Politica

Così l’Algeria è uscita dall’incubo

Intervista esclusiva al presidente della Repubblica algerina Abd El-Aziz Bouteflika

di Joshua Massarenti

Vita: Signor presidente, quali sono stati gli impegni del suo governo sul versante sociale? Abd El-Aziz Bouteflika: I consumi delle famiglie sono in aumento costante. La crisi dell?alloggio è stata contenuta grazie alla creazione di 900mila case negli ultimi sette anni, mentre con l?introduzione dell?elettricità in oltre 450mila abitazioni il tasso di elettrificazione era, nel 2004, del 94%. Nel contempo, altre 670mila case sono fornite di gas naturale. Vita:Quali le sfide socio-economiche più importanti? Bouteflika: La sfida più importante per gli algerini è trovare il giusto equilibrio tra l?esigenza economica legata allo sviluppo e la sua esigenza sociale, insomma tra il capitale e il lavoro. La ricchezza economica non può essere un fine in sé. Non avrebbe senso se ignorasse la soddisfazione dei bisogni sociali che purtroppo, in Algeria, rimangono enormi. La crisi degli anni 80- 90 ha provocato una grave rottura nella dinamica di sviluppo lanciata all?indomani dell?indipendenza. La tragedia nazionale ha fatto regredire il Paese in numerosi settori. Gli algerini ne hanno preso coscienza e stanno facendo di tutto per recuperare il terreno perso per consentire al loro Paese di adeguarsi alle evoluzioni del mondo. Vita: Secondo l?ultimo rapporto annuale dell?Osce, l?Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economici, l?Algeria è fra i Paesi produttori di petrolio che gestisce al meglio la propria rendita. Tuttavia l?Osce sottolinea che l?economia algerina è troppo dipendente da petrolio e gas naturale, e vi invita a diversificare le vostre esportazioni. Sono preoccupazioni che condivide? Bouteflika: Totalmente. L?Algeria deve diversificare le sue esportazioni impegnandosi in modo deciso in una logica economica del dopo petrolio. Ci stiamo lavorando. Vita: Nonostante i passi avanti compiuti in termini di occupazione, di scolarizzazione e di lotta alla povertà, un numero spropositato di giovani algerini vuole emigrare. Come spiega questa psicosi collettiva? Bouteflika: Certo, nonostante i progressi realizzati in questi ultimi anni, sono ancora molti i giovani desiderosi di tentare la loro fortuna all?estero. Questo fenomeno non è specifico dell?Algeria. Riguarda tutti i Paesi in via di sviluppo dove la risposta alle molteplici attese dei giovani non è ancora soddisfacente. Vita: Che politiche di solidarietà sono possibili in un Paese messo di fronte a un mercato globale aggressivo? Bouteflika: La direzione assunta dall?economia di mercato globale suscita sempre maggiori inquietudini, ivi compreso tra i paesi sviluppati. Purtroppo, le regole commerciali sembrano molto più rispondere agli interessi delle grandi multinazionali che alle preoccupazioni delle popolazioni civili. Su tutti i livelli, da quello culturale a quello sanitario, dai servizi sociali all?educazione, passando per la sicurezza alimentare e l?ambiente, e così via. Ecco perché una definizione delle politiche di solidarietà sociale deve innanzitutto spingere lo Stato a tenere in considerazione i bisogni delle fasce più deboli della società. Deve poi essere il frutto di una conseguente revisione della filosofia che ha orientato l?elaborazione delle regole del Wto con lo scopo di salvaguardare i servizi pubblici e il ruolo dei governi a garantirli nel quadro di una politica di solidarietà sociale. Vita: Dopo la legge della ?concordia civile? del 1999, il popolo algerino ha approvato nel settembre 2005 la Carta per la pace e la riconciliazione, adottata in via referendaria. L?obiettivo di questo processo è di chiudere definitivamente i conti con gli anni del terrorismo offrendo ai combattenti islamici un?amnistia in cambio di una resa incondizionata. Ma dopo l?armistizio del 28 agosto 2006, circa 400 combattenti hanno rifiutato di deporre le armi. Che bilancio trae dal processo di riconciliazione? Bouteflika: La Carta per la pace e la riconciliazione nazionale ha rappresentato un passo avanti incontestabile per il