Non profit

Così la focaccia si mangiò l’hamburger

Ad Altamura in Puglia: «Il locale della multinazionale non ha retto alla concorrenza», racconta il regista Nico Cirasola

di Redazione

Questa è l’incredibile storia della focaccia che mangiò l’hamburger. L’ha girata il cineasta pugliese Nico Cirasola prendendo spunto «dalla bruciante sconfitta dell’arroganza di un fast food» ad opera di un piccolo locale che nel giro di un anno e mezzo ha costretto la multinazionale a chiudere i battenti. Davide e Golia, 600 metri quadri contro una piccola vetrina. Esterno giorno, località Altamura: «Dopo l’iniziale fascinazione per il fast food, ha trionfato il piacere e il gusto della diversità. Alla fine è scomparso anche il totem di 18 metri d’altezza che simboleggiava in qualche modo la “conquista”», spiega il regista di Focaccia blues (nelle sale dal 17 aprile).
Vita: Com’è successo?
Nico Cirasola: Accanto al grande fast food qualcuno ha avuto il coraggio, o l’incoscienza, di aprire un forno. Pensava che avrebbe avuto come clienti quanti non trovavano posto al fast food. All’inizio a frequentare la focacceria erano soprattutto anziani. Compravano la focaccia nel piccolo locale senza aria condizionata e poi la mangiavano al fresco del mega negozio, dove acquistavano da bere. Poi li hanno seguiti gli studenti. Un po’ alla volta anche loro hanno cominciato a preferirla all’hamburger. Alla fine il fast food si è trovato nella condizione di chiudere.
Vita: Sembra una favola?
Cirasola: Ha vinto il cibo come momento di condivisione.
Vita: Quanto è costato Focaccia blues?
Cirasola: 300mila euro. Ancor meno delle pellicole low cost. È uscito in 10, 15 copie.
Vita: Il film alterna documentario e finzione. Perché questa scelta?
Cirasola: Sì, ci sono persone che interpretano se stesse, parlano guardando in camera. In questo modo emerge la forza dei “paesani”, diversa dal fascino ad esempio di Manuel, quello che apre il fast food e all’inizio incanta Rosa con la sua Corvette e la giacca rossa.
Vita: Nel trailer ringraziate alcune associazioni, fra cui Libera. Che ruolo hanno avuto?
Cirasola: Alcune hanno in qualche modo sponsorizzato il film, che abbiamo iniziato a girare due anni fa. Ora stiamo ricevendo tantissime mail di supporto. Anche dall’Australia. La prossima missione è in America. Da Obama.
Vita: Da Obama?
Cirasola: Abbiamo già un contatto con Michelle tramite Onofrio Pepe, il giornalista che ha lanciato l’idea al produttore del film, Alessandro Contessa. Le hanno mandato dei semi della Murgia per il suo orto. Ora ci piacerebbe presentare il film al presidente. Anche lui ha reso possibile l’impossibile.

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