Welfare

Così il quadro torna in circolo

Sono 50mila gli over 40 che avevano posizioni medio-alte e ora si trovano senza un posto. Ora un progetto offre un ricollocamento mirato. Anche nel non profit: come Abele Ferro.

di Francesco Agresti

Definirlo eclettico è un eufemismo. Abele Ferro oggi è in Sudan, con Emergency, a costruire un centro cardiochirurgico. Ma nella sua vita ha fatto di tutto, dagli ospedali ai cantieri nautici, dalle radio rurali alle fabbriche. Alla cooperazione internazionale è arrivato quando è rimasto senza lavoro, ma con un chiodo fisso: tornare in Africa. Ci è riuscito grazie al Progetto Quadri di Italia Lavoro, iniziativa del ministero del Welfare con Regione Lombardia e amministrazioni provinciali lombarde, nata per affrontare il problema del ricollocamento sul mercato del lavoro degli over 40. Questione che in Italia interessa complessivamente un milione di persone.
La storia di Ferro è emblematica. Dopo la laurea in ingegneria elettronica, negli anni 80 inizia a lavorare per la Controm, società produttrice di apparecchiature elettromedicali del gruppo Roche, che 1984 inizia a occuparsi di progetti nei Paesi in via di sviluppo. «Sono stato a Gibuti, Somalia, Mali, Angola, Ciad, e ancora Russia e Cina», racconta Ferro. Fino a quando, chiusa la Controm, Ferro si mette in proprio e avvia un cantiere nautico in Indonesia. Nel 1996 torna in Italia e accetta di risanare un?azienda di robotica per rivenderla. A missione compiuta, nel 2002, a 52 anni, si ritrova senza lavoro. «Con un curriculum come il mio chi mi selezionava pensava: questo o è pazzo o costa troppo. Ma dopo essere stato in Africa non sono riuscito più ad andare a lavorare solo per i soldi», ammette. «Laggiù nel tempo libero ho aiutato a metter su radio, fabbriche, pizzerie. Le vacanze degli ultimi 20 anni le ho trascorse dove c?era qualcosa da insegnare». Ed è proprio questo che voleva continuare a fare. Viene a conoscenza del Progetto Quadri di Italia Lavoro, va agli incontri, manda il curriculum e si accorda con Emergency. Per ora ha un contratto di sei mesi a Khartoum, cinque di lavoro e uno di riposo. Le ferie? Le trascorrerà in Darfur.

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