito «economia di saccheggio» quella che vige nel grande paese africano, ma anche organizzazioni indipendenti come Human Rights Watch e Global Witness hanno investigato sull?intreccio di interessi fra multinazionali, gruppi ribelli, paesi confinanti (Rwanda e Uganda su tutti) e la complicità del governo di Kinshasa.

Il ritratto è quello di un grande mercato a cielo aperto di cui la guerra, l?instabilità politica e le armi sono state un asse fondamentale di destabilizzazione. Dal 1998 al 2003, il conflitto che ha insanguinato il paese ha visto le guarnigioni di otto Stati africani impossessarsi delle miniere del Kivu, del Katanga e del Kasai, obbligando la popolazione a veri e propri lavori forzati. Nel 2000 il Rwanda, che non possiede miniere di diamanti, ha esportato 30mila carati, per un valore di due milioni di dollari. I destinatari finali dei minerali – che passano illegalmente i confini secondo quanto ha scritto nero su bianco la commissione d?inchiesta istituita dall?Onu – sono soprattutto Stati Uniti, Germania e Belgio, ma negli ultimi anni si è aggiunta anche la Cina. Il cobalto, impiegato nell?elettronica e nella fabbricazione delle batterie, è quasi tutto destinato a soddisfare il mercato del ?Gigante giallo?, per un valore di 1,7 milioni di dollari statunitensi la settimana.

Che dire dell?indebolimento della società statale Gecamines, quasi fallita nel 1997? Questa compagnia estrattiva nel 1989 era la numero uno in Congo, garantendo l?85% del valore delle esportazioni, il 42% delle entrate statali e il 30% delle riserve mondiali di cobalto sino all?inizio degli anni 90. Oggi è un fantasma e le sue concessioni vengono sfruttate illegalmente da compagnie private come quella di George Arthur Forrest, l?imprenditore belga che ha fatto la storia delle miniere del Katanga. Parallelamente le concessioni per l?estrazione del rame e del cobalto a Kolawesi della Gecamines sono state svendute di recente a una società mista, la Kamoto Copper Company, controllata per il 75% dal gruppo di Forrest.

Da tre anni l?economia del paese è in crescita, con un tasso nel 2005 del 6,5%. La moneta è stabile e l?inflazione è passata dal 375% del 2001 al 21,6% dello scorso anno. Ma la sfida più grande resta quella del controllo dell?energia, delle attività estrattive e delle reti di trasporto. Se questo controllo è debole, ammonisce l?Onu, «sarà impossibile garantire pace e sicurezza».

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