Non profit
Così la cultura si è messa in Opera
Nato nel 2009, il consorzio è una delle prime realtà che in Italia hanno scelto il settore artistico
di Redazione

Altro che «povera e nuda vai filosofia» (come diceva Francesco Petrarca): il consorzio Opera di Faenza si propone non solo di rivestirla, ma di dare un senso collettivo e imprenditoriale a un intenso programma di iniziative artistico-culturali. Per questo ha scelto di essere impresa sociale (è nato nel settembre 2009 ed è una delle prime realtà che in Italia si occupano di cultura e arte): «Siamo persuasi che sia possibile produrre cultura, migliorando il territorio e facilitandone lo sviluppo, lavorando per la sua riqualificazione, creando sinergie. E da questo punto di vista la forma giuridica dell’impresa sociale rappresenta meglio di altre la funzione che intendiamo svolgere», spiega Massimo Caroli che ne è il presidente. I presupposti ci sono tutti, a cominciare dall’esperienza che hanno sviluppato sul campo i cinque soci fondatori (due cooperative, tre associazioni; e anche questo è un dato significativo). Ciascuno di lungo corso, ciascuno impegnato in un segmento specifico, tutti accomunati dalla «lotta contro l’effimero, dall’impegno per la ricerca, dalla ricerca e dalla sperimentazione». C’è l’Accademia Perduta – Romagna Teatri, una cooperativa che gestisce diversi teatri (a Faenza, Bagnacavallo, Forlì, Meldola, Cervia), progetta eventi e iniziative per ragazzi, produce spettacoli. C’è la cooperativa Tratti, che realizza pubblicazioni letterarie e musicali (con la casa editrice Moby Dick) e crea eventi culturali. E poi ci sono le tre associazioni culturali: il Teatro Due mondi (gestisce la Casa del teatro di Faenza), il Big Ben (che produce il festival Strade Blu. Musica folk e dintorni) e il Museo Carlo Zauli, specializzato in arte applicata alla ceramica (organizza tra l’altro residenze di artisti anche internazionali).
Insieme già ora hanno un fatturato di circa 3 milioni e mezzo e danno lavoro a 80 dipendenti. Un risultato che però prevedono di superare: «Fra le diverse azioni che intendiamo sviluppare», aggiunge Caroli, «contiamo di prendere in gestione uno spazio a Faenza dove realizzare iniziative congiunte fra le cinque realtà fondatrici. Inoltre speriamo di sviluppare un partenariato forte con gli enti locali, sperimentando attività all’insegna dell’integrazione e della contaminazione fra i vari ambiti culturali di cui ciascuno si occupa». Una prospettiva che se parte dai territori d’appartenenza sembra capace di andare oltre: i rapporti su cui il consorzio Opera può contare sono anche internazionali.
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