Non profit

Così i partigiani hanno scoperto Facebook

L'Anpi cambia rotta. E cresce

di Silvano Rubino

Oltre 100mila iscritti. Migliaia di fans sui social network. Un portale tutto nuovo in arrivo. Una nuova generazione di attivisti e dirigenti. «Altro che reduci». Parola del vicepresidente Armando Cossutta La Resistenza del ventunesimo secolo passa anche per il web. Basta guardare su Facebook la pagina ufficiale dell’Anpi, l’Associazione nazionale partigiani d’Italia. Oltre 24mila fans, in crescita continua nei giorni a ridosso del 25 aprile. Senza contare le decine di pagine dei comitati locali. È uno dei segnali della nuova rotta dell’associazione, che dal 2006 ha cambiato il proprio statuto, aprendo le porte anche a quanti non hanno combattuto in prima persona. Un cambiamento inevitabile, vista l’impellenza delle questioni anagrafiche, ma anche vissuto come un’occasione di crescita, come spiega Armando Cossutta, ex partigiano, politico di lungo corso, oggi vicepresidente vicario dell’associazione. «È un passaggio che abbiamo affrontato con grande successo, forse al di là delle nostre stesse aspettative. Siamo a oltre 100mila iscritti. Di questi soltanto il 10% è un partigiano combattente. Il grosso dei nostri soci ormai appartiene alle nuove generazioni». Un fenomeno che riguarda anche i quadri dirigenti, soprattutto a livello locale, dove non mancano gli under 30 ai vertici dei comitati. Segno di una capacità di attrazione ancora intatta: «Non siamo un’associazione di reduci», spiega Cossutta, «non ci occupiamo solo di iniziative sulla memoria, sul passato, siamo persone impegnate, attive, dedite alla difesa dei valori che la Resistenza ha sancito nella Costituzione, valori quanto mai di attualità, in questo momento». Anche perché – e nessuno meglio di Cossutta può dirlo – la politica ha lasciato parecchi vuoti, in questi anni, soprattutto a sinistra: «Certo», dice, «ci sono molte persone che sono deluse dai partiti, sono amareggiate per come vanno le cose in politica, vengono da noi con la convinzione di poter dare un contributo in un’altra comunità, una comunità pulita, limpida».
La progressiva scomparsa della generazione resistenziale, quindi, non spaventa l’Anpi, anzi: «Cambiano gli uomini, ma tra 20 anni ci saranno quelli che diranno le stesse cose che dico io: giustizia, pace, libertà, solidarietà». Magari anche attraverso Internet: «Grazie a Facebook e al portale», spiega Andrea Liparoto, responsabile della comunicazione dell’Anpi, «abbiamo raggiunto risultati importantissimi, come la mobilitazione sul caso di Pecorara (un paese del piacentino dove il sindaco ha provato a cambiare il nome di piazza XXV aprile ma è stato costretto a fare retromarcia, ndr) o la manifestazione del 12 dicembre contro il razzismo. Molti vedono in noi una sorta di coscienza critica del Paese, ci chiedono informazioni e chiavi di lettura. Proprio in quest’ottica stiamo ristrutturando il nostro sito, che diventerà un portale di informazione». La storia continua.

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