Sostenibilità

Così in Inghilterra si impara a diventare eco007

Il racconto di un'aspirante investigatrice ambientale

di Vita Sgardello

Pedinamenti, appostamenti, radiospie: i wildlife crime investigators usano tecniche investigative professionali per tutelare aree protette e la fauna selvatica In Italia, si sa, violare le leggi che limitano i propri interessi personali è uno sport nazionale, e il disegno di legge firmato dal senatore Franco Orsi parla chiaro: puntiamo tutto sulla “deregulation”. Ma nel Paese che ha inventato la parola deregulation, il bisogno di legalità ambientale ha fatto nascere nuove opportunità di lavoro. In Inghilterra si chiamano “wildlife crime investigators” e sono dei paladini della giustizia, ambientalisti e animalisti che usano tecniche investigative professionali per tutelare aree protette e la fauna selvatica. In un corso intensivo di cinque giorni, che io ho seguito, si imparano le tecniche base del loro lavoro. Ecco il mio diario di bordo.

Day 1.
Sveglia all’alba. Nell’aria si respira una certa eccitazione, sono mesi che ci prepariamo, abbiamo imparato il linguaggio fonetico e assemblato il nostro “kit” mimetico e finalmente ci siamo. Otto corsisti dai 28 ai 40 anni. Nessuno di noi si conosce e, per adesso, le uniche cose che abbiamo in comune sono gli occhi gonfi dal sonno e un sogno alquanto strano: diventare degli 007 ambientalisti. Nei prossimi cinque giorni ci verranno svelati i segreti della investigazione undercover, e oggi tocca all’unica lezione teorica. Dal rispetto e conoscenza delle leggi, l’utilizzo di informatori, intelligence e radio spie alla scelta di postazioni segrete da cui osservare e filmare i criminali all’opera, la parola chiave è professionalità. Non si scherza quando si tratta di bracconieri, loschi commercianti specializzati in traffico di specie protette e guardiacaccia corrotti.
La prassi che Terry Spamer, l’investigatore esperto che ci fa da istruttore, e i suoi collaboratori ci insegnano è la stessa che viene usata dalle forze dell’ordine e militari per sgominare bande di criminale “veri”, e la si deve seguire passo per passo. In trent’anni di investigazioni Spamer non è mai stato “compromised”, che in gergo poliziesco significa essere scoperti, ed è proprio questo il nostro scopo: imparare a vedere, ascoltare e riprendere senza mai essere visti. Siamo pronti per affrontare la nostra prima missione.

Day 2.
Sveglia alle 3.30. Ci infiliamo il completo mimetico e controlliamo l’attrezzatura tecnica – radio, macchine fotografiche e video registratori -, ripassiamo il piano d’azione e partiamo. Anche se non è una operazione “live” bensì una messa in scena in cui i nostri istruttori prenderanno le vesti di bracconieri armati di esche avvelenate, l’adrenalina si fa sentire mentre ci separiamo e ci infiliamo nel bosco ai margini del parco nazionale degli Yorkshire Moors per appostarci. Non c’è un filo di luce ma poco a poco acquistiamo la visione notturna che ci permette di osservare la vita notturna di volpi, gufi e talpe che girovagano indisturbati.
La prova prevede che i “bracconieri” arriveranno all’alba ma fino alle 9.15 non si fanno vedere. Dopo ore di calma piatta scatta il segnale in codice, “standby, standby”, e si passa all’azione. I finti bracconieri si aggirano per il bosco e noi non dobbiamo mai perderli di vista, ci teniamo in costante contatto via radio comunicando le loro e le nostre coordinate usando il linguaggio in codice. Scattiamo foto incriminanti, raccogliamo campioni del “veleno” senza farci mai vedere. Missione compiuta.

Day 3.
Sveglia all’alba. Oggi toccano altre due missioni, sempre alla caccia di finti criminali, ma prima dobbiamo affinare le tecniche di mimetismo. Ci costruiamo dei cappellini da cespuglio aiutandoci con passamontagna e reti a foglie mimetiche che servono a spezzare la sagoma del corpo, soprattutto quella della testa e le spalle. Poi impariamo a muoverci silenziosamente, coprendo le nostre tracce – usiamo fango per sporcare le punte dei rami spezzati e copriamo le orme con foglie secche e muschio. Le due missioni le compiamo senza gravi intoppi e, ormai diventati una squadra, siamo carichi di energie per affrontare le prossime sfide: pedinamenti e video riprese con videocamere nascoste.
Day 4.
Sveglia alle 7.00. Oggi niente mimetica. Portandoci dietro solo le radio partiamo per la cittadina di Pickering dove passiamo la giornata a pedinare gli istruttori e a perfezionare l’uso delle videocamere nascoste. Scopriamo che per non affossarci, cioè perdere di vista il soggetto, dobbiamo essere ingegnosi perché non c’è cosa peggiore che essere “burnt”, bruciati, scoperti – ciò metterebbe in guardia il nemico mandando all’aria l’intera operazione e mesi di lavoro.

Day 5.
Seguiamo il corso da 96 ore e siamo pronti per l’ultima missione: questa volta però non sarà un gioco, ma una vera e propria operazione investigativa “live” – tutte le informazioni sono, naturalmente, rigorosamente top secret.

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