Non profit

Così ho convinto Blatter a mettere lo 0,7% nel sociale

Parla Federico Addiechi, uomo Fifa per la Csr

di Emanuela Citterio

È italoargentino ed è l’uomo nuovo della Fifa. Ha costruito il progetto «Football for hope», per il quale l’organizzazione ha messo sul piatto
25 milioni di dollari. «Ma il nostro impegno non finisce qui» A Khayelitsha, Matthew corre sul campo di erba artificiale del centro Football for hope inaugurato a Cape Town dalla Fifa. Deve far passare il pallone in mezzo a dei coni che rappresentano i comportamenti sessuali a rischio e, se sbaglia, i compagni devono ammassarsi intorno a lui. Morale: se corri dei rischi con l’Hiv, le conseguenze ricadono anche sugli altri. Quello costruito nella township di Khayelitsha – dove si stima che siano 80mila le persone ammalate di Aids – è il primo dei 20 centri che la Fifa sta realizzando in diversi Paesi africani. Il cuore di questa attività è presso la sede della Federazione, a Zurigo, e l’uomo che ha convinto Joseph Blatter a investire nel sociale è un argentino di origini italiane, Federico Addiechi, 43 anni.
Vita: Qual è l’obiettivo del programma «Football for hope»?
Federico Addiechi:Il programma fa parte delle attività che il nostro ufficio di responsabilità sociale promuove, non solo in occasione dei Mondiali in Sudafrica o di quelli del 2014 in Brasile. A partire dal 2005 si tratta di attività permanenti con le quali cerchiamo di usare il potere del calcio e della nostra organizzazione per contribuire a risolvere alcuni problemi sociali. «Football for hope» sostiene, con iniziative e scambio di know how, alcune ong che operano in diversi Paesi, in particolare quelle che usano lo sport per educare i giovani nelle aree svantaggiate come le baraccopoli in città o anche le aree rurali.
Vita: Ci saranno quindi anche dei “Mondiali sociali” in Sudafrica?
Addiechi: Con la Coppa del Mondo in Sudafrica abbiamo la possibilità di far vedere quello che fanno queste organizzazioni che abbiamo deciso di sostenere e che continueremo ad accompagnare anche dopo la fine dei Mondiali. Dal 4 al 10 luglio si svolgerà il «Festival football for hope» nella township di Alexandra a Johannesburg: 32 delegazioni di queste organizzazioni che sosteniamo in tutto il mondo verranno a giocare un torneo di calcio in uno stadio costruito appositamente. Sempre durante i Mondiali ci saranno le giornate contro il razzismo il 2 e il 3 luglio e ci sarà il lancio della campagna «One Goal» che chiede alla comunità internazionale di raggiungere l’obiettivo dell’istruzione per tutti i bambini.
Vita: La Fifa ha annunciato che costruirà 20 centri in Africa per educare i giovani attraverso lo sport. Di che cosa si tratta?
Addiechi: Cinque di questi centri verranno costruiti in Sudafrica e 15 nel resto del continente. Non si tratta di centri di allenamento o dei vivai per il calcio ma di centri comunitari in aree sfavorite che utilizzano il calcio per attirare l’attenzione dei giovani e offrire loro delle opportunità educative e di socializzazione.
Vita: A quanto ammonta il budget della Fifa per la responsabilità sociale?
Addiechi: È pari allo 0,7% dei nostri introiti complessivi, circa 25 milioni di dollari. Una percentuale non casuale, perché siamo riusciti a destinare ad attività sociali quella famosa percentuale del Pil che i Paesi più industrializzati del mondo si erano impegnati a versare in aiuti allo sviluppo. Una promessa che solo sei Paesi sono riusciti a mantenere. Noi abbiamo deciso di essere socialmente responsabili “almeno” a questo livello. Sono risorse che vanno ad aggiungersi a quelle già stanziate dalla Fifa per lo sviluppo del calcio, sono quindi interamente spese per scopi sociali.
Vita: La totalità degli introiti dei diritti televisivi per i Mondiali andrà alla Fifa, e queste sono entrate sicure. Meno certi sono i benefici per il Sudafrica, che ha costruito sei nuovi stadi mentre molte persone nelle township non hanno acqua ed elettricità. Che ne pensa?
Addiechi: Infrastrutture e sistemi di trasporto sono a carico del Paese organizzatore, ma per quanto riguarda l’organizzazione dei Mondiali i costi vengono assunti dalla Fifa. Inoltre ci sono degli introiti, come quelli ricavati dalla vendita dei biglietti, che vanno al Paese organizzatore. È lecito chiedersi se queste infrastrutture verranno utilizzate in futuro. Posso solo dire che diversi contratti sono già stati firmati e questo è un buon auspicio.


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