Non profit

Così Marino ha difeso il divieto di pubblicità

Il resoconto, attraverso gli interventi più significativi, della battaglia in Senato sull’articolo 14 della Delega fiscale, vinta dal relatore del Partito Democratico. Che ha resistito alle proposte di emendamento e a tentativi vari e a volte ridicoli.

di Lorenzo Alvaro

Ieri è stata approvata la Delega Fiscale, in particolare l’ormai celebre articolo 14 sui giochi. Articolo che conteneva la questione più delicata del testo. Quella relativa alla pubblicità. Come annunciato ieri (qui l’articolo) al testo emendato da Lorenzo Basso (Pd) alla Camera che recitava, sempre sul divieto pubblicitario, «sempre  per i giochi in denaro che inducono comportamenti compulsivi» era stata proposta la variante largamente peggiorativa, ad opera di  Franco Carraro (Fi) che recitava «nelle fasce protette delle trasmissioni radiofoniche e televisive per i giochi con vincita in denaro qualora la programmazione sia prevalentemente destinata ai minori».

Per capire come sia il testo definitivo uscito dal Senato, che dovrà tornare alla Camera per essere definitivamente varato, abbiamo deciso di consultare il resoconto stenografico della seduta:

Subito ad inizio discussione sull’articolo 14, nella seduta presieduta dalla Vicepresidente del Senato Fedeli, dopo i primi interventi, c’è una dichiarazione che fa sorridere.

Prende la parola Gaetti (M5S) che tra le altre cose sottolinea: «Voglio altresì sottolineare che la visione che il Governo ha dato di questo articolo è volta a trasformare l’ippica in un casinò. Ho pertanto chiesto in un ordine del giorno, che credo sia stato poi inserito, di togliere la possibilità di inserire queste slot machine negli ippodromi, perché il rilancio dell’ippica passa attraverso una visione green, che immagina l’ippodromo come un luogo di aggregazione, non solo per le famiglie, ma per tutti, garantendo momenti di svago, di sport, di relax, di vita all’aria aperta, a contatto con animali fantastici quali sono i cavalli. (Applausi dal Gruppo M5S)».

Insomma nei luoghi a contatto con dei fantastici animali queste famigerate slot machine non le vogliono. 

Da qui inizia la vera battaglia: un lungo braccio di ferro tra alcuni senatori, in particolare Candiani (Ln-Aut) e Nencini (Aut-Psi), e il Governo sulla presentazione di alcuni emendamenti. Candiani in particolare spiega «quello che chiediamo è che questi emendamenti abbiano invece un loro futuro come ordini del giorno, con i quali impegnare il Governo nel momento in cui sarà definito lo schema di decreto-legge».

La risposta del relatore Mauro Maria Marino (Pd) non si fa attendere: «Nel momento in cui abbiamo affrontato questo tema in Commissione, abbiamo preso atto che il punto di equilibrio raggiunto dalla Camera era il migliore possibile e che qualunque tipo di intervento, in un senso o nell’altro, avrebbe potuto portare soltanto danni. Ciò ha caratterizzato l’azione e ci ha spinto a chiedere il ritiro di tutti gli emendamenti presentati all’articolo 14, alcuni dei quali non sono stati nemmeno discussi in Commissione. Questa è la premessa per spiegare il motivo per il quale chiediamo il ritiro di tutti gli emendamenti». Si direbbe una posizione ferma, irremovibile.

Ma la discussione ricomincia. Inframezzata da Mirabelli (Pd) che propone l'ordine del giorno G14.200, quello la cui stesura aveva visto la partecipazione del Movimento No Slot. SPeiga Mirabelli «chiediamo al Governo, in fase di esercizio della delega fiscale, di introdurre una serie di norme che limitino ulteriormente la pericolosità del gioco d’azzardo e soprattutto delle slot machine. Si tratta di proposte provenienti dalle associazioni che si battono e si stanno battendo in questi anni contro il gioco d’azzardo». Per bocca del vice ministro dell'Economia e delle Finanze Casero, il Goreno approva viene accettato.

