Non profit

Così ho inventato la barretta salvavita a chilometri zero

Marzia Lazzerini, ricercatrice impegnata nella lotta alla malnutrizione in Angola

di Elisa Cozzarini

Con un progetto di alimenti pronti all’uso prodotti localmente ha vinto il premio Montana per la ricerca alimentare. Ecco come funziona Si chiamano Ready to Use Foods. Semplici barrette alimentari che però danno un grande contributo per la lotta alla malnutrizione in Africa. Che è fatta anche di piccoli passi. Lo sa bene Marzia Lazzerini, giovane ricercatrice dell’ospedale materno-infantile Burlo Garofolo di Trieste, da dieci anni impegnata in Angola. vincitrice del Premio Montana alla ricerca alimentare. L’importante riconoscimento, del valore di 100mila euro, servirà a far partire un progetto contro la malnutrizione infantile all’Hospital da Divina Providencia di Luanda, la capitale dell’Angola. L’ospedale fa parte della rete dei Centri sanitari italiani nel mondo. Giorgio Pedrazzi, presidente di Montana Alimentari, ha sottolineato il grande valore sociale del lavoro vincitore affermando: «È la testimonianza che la ricerca scientifica può offrire soluzioni operative anche a problemi pratici molto rilevanti». Ogni anno nel mondo circa 10 milioni di bambini muoiono per malattie prevenibili e curabili e circa il 60% di questi decessi è dovuto a una nutrizione inadeguata, che indebolisce i sistemi di difesa dell’organismo.

Vita: Dottoressa Lazzerini, in cosa consiste la novità della sua ricerca sulla produzione locale di alimenti chiamati Ready to Use Foods (Rtuf) per la cura e la prevenzione della malnutrizione infantile?
Marzia Lazzerini: Dal 2003 abbiamo collaborato a creare un Programma Nutrizionale presso il Divina Providencia di Luanda. L’ospedale fornisce assistenza sanitaria alla parte di popolazione più svantaggiata e marginalizzata, costituta per lo più da profughi interni durante gli anni della guerra civile. La novità del nostro progetto è un sistema per la produzione locale di alimenti per i malnutriti, che permetta di curare un numero molto maggiore di bambini. Questi alimenti hanno caratteristiche particolari: non hanno bisogno di essere cucinati, né dissolti nell’acqua, si preservano dalla contaminazione batterica, non fermentano e non necessitano refrigerazione. Ma la vera novità della ricerca è che i Rtuf saranno prodotti direttamente in Angola e chiamati quindi Locally Produced Rutf. Per la loro preparazione è sufficiente una tecnologia semplice, ma innovativa, ed è necessaria la formazione del personale addetto.
Vita: La vostra sarà la prima esperienza di alimenti “pronti per l’uso” prodotti localmente?
Lazzerini: Esistono progetti simili in altri Paesi, ad esempio in Malawi. In molti altri Paesi invece gli alimenti di questo tipo sono importati da ditte produttrici estere, ma questo crea chiaramente una forte dipendenza, e costi maggiori. Con il nostro progetto noi vogliamo sostenere anche l’economia locale. I Rutf sono prodotti con ingredienti acquistati in loco e lavorati da personale angolano. Ci interessa sviluppare la formazione, introdurre un know how che rimanga come patrimonio del Paese. Il know how è importante ad esempio nella fase di impacchettamento.
Vita: Quali sono gli ingredienti?
Lazzerini: Sono molto basici: latte in polvere, olio vegetale, zucchero, burro di noccioline, mix di vitamine e micronutrienti. Per la preparazione si utilizza un mixer, dunque una tecnologia semplice, per ridurre a particolato gli ingredienti, da miscelare alla base lipidica. Il cibo può essere confezionato in sacchetti di plastica divisi per dosi giornaliere, barattoli o bottiglie. I Rutf possono essere consumati con un cucchiaio dalla confezione o direttamente con le mani come cibo secco. Il cibo ha gusto dolce di noccioline, che in genere piace molto ai bambini. Sono affetti da malnutrizione in particolare i bambini sotto i 5 anni, soprattutto tra i sei mesi e i due anni di vita. Il latte in polvere è fornito dall’Unicef, noccioline, zucchero e olio sono prodotti in Angola, Paese che esce da anni di guerra civile, con un’economia a terra.
Vita: Quanto durerà il progetto pilota e con che obiettivi?
Lazzerini: Circa un anno. Con i soldi del premio abbiamo già acquistato macchinari e strumentazioni necessarie, che rimarranno disponibili per gli anni successivi; poi assumeremo il personale addetto, gestiremo i corsi di formazione, acquisteremo le materie prime per la riabilitazione di almeno mille bambini malnutriti, e infine implementeremo il sistema di controllo della qualità.
Vita: Che prospettive di sviluppo ci sono? In Angola e anche in altri Paesi?
Lazzerini: Intanto iniziamo da Luanda. L’Angola è un Paese fortemente bisognoso, con una mortalità infantile tra le più elevate al mondo. I tassi di malnutrizione in età infantile sono altissimi: circa il 40% dei bambini soffre di malnutrizione cronica moderata, il 20% di malnutrizione cronica severa. Se in una seconda fase del progetto riusciremo ad allargare il nostro raggio d’azione ad altre province dell’Angola, sarà già un grande successo.


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