Boschi in difficoltà, come a Policoro e a Napoli (Astroni), un lago dove la piena ha avuto effetti devastanti (Alviano), Monte Arcosu dove torna
il bracconaggio, infine
gli animali da curare a Valpredina: diamo una mano al WWF nella battaglia per preservarli. Anche con un sms al 48584
In occasione dell’edizione 2009 della Giornata delle Oasi, abbiamo selezionato cinque casi, tra i vari possibili, per raccontare il significato di un’oasi e dei problemi di gestione e l’importanza di avere sempre un sostegno da parte di più gente possibile perché il valore, il significato, il patrimonio custodito dalle oasi appartiene a tutti.
Il Bosco pantano di Policoro
Rappresenta uno degli ultimi boschi allagati costieri del nostro Paese, è una fotografia di quello che un tempo era tra i paesaggi tipici della fascia costiera italiana. La ridotta superficie sopravvissuta è oggi esposta non solo alle conseguenze della gestione del territorio circostante, ma anche a periodi di prolungata la siccità. Il WWF interviene nella gestione del livello delle acque con l’ausilio di tecnologie innovative che prevedono la possibilità di allagare il bosco e alimentare le pozze e gli stagni e la messa a dimora di specie arboree originarie dell’area e ricostituzione di parti del bosco planiziale igrofilo.
Il Bosco del cratere degli Astroni
All’interno del cratere spento dei Campi Flegrei, rappresenta un polmone verde insostituibile per i quartieri circostanti di Napoli. Da qualche tempo, all’interno dell’Oasi si sta assistendo alla caduta di numerosi esemplari di alberi. Il WWF interviene incrementando lo studio e il monitoraggio del bosco per individuare le cause delle frequenti cadute, la manutenzione, la messa a dimora di specie forestali indigene e del sottobosco per favorire il rinnovamento.
L’Oasi del lago di Alviano
A dicembre, l’Oasi è stata investita dall’ondata di piena del fiume Tevere che ha comportato numerosi danni. Gli effetti sull’Oasi sono stati la forte erosione del sentiero di visita, con alcuni tratti impraticabili o a rischio alla visita dei portatori di handicap motori e ad altre categorie di visitatori, i danni ai capanni e altre strutture che sono stati sommersi dalla piena del Tevere. Il WWF cerca di intervenire attraverso la sistemazione del sentiero, la manutenzione straordinaria delle strutture e dei capanni, il recupero della parte in erosione per evitare futuri danni.
L’Oasi di Monte Arcosu
In provincia di Cagliari, è parte della foresta sempreverde più importante del Mediterraneo. L’acquisto da parte del WWF negli anni 80 aveva come obiettivo la tutela della foresta e il salvataggio del cervo sardo. Le minacce però continuano. Negli ultimi mesi si è assistito ad un ritorno del bracconaggio tramite lacci sulle aree di confine dell’Oasi. Anche se l’obiettivo sono i cinghiali, le trappole finiscono per catturare accidentalmente anche i cervi. Inoltre, il clima alterna brevi periodi di piogge torrenziali a prolungati periodi di siccità. Questo comporta difficoltà alla fauna che non trova siti per bere e in particolare agli anfibi che non trovano siti per riprodursi. Il WWF è impegnato nella realizzazione di piccole pozze d’acqua (con pompe alimentate a energia solare) e a potenziare il personale di vigilanza.
Il Cras di Valpredina
Il Cras – Centro recupero della fauna selvatica di Valpredina, nelle Prealpi bergamasche, ha lo scopo di recuperare animali selvatici feriti o in difficoltà per curarli e rimetterli in libertà. È dotato di un ambulatorio veterinario, un’area con voliere e tabulari per le diverse specie e un’area faunistica per il recupero degli ungulati. Al Centro di recupero WWF di Valpredina transitano in un anno circa 1.000-1.100 “pazienti” che vengono ricoverati per varie cause, principalmente: trauma, ferita d’arma da fuoco, intossicazione. Per migliorare l’efficienza del centro occorre aggiornare e migliorare sempre le strutture medico-sanitarie, come gli ambulatori, la sala operatoria, le voliere per il recupero, ma anche la disponibilità di strumentazioni e medicinali.
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