Non profit

Così i tagli del Coni ci hanno messo ko

La crisi del Comitato olimpico mette in ginocchio anche lo sport sociale che si vede scippato del 40% dei contributi.

di Pasquale Coccia

Lo sport per tutti solo sulla carta, perché sui campi di calcio, pallavolo, basket e di altre discipline sportive sarà riservato solo ai più fortunati, mentre le fasce sociali più deboli saranno escluse. La sorpresa che gli enti di promozione sportiva hanno trovato nell?uovo di Pasqua offerto dal Coni, non lascia scampo a chi è impegnato nell?organizzazione dello sport sociale. I dirigenti del Comitato olimpico hanno deciso in maniera unilaterale di ridurre di circa il 40 per cento il contributo economico che ogni anno eroga agli enti che promuovono lo sport per tutti. Una decisione presa nel bel mezzo della stagione sportiva, che compromette l?organizzazione di migliaia di attività cui prendono parte circa 3 milioni di cittadini. Le ripercussioni si avranno soprattutto sulle attività destinate ai disabili (all?Associazione italiana riabilitazione equestre, per esempio, è stato tagliato il contributo annuo di 70 milioni), ai ragazzi difficili delle periferie urbane, ai bambini extracomunitari. Il presidente del Centro sportivo italiano (Csi), principale ente di promozione impegnato sul territorio, non usa mezzi termini: «Abbiamo chiesto al presidente del Coni di effettuare tagli intelligenti, ma abbiamo ricevuto risposte arroganti da chi in questi anni ha portato alla deriva lo sport italiano, rendendosi responsabile di sperperi e scandali inauditi. C?è un calcolo a tavolino per sottrarci perfino le briciole, mentre si continua a finanziare federazioni miliardarie». Quali tagli effettuerà il Csi sui programmi in corso e soprattutto su quelli dell?anno prossimo? «Saremo costretti ad annullare progetti a Catania, Milano, Palermo, che interessano centinaia di ragazzi delle periferie degradate, le manifestazioni internazionali e i campi estivi che consentono a giovani di famiglie disagiate di viversi lo sport in ambienti sani. Resteranno in piedi quelle attività che consentiranno le entrate economiche, come i tornei, mentre rinunceremo ai progetti destinati alle fasce più povere, quelli che non garantiscono entrate», conclude amaramente Mosella. A subire conseguenze è anche l?Unione italiana sport per tutti (Uisp): «Non intendiamo accettare operazioni di equa ripartizione del danno che prescindano da un?equa valutazione dell?impegno e delle attività promosse,perciò i tagli indiscriminati effettuati dal Coni sono inaccettabili», attacca il presidente nazionale Nicola Porro. «I finanziamenti che il Coni ci riserva sono pari a quelli che spende per le spese di fotocopie e di cancelleria, ma per noi sono importanti perché servono a comprare attrezzature sportive, che inviamo anche in Paesi dove i ragazzi vivono situazioni difficili, come in Somalia, Bosnia, Albania». Subiranno una drastica riduzione i progetti destinati ai bambini, come ?Bimbi in piazza? e ?Giocagin?, ?Vivicittà?, il progetto destinato allo sport nelle carceri ?Porte aperte? e quelli di sostegno ai Paesi in via di sviluppo. Non manca l?atteggiamento fiero dell?Associazione italiana cultura e sport (Aics), che non vuole mettere mano ai propri programmi: «Effettueremo drastiche riduzioni sulle spese di viaggio, di telefono e dei manifesti pubblicitari, ma non rinunceremo ai nostri progetti più qualificati sul territorio. La politica austera che abbiamo deciso di adottare, ha determinato alcune tensioni tra i nostri operatori, ma vogliamo mantenere la nostra dignità», afferma Franco Ascani. Pietro Menna presidente nazionale dell?Unione sportiva Acli non è meno duro: «I tagli indiscriminati effettuati dal Coni hanno avuto riflessi drammatici sulle nostre attività. Non potremo provvedere alla formazione degli allenatori, abbiamo chiuso il Centro studi e documentazione e annullato i contratti di collaborazione con gli esperti. Si prospettano rischi occupazionali anche per il personale amministrativo. Il governo deve farsi carico del finanziamento dello sport sociale, non possiamo dipendere dalle oscillazioni del Totocalcio». Le star del calcio con Telefono azzurro Tifosi di tutta Italia, attenzione: domenica 25 aprile tutte le squadre di calcio di serie A e B scenderanno in campo con la stessa maglia. Una convocazione nazionale senza precedenti? Non proprio. I giocatori rappresenteranno sì un?Italia, ma quella dei bambini e degli adolescenti. Quella che anche quest?anno il Telefono Azzurro ha deciso di celebrare per tutto il mese di aprile con grandi campagne di sensibilizzazione sui diritti del fanciullo. Libertà fondamentali che le Nazioni Unite hanno sancito 10 anni fa ma che, purtroppo, rimangono ben lontane da una applicazione effettiva. Sarà dunque perché non esistano più bambini soldati, bambini sfruttati, bambini stranieri in situazioni di emergenza e bambini violati che i nostri stadi si vestiranno d?azzurro il 25 aprile. Ma solo fino al calcio di inizio, niente paura. Dopo il fischio dell?arbitro, l?impegno di Telefono Azzurro continuerà a Milano con la presentazione di una Guida per la prevenzione dell?abuso sessuale, a Bari (29 aprile) con un convegno per l?accoglienza dei bambini migranti, a Roma per la presentazione ufficiale davanti ai rappresentati delle Istituzioni della ?Carta delle azioni per i diritti dell?infanzia nelle città? e in televisione sulle reti Mediaset. Insomma, una primavera all?insegna dell?impegno e della solidarietà verso i più piccoli su cui potrete ottenere informazioni dettagliate chiamando: Telefono Azzurro, tel. 026028080.


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