Famiglia

Così la crisi colpisce le mamme

Quasi 2 donne su 3 senza lavoro se ci sono 2 figli, 800mila interruzioni di lavoro forzate in 2 anni, inattivo il 36,4% delle donne dai 25 ai 34 anni

di Francesco Agresti

Il primo figlio “costa” il 5% di disoccupazione in più, con il secondo le donne occupate calano di un altro 10%, altri  5 punti se ne vanno all’arrivo del terzo figlio. Maternità e lavoro in Italia sono due realtà sempre più incociliabili. E con la crisi economica il divario con gli altri Paesi Ue rischia di diventare incolmabile.
Secondo i dati del rapporto Mamme nella Crisi di Save the Children, presentati oggi pomeriggio al Senato, nel solo periodo tra il 2008 e il 2009 ben 800mila mamme hanno dichiarato di essere state licenziate o di aver subito pressioni in occasione o a seguito di una gravidanza.
«Stiamo assistendo a un progressivo deterioramento della qualità e della quantità del lavoro femminile», ha sottolineato nel suo intervento, Emma Bonino, vicepresidente del Senato. «La crisi», ha aggiunto, «aggrava il carico delle donne, che non solo devono fare quadrare i bilanci familiari in totale assenza di servizi di assistenza e cura, ma anche provvedere agli acquisti per l’igiene nelle scuole dei propri figli».


Se la crisi rappresenta per tutti una strada in salita, lo è ancor di più per le mamme proprio a partire dall’occupazione, che nel 2010 si attesta al 50,6% per le donne senza figli – ben al di sotto della media europea pari al 62,1% – ma scende al 45,5% già al primo figlio (sotto i 15 anni) per perdere quasi 10 punti (35,9%) se i figli sono 2 e toccare quota 31,3% nel caso di 3 o più figli.


Anche quando il lavoro c’è, la sua qualità, nel caso delle donne, registra un peggioramento: nel 2010 è diminuita l’occupazione qualificata, tecnica e operaia, in favore di quella a bassa specializzazione, dalle collaboratrici domestiche alle addette ai call center.


Gli effetti della crisi colpiscono le mamme in modo sempre più grave, evidenziando un circolo vizioso che lega il basso tasso di occupazione femminile, l’assenza di servizi di cura all’infanzia, le scarne misure di conciliazione tra famiglia e lavoro e la bassa natalità, con una pesante ricaduta sul benessere dei bambini. La difficile condizione delle madri nel nostro Paese è infatti uno dei fattori chiave che determinano una maggiore incidenza della povertà sui bambini e sugli adolescenti.
«La crisi non può e non deve essere un alibi per non affrontare subito le difficoltà specifiche e i divari di genere che ricadono sulle mamme e inevitabilmente sulla condizione dei loro figli», ha aggiunto Raffaela Milano, direttore Programmi Italia-Europa di Save the Children. «Inserimento e permanenza delle mamme nel mondo del lavoro sono elementi imprescindibili, perché non si può chiedere a una donna di scegliere tra lavoro e maternità come se fossero percorsi di vita inconciliabili».

 


La campagna Ricordiamoci dell’Infanzia

Gli effetti della crisi sulla condizione delle madri non fa che aggravare ulteriormente la situazione già critica nella quale versano bambini e adolescenti in Italia, un Paese smemorato, nelle mani degli adulti, che si è dimenticato dell’infanzia.

Save the Children ha lanciato lo scorso maggio “Ricordiamoci dell’Infanzia”, una nuova campagna in aiuto all’infanzia a rischio in Italia. Rivolta prima di tutto al Governo, la campagna ha coinvolto singoli cittadini, imprese e il mondo della cultura e dell’informazione, con attività di informazione, sensibilizzazione e mobilitazione, formulando proposte di intervento concrete e sostenibili dal punto di vista finanziario, anche in tempi di crisi, perché si possa attivare subito un piano nazionale di lotta alla povertà minorile.

L’Organizzazione ha chiesto già nei mesi scorsi una “golden rule infanzia”: le risorse necessarie per attuare questo piano strategico di contrasto alla povertà minorile non devono essere considerate una spesa che crea debito, ma un investimento sul capitale umano e sullo sviluppo. Quattro i pilastri delle misure anti-povertà che Save the Children ha proposto al Governo, alcune delle quali hanno un impatto anche sul mercato del lavoro: interventi per il sostegno alle famiglie in condizione di povertà estrema, come ad esempio la previsione di ulteriori sgravi fiscali per ogni figlio a carico o di voucher per l’acquisto di beni essenziali; servizi per il sostegno della genitorialità, quale un piano di investimenti straordinari per gli asili nido, per la creazione di ulteriori 370.000 posti entro il 2020; misure di sostegno al lavoro femminile e per favorire la conciliazione fra lavoro e famiglia, quale l’istituzione di un fondo di garanzia per mamme imprenditrici per favorirne l’accesso al credito; e infine la previsione di una valutazione di impatto sull'infanzia di ogni nuovo provvedimento legislativo.

Save the Children, che opera da anni in Italia a favore dell’infanzia, dal 2011 ha avviato un programma quinquennale che prevede il rafforzamento delle attività nel nostro Paese, con interventi nel settore della povertà minorile, della protezione dei minori a rischio di sfruttamento – come i minori stranieri non accompagnati -, dell’educazione e della scuola, dell’uso delle nuove tecnologie, della tutela dei minori nelle emergenze come avvenuto in occasione dei terremoti in Abruzzo e in Emilia.

 

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