Finalmente Candiani decide che applicherà «lo stesso criterio adottato per l’emendamento 14.1 agli emendamenti 14.2, 14.3, 14.4, 14.8, 14.10, 14.9, 14.204 e 14.205 che quindi ritiro e trasformo in un ordine del giorno»

Caso emendamenti chiuso? Niente affatto   

A questo punto parte alla carica Buemi (Aut-Psi) che attacca ironicamente «vorrei ricordare al Governo e all’Aula che non è ancora avvenuta nessuna modifica costituzionale che abbia abolito il Senato. Quindi la discussione che avviene in quest’Aula, a prescindere da quello che è stato discusso nella Camera parallela, deve avvenire con tutte le possibilità di intervenire e di modificare. Mi sembra invece che oggi ci sia una linea di chiusura rispetto a qualsiasi emendamento. Ora, il problema che noi tocchiamo è di grandissima rilevanza sociale ed è motivo di grande preoccupazione per le famiglie italiane. (Applausi del senatore Candiani). Esso non può essere liquidato semplicemente con l’affermazione secondo cui, siccome già se ne è discusso nell’altra Camera, il discorso è chiuso. Noi non mettiamo timbri, per il momento, ma dobbiamo discutere fino in fondo le questioni che riguardano quest’Aula».

La replica di Marino è dura, «qui stanno intervenendo persone che non hanno mai fatto un passaggio in Commissione e che non sanno cosa è successo.  Allora, chiederei almeno di prendere cognizione di quello che è stato approvato in Commissione, perchè ciò testimonia un punto di equilibrio importante, non recepito passivamente, ma costruito con difficoltà, frutto di un tentativo di mediazione».

Sentite queste parole Barano (Gal) ha pensato bene che, per non far sembrare Marino troppo esagerato, fosse il caso di sottolineare: «mi stupisco, però, nel sentire un Governo della Repubblica italiana che accoglie l’ordine del giorno G14.2, dove si dice che chi è stato condannato in via non definitiva, cioè chi è stato condannato solo in primo grado, ma non in secondo o in terzo grado, deve essere escluso dalle gare per il rilascio di concessioni in materia di giochi (sia che si tratti di persone fisiche che di persone giuridiche). Mi sembra che si stia esagerando. Si fa un po’ come nel film di Totò: punto, virgola, due punti, e ci mettiamo dentro tutto».

Al principe De Curtis nessuno ribatte e il Presidente si limita a stoppare Candiani che intanto provava a tornare alla carica chiedendo nuovamente la parola. «Non riapriamo la discussione su tutto, la prego senatore Candiani», lo liquida.

A questo punto c'è il momento cruciale. Nencini, che evidentemente prova a fare il primo della classe, si rifiuta di ritirare l'emendamento 14.203.Proprio l'emendamento sul tema della pubblicità.

Non solo Nencini per due volte, nei suoi interventi legge il testo dell'emendamento «“aa) introduzione del divieto di pubblicità nelle trasmissioni radiofoniche e televisive e delle relative sanzioni”. Non ho capito la ragione per la quale lo si ritenga improprio e il Governo non lo assuma invece come proprio. Non c’è nessun costo: si tratta di adottare un criterio che riguarda i cittadini tutti, e in modo particolare è rivolto a chi ancora non ha la maggiore età. Rileggo: «aa) introduzione del divieto di pubblicità nelle trasmissioni radiofoniche e televisive e delle relative sanzioni». (Applausi dal Gruppo M5S e del senatore Candiani)».

In effetti visto così non sembra essere poi così problematico. A svelare la strategia ci pensa nuovamente Marino che sottolinea «intervengo solo per leggere il testo del comma 2, lettera aa): “introduzione del divieto di pubblicità nelle fasce protette delle trasmissioni radiofoniche e televisive e, sempre, per i giochi con vincita in denaro che inducono comportamenti compulsivi”. L’ho letto solo perché tutti abbiano cognizione del testo».

Bluff smascherato. Niente da fare però per il ritiro. Si decide per l'accantonamento «in modo che lo si possa affrontare tutti insieme» usando le parole di Marino.

Senza dilungarci troppo a pagina 98 finalmente troviamo l'emendamento 14.203 approvato.

Ecco il testo: «aa) introduzione del divieto di pubblicità nelle trasmissioni radiofoniche e televisive nel rispetto dei principi sanciti in sede europea relativi alla tutela dei minori per i giochi con vincita in denaro che inducono comportamenti compulsivi;».

Certo non è un divieto drastico come quello proposto da Lorenzo Basso (Pd) alla Camera ma a quanto pare il relatore Marino è riuscito in fondo a preservare il senso e il valore dell'articolo su un nodo cruciale come quello pubblicitario anche perchè Franco Carraro (FI) aveva presentato un emendamento sul tema ben peggiore. Gli assalti sono stati respinti, per fortuna. Certo se Nencini avesse evitato sarebbe stato meglio. Per la serie #sappiatelo


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA