Famiglia

Così i preti parlano dell’amore

Protetti dall’anonimato di una mailing list dedicata, 600 sacerdoti italiani discutono ogni giorno su Internet

di Gabriella Meroni

«Le donne sono spesso causa di molte nostre preoccupazioni, nel bene e nel male. Noi, educati a tenere le donne troppo lontane, privi di creatività, pronti o a scansarle o a soggiogarle con il nostro ?fascino spirituale?, noi come siamo quando siamo di fronte a loro? Un po? di coraggio, fratelli, e parliamone». Un giorno qualsiasi di quest?anno, nel computer di un giovane prete genovese arriva questo messaggio e-mail. Il giovane prete (28 anni appena) si chiama Giovanni e ha creato una mailing list – un elenco di partecipanti a discussioni in Internet – riservata a sacerdoti e religiosi. Si parla di fede, di dottrina, di catechismo, di omelie…
Quel messaggio però è diverso. Don Giovanni lo legge e lo rilegge, non sa cosa fare. Dovrà lanciare il tema nel dibattito? Dovrà invitare gli oltre 600 sacerdoti della lista a rispondere all?insolita sollecitazione? «L?ho lanciato» ci dice don Giovanni, il gestore e ?moderatore? della prima mailing list italiana di sacerdoti, che si chiama tanto per essere chiari preti-on-line (dal sito www4.ewebcity. com/pretionline). Un forum di discussione che ?Vita? ha scovato in Rete e che don Giovanni ha accettato di aprirci. Una lista che serve a far sentire 600 sacerdoti (di cui il 77% con meno di 49 anni) meno soli alle prese con problemi che spesso gli altri, i non-preti, pensano non li possano riguardare. «O vorrebbero che non ci riguardassero» sottolinea don Giovanni. «E invece…».
Quella sera Giovanni, dopo essersi consultato con il vescovo – via e-mail, naturalmente – mette all?attenzione di tutti il messaggio del confratello, aggiungendo di suo: «Carissimi, il desiderio di amare e essere amati non ce l?ha forse messo Dio, nel cuore? E noi dovremo reprimerlo? Dio ce ne scampi! Amici preti, che ne pensate? Forse nessuno mi risponderà. Non preoccupatevi, non penserò che siete tutti dei repressi!». Gli hanno risposto. E ne è scaturita una corrispondenza insolita e straordinaria, che documentiamo qui. Messaggi ora fragili ora sicuri, feriti e soddisfatti, prudenti e temerari. Contradditori, dubbiosi, umani. Senza nomi né indirizzi, ovviamente. Ma con i ritratti, nudi e sinceri, di tanti uomini (preti) che parlano d?amore. Eccoli.

Sì, parliamone
Scrive don P.: Parlarne, parlarne, parlarne! Senza vergogna, senza falsi pudori, senza moralismi, senza paura! L?innamoramento è una ?splendida croce?, forse troppo luminosa per non rimanerne abbagliati, forse troppo pesante per essere portata da soli. Ma se Dio ci ha dato un cuore, e un cuore che batte, non ce ne dobbiamo vergognare, lo dobbiamo ringraziare! E vigilare per non correre il rischio che l?innamoramento diventi una specie di vaccino che preclude al cuore l?esperienza dell?amore. Perché è possibile che diventi l?anticamera della chiusura del cuore. Perché se di una ti sei innamorato, non è forse vero che di altre dieci potrai essere un buon amico, un padre, un fratello?

Abbracciato in pubblico
Celibe non significa né castrato, né represso, né freddo, né incapace di affetti e di sentimenti. Un giorno ho notato una certa tristezza in una giovane della parrocchia. Le ho mandato un messaggio di questo tipo sul telefonino: «Cara…, mi sei sembrata un po? in crisi. Sappi che, se vuoi, ne possiamo parlare». Il giorno dopo ci siamo visti a una cena organizzata dalla parrocchia. Appena mi ha visto, mi è corsa incontro, mi ha abbracciato, e mi ha detto: «Don, sei sempre così pieno di attenzioni!». È un esempio stupido, ma mi ha fatto riflettere. Sono CELIBE. Non sta bene che un celibe consacrato sia abbracciato in pubblico da una ragazza, no? Specie se il celibe non appare per nulla contrariato, anzi! 🙂 Oppure sta bene? (don A.)

Sono tutte p…
Gli schemi, gli schemi! Che disastro gli schemi! Siamo sempre alla ricerca di schemi che ingabbino la realtà, che ci facciano avere a portata di mano la soluzione, la parola, il comportamento giusto. Anche nei riguardi delle donne. Ognuno di noi, penso, se ne è fatta un?idea. E possono essere di tanti tipi: ?Sono tutte p…., tranne mia madre e mia sorella…?; ?Ti sbagli, anche quelle lo sono…?; ?Sono pericolose, bisogna stare attenti?; ?È impossibile essere amici di una donna?; ?Mi piacerebbe conoscerle un po? meglio?. Ma gli schemi spesso non sono che un?assolutizzazione del particolare: ?Ho preso una facciata, non voglio prenderne altre… le donne sono pericolose… occorre tenerle distanti…?. (don G.)

Io so cosa vuol dire
Io non sono cresciuto in batteria, nei seminari, sono una vocazione adulta, conosco la vita e so quanto bello sia essere innamorati di una donna. Ho avuto in questi 11 anni di sacerdozio le mie belle (si fa per dire) crisi e ho dovuto capire qual era la fedeltà nell?amore, chi amavo veramente, ma questo non fa di me né un eroe né un peccatore, non ho una natura angelicata e quindi le passioni e i turbamenti mi attraversano come tutti ma con l?aiuto di Dio e dei miei fratelli che mi amano riesco a superare le mie crisi e ad essere accolto dalla misericordia di Dio. Ciao da un povero prete peccatore. (don T.)

