Non profit
Così lo sfruttamento selvaggio delle ricchezze naturali cancella cultura e tradizioni
La denuncia dell'Associazione dei popoli minacciati
di Redazione
«Le spinte centralizzatrici della Russia sono fortissime per l’abbondanza di risorse naturali, come gas, petrolio, materiali preziosi»: motivi per cui l’interesse economico e politico spinge il governo russo «nella direzione opposta a quella dei piccoli popoli siberiani, che rischiano la perdita totale del loro stile di vita tradizionale». Mauro di Vieste (nella foto), dal 1999 direttore dell’Apm – Associazione dei popoli minacciati, non usa mezzi toni o colori pastello riguardo allo sfruttamento selvaggio delle ricchezze naturali siberiane: «Se non concordato con le tribù stesse, porterà inevitabilmente alla scomparsa delle culture tradizionali, con tutto il patrimonio di conoscenze che ha consentito a questi popoli di sopravvivere nel tempo in condizioni estreme».
Nata in Germania nel 1969 dopo il genocidio nel Biafra nigeriano, contro la violazione dei diritti umani nel mondo, l’Apm ha fondato una sede per la tutela dei diritti delle minoranze nel 1992 anche in Italia, a Bolzano. Nel tempo altri centri sono sorti in Svizzera, Austria, Bosnia, Kurdistan autonomo iracheno. «Della nostra associazione fa parte anche Tjan Zaotschnaja, una itelmena, rappresentante del gruppo etnico afferente alla penisola siberiana della Kamchatka», dichiara ancora di Vieste che, insieme a Memorial, storica associazione russa che si occupa delle vittime della repressione del governo sovietico, e Raipon – Unione dei piccoli popoli del Nord, della Siberia e dell’Estremo Oriente, ha dato inizio a una campagna di sensibilizzazione in Europa per i diritti civili dei popoli siberiani a rischio d’estinzione. «È stata la mancanza di informazioni di prima mano su quell’area che ci ha spinti a realizzare un libro, Popoli del nord e dell’estremo oriente russo, quasi interamente basato sugli scritti di Jeremej D. Zaotshn, presidente dell’Assemblea dei piccoli popoli del Nord, e Valerji B. Shustov».
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