Formazione

Così è sbiadito l’arancione di Kiev

In prima linea nelle proteste di piazza del 2004, praticamente sparita nelle presidenziali di questi giorni. L'eclissi della società civile vista da vicino

di Rose Hackman

L’Ucraina al voto, con la rivoluzione arancione che ormai è solo un ricordo. E la società civile che l’aveva sostenuta in grande difficoltà. Dove sono andati tutti quei manifestanti che durante il freddo novembre 2004 scesero nella piazza dell’indipendenza di Kiev? Risponde Oleksandr Sydorenko, direttore dell’Idc – Innovation and Development Center, non profit ucraina di prima linea, che dal 1997 lavora a rafforzare la società civile del Paese e a sviluppare opportunità di educazione.
Vita: Quanto è stata presente, durante queste elezioni, la società civile ucraina?
Oleksandr Sydorenko: Poco, a dir la verità. Dopo un età dell’oro alla fine degli anni 90 e all’inizio del 2000, il terzo settore si è ripiegato su se stesso. Le grandi organizzazioni si sono politicizzate, e quelle piccole, più specializzate diciamo, continuano il loro lavoro senza chiedere niente a nessuno.
Vita: Sorprendente, se uno pensa alla forza della società civile durante gli eventi della rivoluzione arancione, solo cinque anni fa…
Sydorenko: Sì, e in qualche modo la rivoluzione arancione è stata il culmine del movimento civile in Ucraina. I principali organizzatori di quei giorni erano leader dalla società civile, formati da noi. Erano figli di una spinta nata negli anni 90 in seguito all’arrivo della George Soros Foundation, che aveva portato il concetto di “società civile” dall’estero, con l’idea di formare una classe dirigente valida per il nostro non profit. L’investimento è stato enorme, e l’ironia sta nel fatto che tutte queste persone in gamba sono fuggite verso gli altri due settori.
Vita: Cos’è cambiato quindi tra questa “età dell’oro” e oggi?
Sydorenko: Nei primi anni della nostra indipendenza, nonostante un concetto di società civile molto debole, si è manifestato un sentimento di lotta comune per creare un nuovo settore, con un potere di cambiamento. Abbiamo lanciato un giornale, Crossroads, simbolo di questo consolidamento, ma abbiamo anche organizzato dibattiti, incontri, scambi. Questi sforzi generali hanno avuto il loro effetto, sembrava che la gente avesse scoperto un modo per esprimersi, per fare attività per la loro comunità. La gente ha cominciato a fidarsi e questo era riflesso nei media che gli dedicavano tanto spazio. Tutto questo è cambiato dopo il flop della rivoluzione arancione. Oggi, nessuno si fida più né dei partiti politici, né delle organizzazioni della società civile. Perché durante la rivoluzione arancione, la gente credeva che questo movimento, iniziato dal basso avrebbe avuto il potere di cambiare le cose.
Vita: Alcuni commentatori hanno descritto le elezioni del 2010 come il segno dell’inversione definitiva della Orange Revolution. Concorda?
Sydorenko: Nessuno dei due candidati sembra aver convinto il popolo ucraino. Si va a votare contro un candidato piuttosto che per un candidato? C’è una disillusione totale. Non ci credono più.
Vita: Non si sta manifestando una nuova generazione di giovani dirigenti del terzo settore?
Sydorenko: Forse sì. Ma torniamo al problema della politicizzazione. Questa nuova generazione non è pienamente consapevole del concetto di terzo settore. I nuovi dirigenti sono più coinvolti nelle organizzazioni civili “politiche”, piuttosto che con i diritti umani, la protezione sociale, l’ecologia, etc. Abbiamo gruppi per la “riforma”, ma poche vere ong.

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