Sostenibilità

Così le multe educano le aziende

Intervista al presidente dell'Antitrust

di Redazione

Antonio Catricalà: «Le sanzioni sono uno strumento
per favorire
il cambiamento.
E per far capire
alle imprese che
anche in Italia
è in corso una
svolta culturale»di Angela Carta
«Le sanzioni sono uno strumento per favorire il cambiamento». Ne è convinto Antonio Catricalà, presidente dell’Autorità garante della concorrenza e del mercato. E non solo. Anche l’ammontare delle multe può essere, a volte, un ottimo deterrente. «Dalla fine del 2007», spiega, «l’Antitrust può comminare multe fino a 500mila euro, contro il massimo di 100mila euro precedentemente in vigore. Soprattutto può colpire non solo i messaggi pubblicitari ingannevoli, ma tutte le pratiche commerciali scorrette».
Consumers’ Magazine:
Servizi finanziari, pratiche commerciali scorrette e garanzie post vendita. Sono settori nei quali, più o meno recentemente, è intervenuta una nuova regolamentazione. Nei settori di competenza dell’Agcm le sanzioni sono sempre più elevate. L’impressione è che più aumentano le regole più queste vengono infrante. È così o le sanzioni elevate sono frutto anche dei nuovi poteri attribuiti all’Autorità?
Antonio Catricalà: Non credo che la tutela del consumatore soffra di un eccesso di regolamentazione. Anzi, ritengo fondamentale che la normativa italiana abbia finalmente abbandonato l’approccio strettamente civilistico, basato sulla parità contrattuale di aziende e consumatori. Il varo del Codice del consumo ha rappresentato l’inizio di una svolta culturale: ora alle indicazioni del legislatore devono seguire i comportamenti delle aziende. Per questo si può avere la sensazione che più aumentano le regole, più aumentano le infrazioni. Le imprese devono ancora imparare a fare i conti con questa svolta.CM: A proposito dei poteri dell’Agcm, servirebbe qualcosa di più per garantire una maggiore deterrenza?Catricalà:Si potrebbero aumentare ulteriormente i massimi edittali, commisurandoli, così come accade per la concorrenza, al fatturato aziendale. Nel caso di spot televisivi la sanzione andrebbe invece calcolata sul valore dello spot: è evidente che, visti i costi alti degli investimenti pubblicitari e il livello, in proporzione esiguo, della multa, le aziende preferiscono forzare il messaggio pubblicitario per agganciare il maggior numero di consumatori. Il pagamento della multa rappresenta oggi un piccolo sovrapprezzo dello spot.CM:Le segnalazioni provenienti dai singoli consumatori e dalle associazioni sono in aumento. È solo merito del nuovo call center dell’Autorità o possiamo leggere in questo dato anche una maturazione del ruolo dei cittadini?Catricalà:Credo che sia giusta una doppia chiave di lettura: sicuramente i cittadini oggi sono maggiormente consapevoli dei loro diritti, anche grazie alle battaglie delle associazioni dei consumatori. Il nostro call center ha tuttavia intercettato una domanda di giustizia quotidiana che è, evidentemente, inevasa. Da quando è operativo ha ricevuto oltre 18mila telefonate: non solo denunce per pratiche commerciali scorrette, ma anche casi sui quali non abbiamo competenza, ma che spesso riusciamo a “girare” ad altre Autorità. A volte ai nostri giuristi che lavorano al call center vengono chiesti anche consigli su come affrontare disguidi o problemi burocratici. Il lavoro che la struttura ha svolto in questi due anni di funzionamento ci ha comunque convinto che l’esperimento doveva diventare parte integrante dell’attività dei nostri uffici. Per questo il call center è stato trasformato in contact center, vale a dire una direzione strutturata all’interno dell’Autorità che gestisce il rapporto con il denunciante per tutto il corso dell’eventuale istruttoria o anche dell’archiviazione.CM:Liberalizzazioni. Quelle del governo Prodi sono oggi in discussione e da più parti si cerca di ridimensionarle. L’Agcm su questo punto che posizione ha?Catricalà:Ho denunciato il rischio di un ritorno al passato anche durante la mia relazione annuale davanti al Parlamento. Ribadisco tuttavia che non vedo un disegno organico di smantellamento delle riforme fatte nella precedente legislatura. Piuttosto ho evidenziato iniziative a macchia di leopardo su singoli punti che possono però rappresentare pericolosi precedenti. L’Antitrust è intervenuta tempestivamente ogni volta che ha individuato proposte di norme restrittive della concorrenza o che frenavano le liberalizzazioni. Alcune volte il Parlamento ha tenuto conto delle nostre preoccupazioni, altre volte non siamo stati evidentemente abbastanza convincenti. Sicuramente comunque la recessione ha spento gli entusiasmi dei liberalizzatori: concorrenza e apertura dei mercati, eliminazioni delle esclusive ingiustificate, non sono più di moda. E invece sono valori che vanno riproposti con forza: ora la nostra economia insieme a quella degli altri Paesi ha toccato il fondo, ma se vogliamo risalire occorre liberarla da tutte le zavorre. Diversamente si riproporrà il tema del deficit di competitività dell’Italia.

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