Non profit

«Così ci condannate all’isolamento»

L'appello dell'associazione contro l'epilessia

di Marina Moioli

In piazza anche le sigle meno abituate a stare sotto i riflettori.
Giovanni Battista Pesce: «È una nuova Rupe Tarpea» In piazza il 7 luglio a Roma c’era anche una rappresentanza dell’Aice – Associazione italiana contro l’epilessia, una delle associazioni meno abituate a stare sotto i riflettori e di cui si parla poco, ma che rappresenta famiglie toccate da un dramma a volte insopportabile. Per esprimere la sua indignazione contro gli annunciati tagli della manovra economica ha deciso di lanciare sui giornali uno slogan molto particolare: «Contro questa spartana riproposizione della Rupe Tarpea, l’Aice chiede a tutti voi, a 150 anni dall’Unità d’Italia, di difendere la nostra piena cittadinanza».
A spiegare il perché è il presidente, Giovanni Battista Pesce: «Abbiamo specificato per evitare dubbi. A Roma dalla Rupe Tarpea si buttavano i traditori, mentre a Sparta usavano buttare le persone con disabilità. Oggi, se si fosse fatta questa manovra, si tradirebbe l’Italia».
L’Aice, che da anni ha intrapreso nei tribunali una durissima battaglia civile per il riconoscimento dei casi di guarigione, ha lanciato il suo allarme in difesa di quella percentuale di malati che, a causa delle crisi, perdono il contatto con l’ambiente, non possono andare a lavorare, non riescono a gestire le difficoltà. «Se il governo decide di cambiare i requisiti medico-legali per la concessione dell’indennità di accompagnamento, chi accompagnerà quelli che non hanno un minimo grado di autonomia, che già sono chiusi in casa a causa degli effetti della malattia? I politici devono rendersi conto che si tratta di azioni devastanti», afferma Pesce. Eppure, anche in una situazione tanto delicata, non dimentica che «deve essere aperto e mantenuto il confronto con il governo affinché si evitino inutili fraintendimenti». Il problema vero è trovare forme di risparmio lottando contro i falsi medici, i falsi dirigenti, i falsi certificatori. «Sono quelli che producono devastazione nel nostro mondo», denuncia con forza Pesce. «Non si possono confondere i veri invalidi con i quattro frodatori che usufruiscono di invalidità in maniera falsa e abusiva senza mettere in galera i medici e i dirigenti dell’Inps che hanno fatto i relativi controlli».
All’Aice tengono a ribadire che nel loro caso non si tratta di una battaglia corporativa. Ma a preoccupare è soprattutto la condizione di una parte dei circa 300mila malati di epilessia che in molti casi rischierebbero la condanna a un isolamento totale. «Quello dell’epilessia è un mondo estremamente complesso», spiega Pesce, «si va da una percentuale di persone che guariscono completamente fino a coloro (circa il 60%) che, assumendo farmaci, tengono sotto controllo le crisi. Ma c’è anche il 25% di farmaco-resistenti tra cui persone completamente non autonome e altre con livelli di disabilità molto variabile».

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