Volontariato

Così il bambino impara a vedere

Aiutare chi vede poco ad essere autonomo e ad integrarsi nel sistema sociale: questo l'obiettivo dell'Associazione Nazionale Subvedenti

di Antonietta Nembri

Si occupa di una minoranza poco nota: è l?Associazione nazionale subvedenti (Ans), sorta a Milano nel 1970. Una minoranza del resto che viene troppo spesso sottovalutata o addirittura ignorata. L?associazione è nata per iniziativa di un gruppo di genitori di bambini con gravi minorazioni visive con lo scopo di sensibilizzare i ?normovedenti? a tutta quella serie di difficoltà che sono connesse all?ipovisione. I subvedenti o ipovedenti, non sono ?ciechi?, sono persone che possiedono un residuo visivo, oscillante tra 1/10 e 3/10 con la massima correzione. Al di sotto si viene considerati ciechi civili, al di sopra si rientra nella categoria dei ?normovedenti?. In Italia è stato calcolato che ci siano circa 600 mila ipovedenti, ma a questi vanno aggiunti gli anziani che diventano subvedenti per patologie senili. Si calcola inoltre che in Europa il 46 per cento dei disabili visivi è rappresentato da persone che hanno un?età superiore ai 65 anni. Tra le motivazione che hanno spinto alla nascita dell?associazione vi è anche la consapevolezza che è possibile permettere al subvedente, se sostenuto da interventi adeguati, di conseguire o mantenere un?autonomia operativa ed economica, alla base di una reale integrazione. «I subvedenti sono sconosciuti», spiega la coordinatrice dell?associazione Silva Bertolini, «perché spesso riuscire a muoversi con disinvoltura in un ambiente familiare inganna genitori, insegnanti e persino oculisti sulla effettiva acuità visiva del bambino. Quest?ultimo non è sempre in grado di verbalizzare il proprio disagio: ha sempre visto così oppure possiede una insospettata capacità di adattamento». In particolare, le rilevazioni fatte dal Coi (Centro di oculistica infantile) di Milano hanno dimostrato che il cinquanta per cento dei difetti visivi riscontrati nel corso degli screening erano sconosciuti ai genitori. Tuttavia i difetti possono avere delle conseguenze anche di un certo rilievo, in particolare l?ambliopia (cioè l?utilizzo separato dei due occhi). In pratica l?occhio che vede meno bene può correre i rischio di venire escluso e smettere di funzionare. Un altro problema è il fatto che «se non si interviene precocemente il bambino si costruirà un modello imperfetto della realtà e più tardi», sottolinea Silva Bertolini, «la sua scarsa acuità visiva e le sue esperienze improprie rischiano di essere scambiate per un deficit intellettivo. E questo spiega l?importanza dello screening precoce.» Uno dei motti scelti dall?associazione è: ?Il subvedente vede poco, ma vede: aiutiamolo a utilizzare il suo residuo visivo?. Programmi di riabilitazione possono essere fatti anche prima della scuola, poi l?approccio didattico deve essere specialistico e più tardi con l?ingresso nel mondo del lavoro l?ipovedente può essere assistito dalla tecnologia. «Dopo pochi giorni dalla nascita il bambino è capace di vedere, ma solo con l?esperienza impara a guardare. Poiché l?80 per cento delle nostre percezioni è di tipo visivo, dobbiamo aiutarlo a costruirsi un modello di realtà il più possibile adeguato», afferma la coordinatrice dell?associazione. «Il residuo visivo non è un?entità quantitativa, perché all?acuità visiva concorrono altri fattori: ampiezza del campo visivo, visione tubolare periferica. Ogni patologia determina un diverso modo di vedere e un diverso modo di imparare. Il bambino seguito in modo corretto imparerà a guardare meglio perciò a vedere di più». Quando l’occhio ha bisogno di aiuto Sono tante le attività svolte dall?Associazione nazionale subvedenti che ha sede a Milano in via Clericetti. Per i più giovani vengono prodotti materiali didattici differenziati e specifici per l?utilizzo del residuo visivo, viene inoltre svolto, presso il Centro di integrazione scolastica viene anche svolto un servizio di consulenza didattica a tirocinanti, insegnanti e operatori scolastici. L?Ans inoltre offre un servizio di assistenza e segretariato sociale. In particolare vengono fatti degli incontri con i subvedenti e i familiari di minori per l?avvio e la definizione di pratiche quali il riconoscimento di invalidità, sostegno scolastico ed extrascolastico, erogazione di sussidi ottici, esenzione ticket, riabilitazione visiva e sostengo psicologico. L?associazione si preoccupa anche della ricerca scientifica finalizzata alla terapia, riabilitazione e realizzazione di ausili tecnici che aiutano all?utilizzo delle capacità visive residue. Inoltre viene svolto anche un servizio di ricerca e verifica di ausili ottici e informatici con la possibilità del prestito per test e prove prima dell?acquisto. Nell?ultimo triennio sono stati organizzati convegni e corsi di aggiornamento per insegnanti, genitori e operatori. Nel 1995 è stata fatta un?indagine conoscitiva sul disegno infantile e nel ?97 si è svolto il primo Convegno nazionale dedicato alle ?Barriere visive?.


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA