Politica

Così i partiti si finanziano sulle spalle del non profit

Il nuovo quadro di regole per il finanziamento dei partiti penalizza una volta di più il non profit. I partiti si concedono un quadro di vantaggi per cui converrà dare soldi a loro piuttosto che alla ricerca sul cancro. Ecco come

di Riccardo Bonacina

Le vie di questa democrazia si sono così complicate da snaturare la sostanza stessa della vita democratica. È come se le procedure e gli incroci normativi che si stratificano e si ingarbugliano di anno in anno, di legge di stabilità in legge di stabilità, avessero mangiato ogni parvenza di trasparenza, di logica e perciò anche di efficacia e di responsabilità delle decisioni.

È andata così anche nella vicenda del finanziamento pubblico dei partiti, vicenda che si è svolta a rate da fine 2011 sino alla sua provvisoria conclusione in questi giorni (e parliamo solo dell’ultima puntata visto che il tema è aperto dal Referendum del 1993). Provvisoria, però, sottolineiamo. Si partì a fine 2011 con discussioni e testi di disegni di legge per approdare, dopo rimbalzi tra Camera e Senato e Governo nella legge 6 luglio 2012, n. 96 pubblicata in Gazzetta Ufficiale il 9 luglio. Legge che preveda “Norme in materia di riduzione dei contributi pubblici in favore dei partiti e dei movimenti politici, nonché misure per garantire la trasparenza e i controlli dei rendiconti dei medesimi. Delega al Governo per l'adozione di un testo unico delle leggi concernenti il finanziamento dei partiti e dei movimenti politici e per l'armonizzazione del regime relativo alle detrazioni fiscali". Armonizzazione che però ancor oggi resta un sogno! Giacché i partiti si sono concessi un’altra area di grande vantaggio e privilegio.

Il testo approvato  nel Consiglio dei ministri, come ha spiegato Letta, è praticamente identico a quello approvato a ottobre dalla Camera (qui il testo), nuovo iter legislativo, dunque, nuovi rimbalzi, pigrizie, sperequazioni, con poche novità e manda a farsi benedire ogni ipotesi di armonizzazione tra partiti e organizzazioni non profit.

Il testo fu approvato tre mesi fa dall'Aula di Montecitorio. Con i 288 sì di Pd, Pdl e Scelta civica. Sel si astenne, mentre il M5s votò contro dicendo che la norma avrebbe messo i partiti nelle mani "delle lobby dei gruppi industriali". Da lì però non si è più mosso. Ora dopo il ciclone Renzi, Letta ha pensato di mantenere gli impegni del discorso di insediamento “Entro l’anno l’abolizione”. Cosa prevede il testo?

Tetti alle erogazioni di privati e società. Il limite sarà a scalare in maniera graduale per i prossimi 3 anni: la percentuale in base alla capacità di raccolta dei bilanci dei partiti sarà nel 2014 del 15%, nel 2015 del 10%, nel 2016 del 5 per cento. Dal 2017 il limite alle donazioni diventa a regime e sarà di 300 mila euro per le persone fisiche e di 200 mila per le persone giuridiche (associazioni, società, fondazioni). I tetti saranno applicati anche alle fideiussioni o altre tipologie di garanzie reali o personali concesse in favore di partiti politici. Per le donazioni private ai partiti fatte tramite testamento dopo la dipartita del 'benefattore' (ossia i lasciti mortis causa), il tetto dei 300 mila euro non vale.

Detrazioni fiscali. Per quanto riguarda le detrazioni fiscali, il ddl approvato dall'aula della Camera prevede che saranno del 37 per cento per importi compresi tra 30 e 20 mila euro annui e del 26 per cento per importi compresi tra tra 20.001 E 70.000 Euro annui. Detrazioni fiscali del 75%, per importi annui fino a 750 euro, anche per la partecipazione a scuole o corsi di formazione politica promossi e organizzati dai partiti.

Il 2 per mille. A decorrere dall’anno finanziario 2014, con riferimento alle dichiarazioni dei redditi relative al 2013, ciascun contribuente può destinare il due per mille della propria imposta sul reddito delle persone fisiche a favore di un partito politico che si sia dotato di statuto.

La novità del decreto Letta. Per i partiti è stata introdotta anche la possibilità di fare donazioni via sms, esenti da Iva: con un emendamento approvato in aula si sancisce "la raccolta di fondi per campagne che promuovano la partecipazione alla vita politica sia attraverso sms o altre applicazioni da telefoni mobili, sia dalle utenze di telefonia fissa attraverso una chiamata in fonia".

Un decreto che una volta di più complica e che, una volta di più sia pure con una modalità diversa avvantaggia i partiti. Così, possiamo ribadirlo, da oggi dare soldi ai partiti converrà più che darli alle associazioni non profit che, tra l’altro, alla trasparenza sono “obbligate” da anni mentre i partiti se la dovranno guadagnare.  

Dare soldi ai partiti converrà più che donarli alla ricerca sul cancro. I partiti potranno avvalersi del 37% fino a 20mila e del 26% da 20001. Che c’è di male? Nulla, se non si trova ingiusto e surreale che una legge che doveva arginare il vento della antipolitica regali ai partiti vantaggi fiscali fino a 12 volte superiori rispetto a quelli concessi a chi sostiene un’opera benefica, l’ambiente, la ricerca scientifica o la cura di un bene culturale. Sì, perché non solo la percentuale di detraibilità sino ai 20mila euro è di gran lunga superiore 37% per i partiti, 26% per il non profit  (la percentuale detraibile per le donazioni è uguale a quella dei partiti, il 26%, solo dai 20.001 mila euro di donazione,) per il non profit è previsto un tetto massimo di 2.065 euro per i partiti è previsto 10 volte tanto. Oltre questa cifra, niente detrazioni. In soldoni 20mila euro donati a un partito valgono detrazioni fino a 6.500 euro, donati all’associazione impegnata nella lotta contro una malattia rara solo 542 euro. Una differenza che, in tempo di crisi, mette gli inquilini del Parlamento in netta posizione di vantaggio e le associazioni penalizzate e in seconda fila, uno ”sgambetto” che sembra dare ai politici una sorta di prelazione rispetto ai malati.  Ci sono poi realtà della società civile ancor più penalizzate perchè rimaste con l’aliquota del 19%: in primo luogo i contributi alle società di mutuo soccorso che restano disciplinate da ciò che resta del modificato comma 1, lett. i-bis, ma anche ad esempio le erogazioni in favore delle associazioni sportive dilettantistiche (regolate dalla lettera i-ter che non ha subito modifiche dalla legge 6 luglio 2012, n. 96).

Non solo, ai vantaggi sulla detraibilità si aggiungono quelli di un 2 per mille per decreto e senza tetto, e questo proprio nel giorno in cui si sancisce che il 5 per mille al non profit, alla faccia della legge e dei contribuenti varrà solo il 4 per mille per il tetto di spesa fissato a 400 milioni. Con uno scippo di denaro che così ammonterà a quasi 300 milioni, forse proprio quelli che servono al nuovo finanziamento dei partiti.

E infine, il sistema dei partiti si concede di scendere in campo, per decreto, nella raccolta fondi tramite Sms che d’oggi in poi sarà più difficile chiamare Sms solidali.

Bene così?

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