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Così lo shutdown mette in ginocchio il non profit

Lo stop ai finanziamenti pubblici non essenziali sta mettendo in difficoltà le organizzazioni finanziate dallo Stato per erogare servizi di base a poveri, malati e bambini. Se la situazione non si sbloccherà, il terzo settore dovrà smettere di lavorare. Proprio quando migliaia di persone sono rimaste senza stipendio

di Gabriella Meroni

Finora, soprattutto in Europa, abbiamo vissuto lo shutdown americano con scarsa partecipazione, al massimo sorridendo delle foto dei turisti delusi davanti al parco di Yellowstone o alla Statua della Libertà. Eppure la faccenda è molto più seria, e se ne stanno accorgendo Oltreoceano molte organizzazioni non profit che contano proprio sui finanziamenti federali per portare avanti le proprie attività.
Talmente seria che il Nonprofitquarterly dedica all'argomento una miniguida dedicata proprio alle associazioni a rischio. "C'è troppa incertezza per poter dire ora cosa accadrà in futuro", spiega un esperto di risorse umane interpellato dal sito, "l'unica cosa che sappiamo è che questa situazione avrà delle conseguenze per il non profit che lavora in collaborazione con gli enti federali".
La Casa Bianca, da parte sua, alcune settimane fa aveva messo le mani avanti pubblicando un memorandum firmato dall'Office of Management and Budget, l'Ufficio incaricato di erogare i finanziamenti pubblici a tutte le agenzie governative, intitolato "Guida alle operazioni delle agenzie in caso di una potenziale mancanza di fondi". Nel memo si invitavano tutti gli uffici e le agenzie federali a stilare un piano di azione nel caso succedesse quello che è poi avvenuto in modo da garantire almeno i servizi che per legge non possono essere interrotti, pur senza che questi servizi possano essere finanziati.
Ovviamente i servizi erogati dalle organizzazioni non profit e finanziati dallo Stato (si pensi per esempio alla ditribuzione dei buoni pasto, ai rifugi per homeless, oltre a tutto il capitolo della cooperazione internazionale) non si possono interrompere, anche se nessuna legge impone che vengano forniti per forza; di qui il default cui andrebbe incontro l'intero terzo settore se la situazione di stallo economico della Pubblica amministrazione americana dovesse continuare.
"I primi a saltare sarebbero i dipendenti delle associazioni", informa il Nonprofitquarterly, "poi toccherebbe ai servizi". Il primo passo, comunque, è il taglio dei benefit per i dipendenti, compresa la copertura sanitaria; una mossa che suona veramente beffarda a pochi giorni dal varo dell'Obamacare. Quanto al taglio dei servizi, è un altro paradosso, perché lo shutdown sta lasciando migliaia di impiegati pubblici senza stipendio, quindi sta causando potenzialmente migliaia e migliaia di nuovi poveri. Una spirale perversa di cui per ora non si intravede la fine.
 

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