Conciliazione vita lavoro
Così il mondo del lavoro respinge le mamme sole
Il responsabile dell'area lavoro di Fondazione Asilo Mariuccia, realtà che offre assistenza socioeducativa a donne e minori, firma una riflessione sui problemi che incontrano le loro ospiti nel trovare un'occupazione che permetta di raggiungere l'autonomia. Difficoltà accentuate dall'essere sole con i propri figli in un mondo lavorativo non ancora a misura femminile
“Non ce la faccio, che peccato. Non posso accettare quel lavoro. Mi sarebbe piaciuto, rispondeva alle mie capacità, ma…” . È l’affermazione di una delle nostre mamme con bambini ospiti di Fondazione Asilo Mariuccia – Fam.
Parole “amare” che mettono a nudo la drammatica realtà alla quale sono esposte le 25 mamme che la fondazione accoglie oggi nei propri servizi.
Chi sono le mamme con bambini ospiti di Fam
Si tratta di mamme con bambini che sono state sottoposte a forme di violenza; molte di loro hanno denunciato e dopo una sentenza del Tribunale, in accordo con i servizi sociali dei Comuni sono arrivate in una delle nostre comunità o negli appartamenti per la semi autonomia. Sono donne giovani, hanno tutte dei figli, provengono da Paesi esteri, molte di loro sono però in Italia da diversi anni. Ci sono aspetti che accomunano tutte loro: sono prive di una rete parentale e sociale, nella migliore delle ipotesi conoscono delle persone che come loro sono fuggite, scappate o se ne sono andate da quel Paese in cui sono nate.
Nel momento in cui sono inserite in una comunità per mamme e bambini o in un appartamento per la semi-autonomia devono affrontare numerosi problemi, in primis elaborare e superare le forme di violenza subite. Sono aspetti fondamentali per il loro futuro, ma non sufficienti per garantire loro quell’autonomia e quella libertà di cui hanno bisogno e sognano profondamente. Queste mamme essendo sole e auspicando un futuro migliore devono riuscire a trovare un lavoro, che permetta loro di vivere dignitosamente e soprattutto di non essere più costrette a rivolgersi ai servizi sociali.
Donne e lavoro, difficile per tutte
Sappiamo benissimo che anche per le donne italiane non è semplice trovare un lavoro dignitoso e conosciamo che il divario tra livelli di occupazione tra uomo e donna è ancora allarmante (69,5% contro 51,4%). È il tasso di inattività delle donne (43,3% contro il 25,3% degli uomini) a dare il senso di una condizione sociale che ancora non riesce sempre ad evolvere in modo positivo.
Questa condizione, purtroppo comune per tutte le donne, diventa paradossale quando parliamo di cittadine particolarmente fragili come le donne sole, con bambini, ospiti delle comunità di accoglienza e degli alloggi per l’autonomia di Fam.
Conciliare vita e lavoro
La conciliazione tra vita e lavoro è infatti, per queste donne, assolutamente sbilanciata verso la cura dei figli di cui sono, normalmente, l’unica figura sicura di riferimento. I coniugi non ci sono o se ci sono, hanno fortissime limitazioni nelle possibilità di cura (sono soggetti a decreti di allontanamento, non possono vedere i figli senza supervisione, hanno carichi penali…); le famiglie non sono di supporto e, stanti le retribuzioni ordinarie per lavori non qualificati nel nostro Paese, non possono affidarsi a lungo alle cure di una babysitter.
Sappiamo che è la famiglia il motore principale del welfare e, all’interno di questa, è ancora alla donna che si delega l’intero peso del lavoro di cura. La totalità dei progetti messi in atto per le mamme con bambini ospiti di Fondazione Asilo Mariuccia prevede un reinserimento all’interno della vita comunitaria, frutto di una riappropriazione del ruolo genitoriale e delle skill che permettono una vita autonoma e sicura per se stesse e per i figli.
Va da sé che, in quest’ottica, un’occupazione stabile e sufficientemente retribuita è il presupposto di base a qualunque progettualità.
Questo dato di fatto, tuttavia si scontra con l’organizzazione sociale del nostro Paese e rende una reale autonomia una mera utopia.
Ritmi di lavoro e servizi… non si conciliano
I ritmi di lavoro, peraltro, negli ultimi decenni, a partire dalle grandi città, sono radicalmente mutati. I turni di lavoro ormai sono dilatati nel tempo (nel terziario e nel commercio il tempo lavoro è ormai dimensionato su turni che vanno dalle 7:30 alle 21:30, sette giorni su sette, nei servizi alle imprese l’inizio è anticipato spesso alle ore 6:00).
A fronte di quello che è un dato di fatto i servizi di supporto sono rimasti ancorati a modelli antichi. La scuola, per esempio, con i suoi ritmi e i suoi orari e con un calendario che lascia scoperti ampi periodi dell’anno, è fondamentale, ma fatica ad essere un supporto per coloro che non hanno la possibilità di affidarsi alle cure di parenti o conoscenti.
Vecchio e nuovo convivono e non sempre rispondono alle esigenze del mondo femminile, soprattutto di quelle donne più fragili che hanno bisogno di un supporto in più.
Restano professioni residuali, piccoli part time in occupazioni prettamente “femminili” come la scodellatrice nelle mense scolastiche, la cameriera ai piani negli alberghi ma il tempo lavoro è talmente basso (parliamo di part-time a meno del 50%) che non si può pensare a una retribuzione minimamente soddisfacente e utile al mantenimento di una famiglia monogenitoriale senza l’aiuto esterno di qualcuno.
In quest’ottica tutti gli sforzi delle organizzazioni che supportano donne in situazione di fragilità sono destinati a restare frustrati.
Un paradigma da cambiare
È una battaglia, questa, che va combattuta a livello sistemico su molteplici tavoli di lavoro: politico, sindacale, di organizzazione dei servizi. Perché il cambiamento culturale di paradigma sul ruolo sociale della donna, avviene soprattutto grazie alla messa a sistema di azioni e iniziative precise e concrete.
L’inserimento lavorativo delle mamme con bambini è un processo difficile ma possibile, i dati confermano questo messaggio di speranza perché più dell’70% delle nostre ospiti quando esce da Fam ha un lavoro e lo mantiene. E sono anche professioni dignitose, citiamo solo alcuni esempi per cogliere l’efficacia dell’impegno di Fam: fare la cassiera in un grande supermercato della metropoli non è un lavoro affidato a tutte e a tutti, una piccola imprenditrice nel settore dell’abbigliamento grazie ad alcune doti creative, fino alla cura alle persone anziane una professione oggi molto richiesta in tutto il paese e anche in Lombardia.
Finché c’è vita, alla Fondazione Asilo Mariuccia c’è speranza per tutte queste mamme con i loro bambini.
Nella foto in apertura l’interno di uno degli appartamenti di Fondazione Asilo Mariuccia che ospita mamme sole con i loro bambini. Tutte le immagini sono di ufficio stampa
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