Paese. L?Algeria di oggi non è più quella del 1999. Pace e stabilità sono di ritorno. Gli algerini si stanno rimettendo al lavoro e gli investitori riconquistano fiducia. Progetti si realizzano un po? ovunque. La crescita si mantiene. Il piano 2005-2009 è stato lanciato con grandi progetti di modernizzazione delle infrastrutture. Quanto al terrorismo, è stato davvero sconfitto, anche grazie alla fortissima mobilitazione delle forze vive della nazione. Gli attentati sono la mano del banditismo criminale che non ha nessuna possibilità di influire sul corso della pace e della riconciliazione. Vita: Riguardo alla resa degli islamici, lei ha evocato ?misure aggiuntive?. Di che cosa di stratta? Bouteflika: Sono tutte misure prese dallo Stato a titolo di riparazione dei danni inflitti alle vittime della tragedia nazionale. Vita: Per quanto concerne la Carta, alcuni critici avrebbero preferito un processo di riconciliazione simile a quello adottato dal Sudafrica. Mi riferisco all?instaurazione di una Commissione di verità e di riconciliazione, per consentire alle vittime del terrorismo di elaborare un vero lutto. Qual è la sua opinione? Bouteflika: Non esiste una formula ?prêtà- porter?. Ciascun Paese possiede le proprie specificità e i propri problemi che vanno risolti di conseguenza. Vita: Nel settembre scorso, al-Qaeda e il Gruppo salafita algerino hanno reso pubblico la loro alleanza. Non teme ripercussioni per la sicurezza del Paese? Bouteflika: Per aver vissuto fino a fondo gli orrori del terrorismo, gli algerini sono sufficientemente preparati per non lasciarsi più trascinare in manipolazioni di qualsiasi genere, da qualsiasi parte esse provengano. Vita: Gli Stati Uniti hanno firmato con alcuni Paesi africani una serie di accordi per la lotta contro il terrorismo. In che modo l?Algeria è implicato in questo programma strategico? Bouteflika: Partecipiamo in modo attivo all?azione internazionale contro il terrorismo e abbiamo sufficientemente sofferto per intuire che questa lotta deve attuarsi su tutti i fronti e impegnarci a rimanere costantemente vigili. Vita: A cinque anni dagli attentati alle Twin Towers, sembra che la politica unilaterale dell?amministrazione Bush sia in crisi. L?Unione europea, Italia in testa, spinge per una politica multilaterale all?interno della quale le Nazioni Unite dovrebbero assumere un ruolo determinante. Tra queste due strategie politiche, quale vi sembra più adatta alla lotta contro il terrorismo internazionale? Bouteflika: Il multilateralismo è stato concepito all?indomani della Seconda guerra mondiale con fini pacifici. Non bisogna tradire la sua vocazione, altrimenti il mondo ricadrebbe nella legge della giungla. Appoggio quindi la strategia dell?Unione europea per riabilitare il ruolo regolatore dell?Onu nelle relazioni internazionali. Riguardo al terrorismo, non può essere combattuto in maniera efficace se non coniugando gli sforzi nel quadro di una politica multilaterale. Ciò non esclude ovviamente la cooperazione bilaterale. Vita: A questo proposito, l?Italia è il secondo partner commerciale dell?Algeria. Al cuore dei rapporti bilaterali fra Roma e Algeri c?è il gas naturale di cui il suo Paese è un fornitore cruciale. Il Memorandum siglato il 4 agosto tra i russi Lukoil- Gasprom e l?azienda pubblica algerina Sonatrach rischia, secondo alcuni osservatori, di mettere in difficoltà l?Italia. Sono preoccupazioni giustificate? Bouteflika:L?Algeria ha sempre condotta la sua politica su una logica di collaborazione e non di confronto. Quando si verificano difficoltà, discutiamo e troviamo soluzioni conformi al mutuo interesse. Vita: Come giudica il nuovo corso della politica estera italiana in Medio Oriente? Bouteflika: Per principio non mi immischio negli affari degli altri. Ciò detto, l?Italia ha un ruolo guida da giocare affinché la pace prenda il sopravvento in questa martoriata regione. Vita: Signor presidente, che bilancio trae dal suo percorso presidenziale? Bouteflika: Spetta agli algerini e soltanto a loro giudicarlo, in tutta coscienza e in tutta libertà.


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