Vorrei essere padre
Ho messo in crisi i miei formatori quando ho manifestato quella che in un uomo di 40 anni è una normale esigenza: il bisogno della paternità. Panico, paura, svicolamenti come se avessi una malattia contagiosa, mentre ahimè ben altre brutte storie tra consacrati si lasciavano passare bellamente. Non volevo un figlio, ma evidenziare una tappa della mia crescita umana e spirituale, e allora mi sono dovuto arrangiare da solo, come sempre. Ma che dolore essere frainteso, non aiutato. E non parliamo della figura femminile… l?esempio è la mamma, solo la mamma, unicamente la mamma, come se la donna incarnasse solo quel ruolo per un consacrato. (don B.)

Quando arriva domenica sera
Carissimi, una delle grazie più grandi del buon Dio è un padre spirituale di cui sono felice. Una delle ultime volte mi ha detto ?non pensare di essere il martire del celibato…?. Intuirete di cosa gli stavo parlando… della insostituibile e naturalissima crisi che un giovane prete (ho 29 anni), giunto ad un certo momento della propria vita, prima o poi attraversa. La crisi in cui si trova chi vede quasi tutti i suoi compagni e amici sposati; in cui può cadere chi ogni sera, spente le luci delle sale parrocchiali, sale in canonica e sa che tanti altri sono accanto alla propria amata; la crisi in cui può vacillare chi, la domenica sera, dopo forse una giornata piena e anche gratificante, si trova solo in una casa vuota. (don G.)

Una pentola che bolle
Per me è stato un tabù. In seminario, quando uscivano certi discorsi, ci richiamavamo all?ordine vicendevolmente: ?Paola majora canamus!? (spero di non aver errato il latino): ?Parliamo di cose più alte!?. Era il desiderio di elevare lo spirito in contemplazioni più degne, o un modo elegante di mettere il coperchio su una pentola il cui bollire ci dava fastidio? Con il rischio che prima o poi la pentola scoppi. Oggi grazie a più di un amico prete e non, mi sembra di aver capito che non c?è nulla di male a parlar di donne, di sessualità, di affettività. (don M.)

La donna rivela all’uomo chi è
Nell?ambito della Chiesa gerarchica, che risulta essere per istituzione di genere maschile, mancano le donne. Ecco perché al suo interno c?è la confusione dei sessi, nonostante le mistiche compensazioni che per lo più appaiono sterili. Ci ha scritto suor Maria (un?iscritta alla mailing list, ndr): «È con il mio essere donna che rivelo al maschio la sua identità». Ha ragione! Mi ha aperto gli occhi… Finalmente riesco a dare un motivo al mio rincorrere la femminilità, la donna più concretamente. Ne sento il bisogno nel mio essere prete. Sono prete maschio tra tanti altri preti maschi…Quanta noia!… Sono in completa crisi di identità… (don N.)

Attenti, siamo più fragili
Sto cercando di immaginare quali potrebbero essere i rischi in un approccio intimo tra un lui celibe in eterno e una lei libera, o maritata, o suora, o qualcos?altro… da scegliere tra i fiori che il giardino della parrocchia offre. Tutto accade quasi per incanto. Quando nel bel mezzo di un racconto offri la tua mano confortevole… quando la condivisione diventa una carezza?… E quando nelle più sante delle intenzioni sei di sostegno con un abbraccio e le lacrime dell?altra inondano la tua spalla?… Cosa c?è di male, incominci a dirti, se si stampa un bel bacio pudico sulla fronte o sulle gote di una donna che soffre?… E se quella tenerezza diventa sguardo d?amore che si scioglie lentamente in un effluvio di desiderio?
Tu, celibe, sei più fragile di un uomo ammogliato. Tu, celibe, povera creatura sola al mondo, smuovi la voglia delle donne a essere complementari anche nell?offrirti un buon caffè al tuo risveglio… Mi direte che l?alta montagna è da evitare per i rischi che vi si corrono, o direte a chi vuol partire di essere prudente ed attrezzato? A me è sempre piaciuta l?alta montagna e ho affrontato anche delle ?ferrate?, ma nei primi tentativi usavo scarponi non adatti e soffrivo da morire… Poi ho capito come dovevo attrezzarmi per soffrire di meno… Non per questo, però, posso definirmi ?prudente?: di tanto in tanto dimentico lo zaino a casa. (don R.)

Donne, siate la tenerezza di Dio
Donne, abbiamo bisogno di voi per completare la nostra umanità! Dateci un po? della vostra dolcezza, delle vostre carezze, del vostro affetto, della vostra capacità di andare al cuore delle cose, della vostra capacità di amare i vostri figli, anche a costo della vita. Signore, trasforma in passione per ogni uomo e ogni donna la forza dell?amore che può irrompere nel cuore dei tuoi preti. Lo sai, sono uomini, hanno un cuore, un cuore che batte, e ciò spesso li mette in crisi.
Donaci di abbracciare anche questa dolce e straziante croce per il tuo Regno! Meglio aver amato e sofferto, che non avere mai amato! Mi sembra di poter dire di essere felice del mio celibato, e ringrazio Dio per le donne che mette sul mio cammino, che mi ricordano il volto, il sorriso, la tenerezza di Dio. (don E.)

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