Sostenibilità
Così l’Onu lancia la pace dei mari
Gemma Andreone era alle Nazioni Unite di New York quando è stato approvato il testo finale dell’Accordo internazionale sulla conservazione e uso sostenibile della biodiversità marina. «Ho seguito questo negoziato dal 2019. Penso che l’accordo rappresenti il massimo compromesso raggiungibile per ottenere che le aree marine oltre la giurisdizione nazionale, attualmente considerate aree di libero accesso e sfruttamento, dovranno essere gestite e protette nell’interesse delle presenti e delle future generazioni»
di Gemma Andreone e Cnr
Nell’ultima sessione della Conferenza intergovernativa svolta presso la sede delle Nazioni Unite di New York è stato approvato il testo finale dell’Accordo internazionale sulla conservazione e uso sostenibile della biodiversità marina delle aree oltre la giurisdizione nazionale, cioè in alto mare e nell’area.
Io ho seguito questo negoziato dal 2019 come membro dell’Istituto di studi giuridici internazionali del Cnr.
Questo accordo, noto come BBNJ Implementing agreement, ha l’obiettivo di colmare le lacune e di implementare gli obblighi in materia di protezione dell’ambiente marino, già previsti da tale convenzione. L’accordo rappresenta il massimo compromesso raggiungibile per ottenere che le aree marine oltre la giurisdizione nazionale, attualmente considerate aree di libero accesso e sfruttamento, dovranno essere gestite e protette nell’interesse delle presenti e delle future generazioni.
Finora nessun governo si è assunto la responsabilità della protezione e della gestione sostenibile delle risorse di Alto Mare, il che rende queste zone vulnerabili. Di conseguenza, alcuni degli ecosistemi più importanti del pianeta sono a rischio, con conseguente perdita di biodiversità e habitat.
Secondo le stime, tra il 10% e il 15% delle specie marine è già a rischio estinzione.
Le questioni più rilevanti
La Conferenza intergovernativa si è svolta in cinque sessioni tra il 2018 e il 2023 e ha discusso temi molto complessi, alcuni dei quali non ancora regolamentati a livello internazionale. Una delle questioni più rilevanti del negoziato internazionale ha riguardato le risorse genetiche marine e le connesse questioni di condivisione dei benefici derivanti dal loro utilizzo.
Grazie all’introduzione di dettagliate norme in materia di risorse genetiche marine e di valutazione d’impatto ambientale, l’accordo mira a garantire che le attività dell’uomo nell’alto mare siano condotte in maniera sostenibile e che esse bilancino le necessità di sviluppo economico con la tutela dei fragili ecosistemi marini oltre la giurisdizione nazionale. Con questo accordo, queste attività vengono finalmente regolamentate e potranno essere svolte in base ad un sistema di condivisione dei benefici monetari e non monetari da esse derivanti per contribuire alla realizzazione di un “ordine economico internazionale giusto ed equo che tenga conto degli interessi e dei bisogni dell'umanità nel suo complesso e, in particolare, degli interessi e dei bisogni specifici degli Stati in via di sviluppo, sia costieri che senza sbocco sul mare”, come si legge nel Preambolo dell’Accordo.
Una questione controversa riguarda la creazione di un complesso sistema decisionale finalizzato a creare aree marine di gestione sostenibile o anche aree di sola protezione nelle zone di mare oltre la giurisdizione nazionale, in armonia con le misure gestionali e protettive già previste da altre organizzazioni internazionali, regionali o settoriali nelle aree in discussione. La strategia europea per la biodiversità per il 2030 (parte integrante del Green Deal europeo) prevede che il 30% del mare venga considerato “area protetta” entro tale limite di tempo. Nonostante nell’accordo non venga fatto alcun riferimento al piano europeo, il BBNJ rappresenta comunque un passo verso il raggiungimento di questo obiettivo.
I tempi
Ci vorrà ancora del tempo prima che l’Accordo negoziato in sede delle Nazioni Unite entri effettivamente in vigore. L’Accordo dovrà essere adottato formalmente dalla Conferenza intergovernativa dopo la revisione editoriale e la traduzione del testo nelle lingue ufficiali dell’Onu. Da quel momento sarà aperto alla firma e alla ratifica degli Stati ed entrerà in vigore solo dopo che almeno 60 Stati lo avranno ratificato. La ratifica avverrà in base alle procedure interne relative ai singoli ordinamenti; per quanto riguarda l’Italia, la procedura si svolgerà attraverso l’approvazione in sede parlamentare. È importante quindi che gli Stati proseguano il loro impegno e ratifichino l’Accordo per rendere effettiva la gestione e protezione della biodiversità marina delle aree oltre la giurisdizione nazionale.
Foto in apertura, David Clode by Unsplash
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