Famiglia

Così politica e sociale possono davvero dialogare

Incontro col ministro Ferrero /Un invitato davvero "speciale": Marco Revelli

di Marco Revelli

Devo dire che l?incontro con il ministro Ferrero, organizzato da Vita, mi è davvero piaciuto. Per varie ragioni.

Intanto per il carattere non ?di maniera? che esso ha avuto. Per il tono della discussione, essenziale, fattiva, concreta (una rarità quando ci sono di mezzo cariche istituzionali e occasioni politiche). Merito dei protagonisti, delle associazioni presenti e del ministro, ma anche del ?contesto?, del ruolo che Vita ha assunto, e dell?ottima introduzione di Riccardo Bonacina: asciutta, senza fronzoli né salamelecchi, mirata alla chiarezza reciproca, alla necessità di parlarsi chiaro fin da subito. Non per niente in due ore di ?lavoro? si sono dette e sentite più cose di quanto solitamente avvenga in un?intera giornata dei tradizionali ?confronti istituzionali?.

La seconda piacevole novità è stata il linguaggio: ognuno lì ha davvero fatto la sua parte. Nessuno ha giocato a recitare ruoli non propri, a parlare il linguaggio dell?altro. Il ministro ha fatto il ministro, non ha finto di essere un volontario in servizio permanente effettivo, così come i rappresentanti delle associazioni di volontariato hanno fatto i volontari, non hanno finto di essere politici di complemento.

Il ministro non ha cercato un facile consenso ?mimetizzandosi?, ha dichiarato fin da subito la propria identità politica, ed è stato ad ascoltare tutti con la medesima attenzione. Gli intervenuti non hanno alluso a possibili collateralismi, non hanno usato il politichese, non hanno cercato di accaparrarsi prebende o rapporti privilegiati: hanno dichiarato con le proprie parole, e con una capacità di sintesi esemplare, la propria visione e i propri problemi. Hanno squadernato un?agenda fitta, mettendo sul tavolo praticamente tutti i temi, dai problemi normativi alla contrastata questione dei Cpt, alle esigenze degli anziani, alle condizioni di lavoro nella cooperazione sociale?

Senza enfasi. Senza teatralità. Anche qui con efficace sobrietà. Il ministro ha parlato tre minuti nell?intervento iniziale e dieci nelle conclusioni (un record da Guinness). Il tempo restante è stato dei rappresentanti del volontariato: cinque-sette minuti a testa. Un miracolo.

Terza ?novità?: la modestia. Di tutti. Con il ministro che ammette di non avere soluzioni in tasca. Che dichiara ciò che ancora non sa. Che ascolta non per rispondere subito, purché sia, ma per avere un quadro reale. Che se ne arriva e se ne va senza cerimoniali, auto blindate, autisti e portaborse. Come un viaggiatore di seconda classe. E i volontari che non ostentano la propria pratica sociale. Che si limitano a fare racconto del sociale. A dargli parola.

Insomma: quel mercoledì pomeriggio in via Marco d?Agrate 43, ci si è parlati. E non è poco.

Certo, in quel che ci si è detto non c?è trippa per gatti di cui il sistema malato dell?informazione possa nutrirsi. Non ci sono stati slogan, sparate sopra le righe, dichiarazioni altisonanti da trasformare in bersaglio mediatico: né negoziazione, né mediazione, né denuncia o invettiva.

Ma lì si è profilato un modello di rapporto e di comunicazione tra ?politica? e ?sociale? che servirà certamente in futuro.

Marco Revelli

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