Cultura

Cosi parlò il Papa

La globalizzazione non sia un nuovo colonialismo

di Redazione

Una delle preoccupazioni della Chiesa sulla globalizzazione è il fatto che essa sia diventata velocemente un fenomeno culturale. (…) Il mercato impone il suo modo di pensare e di agire, e imprime la propria scala di valori sui comportamenti. (…) Tutte le società riconoscono il bisogno di controllare questi sviluppi e di assicurarsi che le nuove pratiche rispettino i valori umani fondamentali e il bene comune. La Chiesa da parte sua continua ad affermare che il discernimento etico nel contesto della globalizzazione deve essere basato su due principi fondamentali: primo, il valore inalienabile della persona umana, fonte di tutti i diritti e di ogni ordine sociale. L’essere umano deve essere sempre un fine e non un mezzo, un soggetto e non un oggetto né una merce di scambio. Secondo, il valore delle culture umane, che nessun potere esterno ha il diritto di svalutare e ancor meno di distruggere. La globalizzazione non deve essere una nuova versione del colonialismo. (…) Nel momento in cui l’umanità si imbarca nel processo di globalizzazione, non può più farlo senza un comune codice etico. (…) Tale ricerca è indispensabile se non si vuole che la globalizzazione sia solo un altro nome per l’assoluta relativizzazione dei valori e l’omogeneizzazione degli stili di vita e delle culture. (…) La Chiesa continuerà a lavorare con tutti gli uomini di buona volontà per assicurarsi che a uscire vincitrice da questo processo sia l’umanità intera, e non solo una ricca élite che controlla la scienza, la tecnologia, la comunicazione e le risorse planetarie a detrimento della stragrande maggioranza dei popoli. La Chiesa spera avidamente che tutti gli elementi creativi della società coopereranno alla promozione di una globalizzazione che sia al servizio della intera persona umana e di tutti i popoli del mondo. (dall’Udienza ai partecipanti alla assemblea plenaria della Pontificia accademia delle scienze sociali, 27 aprile 2001.


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