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Così il calcio africano debutta in azzurro di Nicola Calzaretta

Il calcio del Continente nero è ormai di casa. Con vicende alterne: dai ragazzi sfruttati all’estro di Weah, dall’indesiderato Omolade al nazionale Liverani

di Redazione

Q uello africano da tempo è definito il calcio del futuro: è dal 1991, anno in cui il Ghana vinse il Campionato del mondo under 17, che è iniziata l?ascesa dell?Africa; un?ascesa che ha conosciuto i momenti più alti con la conquista degli ori olimpici di Atlanta ?96 (Nigeria) e di Sidney 2000 (Camerun). Il primo calciatore africano, tuttavia, arriva in Italia solo nell?estate 1981. La federazione riapre le frontiere e l?Ascoli del presidente Rozzi acquista il ventenne Francois Zahoui della Costa d?Avorio. Tra il 1991 ed il 1994 sbarcano in Italia Roger Mendy (Senegal), 32 anni, nel Pescara; Kwame Ayew (Ghana), centravanti ventenne del Lecce e suo fratello, il mitico Abedì Ayew Pelè che viene ingaggiato dal Torino: il soprannome che porta non è lì per caso. Ha vinto tre Palloni d?Oro d?Africa e una Coppa dei Campioni. È un personaggio unico: di lui nessuno ha mai conosciuto l?età; si sa, però, che quando decise di abbandonare la nazionale del suo Paese, il parlamento convocò una seduta straordinaria per fargli cambiare idea. Il 1995 è l?anno del liberiano George Weah che a 29 anni approda al Milan. L?impatto con San Siro è traumatico. Capello, allora alla guida dei rossoneri, chiede ai dirigenti se quell?omone non sia per caso un cameriere visto l?andatura ciondolante. La storia e i gol danno ragione a Weah che al Milan vince due scudetti, e diventa il punto di riferimento degli africani che giocano in Italia e un simbolo della battaglia contro il razzismo. Il 1996 è l?anno del nigeriano Nwanko Kanu, attaccante dalle lunghe leve e dalla tecnica raffinata che, a vent?anni, viene ingaggiato dall?Inter. Durante le visite mediche, però, emerge una grave insufficienza aortica. Sono momenti drammatici. Il presidente Moratti dispone che il giovane sia curato ed operato. Nel luglio del ?97 avviene il miracolo che riporta Kanu prima alla vita e poi al calcio. 1997: ancora l?Inter che acquista Taribo West (Nigeria) e Mohamed Kallon (Sierra Leone). West è un difensore potente e pittoresco: si presenta al ritiro in ritardo e a chi gli domanda il perché risponde: «Mi sono sposato, e in Nigeria non te la cavi in un giorno». Ma Taribo si può perdonare: lui si tinge le treccine di nerazzurro e diventa un idolo dei tifosi. Dopo due stagioni si trasferisce al Milan e per prima cosa? si colora le trecce di rossonero. C?è poi da registrare la vicenda che nella stagione scorsa ha visto come protagonista il diciottenne nigeriano Akeem Omolade del Treviso. Il 26 maggio a Terni, l?allenatore lo fa entrare: una ventina di tifosi del Treviso, dopo aver insultato il tecnico ed il giocatore, arrotolano gli striscioni e lasciano lo stadio. La risposta più bella la danno, comunque, i suoi compagni la domenica successiva, quando si presentano tutti con il volto dipinto di nero. In chiusura tre nomi: Dayo Oshadogan (1976), Matteo Ferrari (1979) e Fabio Liverani (1976), tre giocatori italiani che hanno uno dei genitori di nazionalità africana. Gli unici, di origine africana, che hanno indossato la maglia azzurra: quella dell?under 21 per i primi due, quella della nazionale maggiore per Liverani. (Nicola Calzaretta)


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