Famiglia

Così parlò padre Eligio

Ha organizzato una conferenza stampa a Milano. E ha detto la sua sull’uomo, sul mondo e sui politici. Soprattutto su uno...

di Carmen Morrone

Di cognome fanno Gelmini. Sono fratelli. Uno indossa l?abito talare, l?altro il saio francescano. Sono don Pierino e padre Eligio. Il primo, fondatore della comunità Incontro, parla spesso e volentieri (e il 20 gennaio ha festeggiato 80 anni con una festa affollata). L?altro, ideatore della comunità Mondo X, non parla mai. Ma il giorno del compleanno del fratello ha voluto rompere il silenzio, e presentando un ciclo di seminari organizzati da alcuni ospedali milanesi che si svolgeranno nel ?suo? convento Angelicum – Mondo X di Milano (tel. 02.55034001), ha detto la sua sull?uomo e sul mondo. «Benvenuti a casa mia, che è casa vostra», ha esordito. «Perché ogni convento è aperto a tutti. Convento deriva dal latino cum venire, è la casa degli uomini, dei visitatori». Via, il ghiaccio si è rotto. «L?Angelicum è stata ed è la provocazione più seria della mia vita. Qui padre Zucca manteneva 3mila poveri tutti i giorni. Qui si incontravano intellettuali e imprenditori. In queste stanze sono nate la Fiat, la Donegani, la Marelli. Avevamo un?orchestra stabile che gareggiava con quella della Scala. Da noi suonavano Muti, Abbado, Zubin Metha». Attività che svanirono per difficoltà economiche. Poi nel 1987 subentrò Mondo X per rilanciare il glorioso ente. Il telefonino lo interrompe. «Scusate, mi diranno che qualcuno è morto», dice. Poi riprende con fervore: «La cosa fondamentale è l?uomo. Curiamo l?uomo, prodigio dell?universo. Ho dedicato tutta la mia vita a esaltare l?uomo, chiunque fosse. Il corpo è il primo sacramento della vita spirituale e deve essere curato». Fin qui il suo intervento per tenere a battesimo l?iniziativa degli ospedali milanesi. Ma lui continua. «Ho 74 anni e ho avuto la fortuna di avere la vocazione a 7 anni e di farmi frate a 14 anni. Di avere grandi maestri che mi insegnarono le due uniche cose importanti della vita: cercare l?amore e servire gli uomini». L?assoluto silenzio nella sala è un invito a parlare. «Ho conosciuto tanta gente, cardinali, papi, ma gli uomini più belli sapete chi sono? Sono i miei tossici, i miei suicidi. Questi si sono ammazzati per non vivere, mentre ci sono altri che muoiono senza essere mai nati». Poi è il turno dei politici. «Io mi arrabbio con i politici. Il sindaco Albertini, ad esempio, ci stimiamo, siamo amici. Ma io l?ultima volta gli ho detto: tu non sei un buon sindaco. E lui: perché? Sai che c?è una signora anziana in via Argonne che sta morendo di inedia perché non c?è ascensore, non ha nessuno che la porti fuori. E lui: mi dispiace, non sapevo che esistesse, quella signora. Male, non sei un buon sindaco. Tu ti occupi degli uomini e non dell?uomo, del singolo uomo».


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